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Enrico Borghi aderisce alla campagna per la legalità “Riparte il futuro”

Il candidato alle elezioni politiche del Partito Democratico Enrico Borghi ha aderito, nella giornata di oggi, all’iniziativa “Riparte il futuro” (clicca qui), la più grande campagna digitale per combattere la corruzione in Italia organizzata da Libera.
Borghi ha sottoscritto cinque impegni. Quattro di questi sono impegni di trasparenza e integrità, da adempiere nell’immediato durante la fase di candidatura alle prossime elezioni; il quinto consiste in una promessa di responsabilità, da assumere esplicitamente come punto della campagna elettorale e da attuare nel ruolo di parlamentare nei primi cento giorni di governo.

Primo impegno

Inserire la riforma della norma sullo scambio elettorale politico-mafioso (416 ter) tra i punti urgenti della propria campagna elettorale.
L’articolo 416 ter del Codice Penale persegue lo scambio elettorale politico-mafioso e recita: “La pena stabilita dal primo comma dell’articolo 416-bis si applica anche a chi ottiene la promessa di voti prevista dal terzo comma del medesimo articolo 416-bis in cambio della erogazione di denaro”.
La petizione on line chiede che la norma venga riformulata con l’aggiunta della voce “altra utilità” tra le ragioni dello scambio, con l’effetto di allargare l’applicazione della legge stessa.
La dazione di denaro infatti non è l’unica controprestazione che il politico mette in campo nello scambio corruttivo. Può infatti utilizzare promesse di informazioni su appalti permettendo l’infiltrazione criminale nell’economia, posti di lavoro da garantire ai clan presenti sul territorio, salvaguardia dall’azione repressiva ostacolando in diversi modi il lavoro delle forze di polizia. In occasione delle elezioni politiche del 2013 vogliamo ribadire la necessità di rompere il legame che unisce il mondo della politica a quello della criminalità organizzata, uno dei punti non affrontati dalla nuova norma.
Impegnandosi fin dalla fase iniziale delle elezioni politiche del 2013, le chiediamo di inserire questo punto nella sua campagna elettorale al fine poi di intervenire in seguito, nelle vesti di parlamentare o membro di governo, con la riformulazione dell’articolo 416 ter entro i primi cento giorni del mandato

Secondo impegno
Rendere pubblico il proprio Curriculum Vitae. Grazie a questo documento, che sarà pubblicato sul sito www.enricoborghi.it , ciascun elettore potrà valutare la competenza, la professionalità e l’esperienza del candidato, nei vari settori in cui è coinvolto.

Terzo impegno
Rendere pubblica la storia giudiziaria personale
Il candidato Enrico Borghi ha chiarito di non avere in essere e non aver avuto in passato procedimenti giudiziari conclusisi con condanne. L’intento è aiutare l’elettorato a scegliere in maniera più consapevole i propri rappresentanti in Parlamento in linea con il principio di trasparenza e a garanzia della vita istituzionale italiana.

Quarto impegno
Rendere pubblica la propria situazione reddituale e patrimoniale
Il candidato Enrico Borghi si è impegnato a rendere pubblica sul web e sulla piattaforma digitale Riparte il futuro o sul loro sito la propria condizione reddituale e patrimoniale entro venti giorni dall’inizio della legislatura, qualora eletto.

Quinto impegno
Dichiarare i potenziali conflitti d’interesse
In Italia non esiste una legge sul conflitto d’interessi. Per questo , con un atto volontario, il candidato Enrico Borghi ha reso pubblico di non avere situazioni di conflitto tra il proprio interesse e quello pubblico, che sarà chiamato a rappresentare, né per sé né per congiunti e familiari.
“Occorre –ha dichiarato Enrico Borghi nel sottoscrivere la petizione on line- favorire il riavvicinamento fra politica e cittadinanza, contribuendo a ricomporre la sfiducia generata dai fenomeni corruttivi che logorano la vita istituzionale e sociale dell’Italia.In questo modo l’elettore potrà esprimere un voto pienamente consapevole.Insieme possiamo contribuire a fare dell’anticorruzione una priorità nel calendario politico e sociale del nostro Paese.”

Vogogna, 14 gennaio 2012

Presentate ufficialmente le candidature di Enrico Borghi e Ottavia Camona per il Pd del VCo

Enrico Borghi ed Ottavia Camona, sono loro i candidati del Pd per il collegio Piemonte 2 per la Camera dei Deputati.
Un risultato validato dal partito anche a seguito delle consultazioni delle primarie del 29 dicembre.
Abbiamo fatto alcune domande ad Enrico Borghi (quinto nella lista) il quale ha spiegato che in questo momento “occorre uscire dalla trappola del populismo che pensa che raccontando favole si possa far crescere il Paese, così come necessita uscire dalla tecnocrazia la quale ritiene che si possa risparmiare chiudendo scuole e ospedali. Dobbiamo investire sull’innovazione con nuove capacità, nuove politiche e forme organizzative capaci di tenere un livello di efficienza dei servizi guardando dall’altro lato a recuperare risorse“.
Ma come può il VCO rientrare in questa partita? Risponde Borghi: “Con l’apertura e la capacità di diventare un punto di riferimento del nuovo. Il VCO può essere uno straordinario distretto produttivo green e noi abbiamo le caratteristiche dettate da alcune contingenze. Per trent’anni ci siamo raccontati favole senza captare lo sviluppo al di fuori, a Pettenasco e Belgirate non ci sono le colonne d’Ercole, dobbiamo intercettare le grandi tematiche di sviluppo nazionali ed internazionali nelle quali calare il VCO affinchè diventi la cerniera tra l’Italia e l’Europa“.

dal sito di VCO Azzurra TV

Il ministro Barca in Val d’Ossola

Il ministro della Coesione Territoriale professor Fabrizio Barca sarà lunedì 10 dicembre in Val d’Ossola per un incontro pubblico a Domodossola.

IL GOVERNO PER LA MONTAGNA: IL MINISTRO PER LA COESIONE TERRITORIALE FABRIZIO BARCA INCONTRA IL TERRITORIO, 10 DICEMBRE 2012, ORE 16.00COMUNITA’ MONTANA VALLI DELL’OSSOLA – VIA ROMITA 13 BIS – DOMODOSSOLA
SALUTI ISTITUZIONALI
Mariano Cattrini, Sindaco di Domodossola, Giovanni Francini, Presidente Comunità montana Valli dell’Ossola

I PILASTRI DELLO SVILUPPO MONTANO: Introduce e coordina Enrico Borghi sindaco di Vogogna e presidente Commissione Montagna ANCI
ACQUA –
L’esperienza della Maira S.p.a Roberto Colombero, Sindaco Canisio e Presidente Comunità montana Valli Maira e Grana
PROGETTO BORGATE  –
Recupero e sviluppo delle borgate montane Silvio Varetto, Sindaco Alpette
TERRITORIO e TURISMO
Il sistema degli alberghi diffusi Stefano Lucchini, Sindaco Sauris
Una mappa per il rurale moderno, Ugo Baldini, Presidente Caire
FORESTE
Comparto forestali, quale futuro Vincenzo Luciano, Uncem
BANDA LARGA, NUOVE TECNOLOGIE E FOTOVOLTAICO
Piccoli Comuni: sfida innovazione  Oreste Giurlani, sindaco Fabbriche di Vallico e Presidente Uncem Toscana
Il progetto Montagne verdi Antonio Di Maria, Sindaco Santa Croce del Sannio e Presidente Comunità montana Alto Tammaro
OIL FREE ZONE
Il caso della Valle del Primiero  Marino Simoni, sindaco Transacqua e Presidente Consorzio dei Comuni Trentini
CANTIERI UNCEM
Rating territoriale Marco Mari, Vicepresidente Green Building Council
Efficientamento energetico edifici Franco D’Amore, Uncem
Valorizzazione patrimonio boschivo  Giuseppe Tresso, Uncem

CONCLUSIONI
Professor Fabrizio Barca ministro della Coesione Territoriale

L’incontro sarà preceduto alle 14.30 da un consiglio comunale congiunto dei comuni di Pieve Vergonte e Vogogna, aperto alle istituzioni e alle parti sociali del territorio, che si terrà presso il teatro Massari di Pieve Vergonte.
In tale occasione saranno illustrati al ministro i contenuti del protocollo di intesa che abbiamo sottoscritto con Tessenderlo Italia s.r.l. per lo sfruttamento al fine della produzione di energia idroelettrica del fiume Toce e le fasi di bonifica dell’area ex Enichem. Di seguito si terrà l’appuntamento di Domodossola al quale naturalmente chiunque fosse interessato può partecipare.
Segnalo che il ministro Barca è il responsabile della programmazione dei nuovi fondi europei per lo sviluppo, e che tale visita si inserisce nel lavoro che stiamo conducendo di riconoscimento della specificità delle montagne all’interno di questa importante programmazione.
Pertanto le migliori prassi innovative sul tema dello sviluppo montano potranno essere raccolte in tale circostanza o nei momenti di approfondimento che scaturiranno, al fine di costruire una programmazione che parta dal basso sulla scorta delle esigenze e delle attese del territorio.

Enrico Borghi 

Borghi su agenda digitale: in comuni montani computer non puo’ sostituire insegnante. Governo rifletta

”Non possiamo pensare di superare il gap digitale con misure inadeguate, soprattutto in certe aree marginali del nostro Paese. E mi riferisco in particolare all’idea dell’insegnante che, a distanza, faccia lezione a pochi bambini accuditi da un bidello. Nei piccoli comuni montani l’insegnante elettronico non puo’ costituire una soluzione al problema della scuola. Un’azione di questo tipo, anzi, certificherebbe una didattica di serie B”.
Cosi’ il presidente della commissione montagna Anci Enrico Borghi commenta alcuni passaggi del decreto sviluppo bis che contiene la cosiddetta agenda digitale. ”Il computer – aggiunge Borghi – non puo’ sostituire l’insegnante, eventualmente integrarlo. E non e’ cosi’ che si ”trasforma l’Italia”.
Apprezziamo lo sforzo del Governo per colmare il gap tecnologico e infrastrutturale ma chiediamo maggiore attenzione per le necessita’ del territorio e in particolare per quei servizi, come la scuola, su cui non possono essere applicate fumose sperimentazioni”.

Dalla festa Pd di Reggio Emilia buone notizie dal ministro Griffi per i servizi del VCO

Il Presidente della Commissione Montagna Anci e Sindaco di Vogogna, Enrico Borghi, ha avuto ieri a Reggio Emilia presso la Festa nazionale del partito Democratico, un incontro congiuntamente con il presidente dell’Anci Graziano Delrio con il Ministro della Pubblica Amministrazione, Filippo Patroni Griffi.
Dal colloquio è emerso un particolare importante: “Il ministro -osserva Borghi- ha colto le nostre osservazioni,e ha assicurato che la nascita delle nuove perimetrazioni provinciali non significherà l’obbligo di concentrare tutti gli uffici periferici dello Stato nei nuovi capoluoghi di provincia.
Ho citato l’esempio del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco a Verbania a seguito del tornado del 31 agosto, e il ministro mi ha assicurato che sarà possibile prevedere una diversa dislocazione degli uffici periferici statali anche in  città non capoluogo di nuove province”.
“Alla luce di queste importanti rassicurazioni -osserva Borghi- tanto rilevanti in quanto il governo sta predisponendo il provvedimento di riordino della macchina amministrativa statale sul territorio in connessione con il riordino territorale provinciale, credo che sia indispensabile che i territori si confrontino proponendo anche un’ipotesi di zonizzazione dei servizi che salvaguardi le peculiarità e le caratteristiche del Verbano Cusio Ossola.
Sono convinto, avendogli parlato, che su questo ci sarà piena disponibilità del Sindaco di Novara, Andrea Ballarè. Dobbiamo porci come obiettivo l’inserimento della delibera di zonizzazione che verrà fatta dal Consiglio delle Autonomie Locali del Piemonte, e successivamente inviata al Consiglio Regionale e al governo, della tutela di quei servizi amministrativi strettamente connessi con la specificità territoriale del VCO”.

dal sito di tele vco

La Carta delle Autonomie: convegno a Verbania il 28 maggio

La Carta delle Autonomie, verso un nuovo assetto degli enti locali: è questo il titolo dell’incontro pubblico organizzato dal Partito democratico del VCO per lunedì 28 maggio alle ore 20.45 presso la sala Rosmini al “Il Chiostro” di Verbania. Potete scaricare cliccando qui il PDF dell’incontro.
Un  confronto sul tema della riforma degli enti locali con le forze del territorio al quale interverrà il senatore Mauro Marino componente della Commissione Affari Costituzionali del Senato. Saranno presenti Antonella Trapani segretario provinciale PD, Enrico Borghi vicepresidente ANCI, Giuseppe Grieco capogruppo provinciale PD, Aldo Reschigna capogruppo regionale PD.

Info: Carta delle autonomie: il senato ha ripreso l’esame della riforma

La Commissione affari costituzionali del Senato ha ripreso, l’11 aprile scorso, l’esame del disegno di legge “Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell’ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati” già approvato dalla Camera dei deputati il 30 giugno 2010.

L’esame del testo di riforma della Carta delle Autonomie si era poi arenato per lungo tempo.

Riprende finalmente il suo iter con la presentazione di un testo organico di emendamenti al disegno di legge esitato dalla Camera da parte dei due relatori della Commissione, senatori Enzo Bianco (PD) e Andrea Pastore (PDL).

Gli emendamenti riguardano in particolare l’individuazione delle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città Metropolitane.

Vediamo i punti principali.

FUNZIONI DEI COMUNI

Le funzioni fondamentali dei comuni sono:

a) organizzazione generale dell’amministrazione, gestione finanziaria e contabile e controllo;

b) organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di competenza comunale ivi compresi i servizi di trasporto pubblico;

c) coordinamento delle attività commerciali e dei pubblici esercizi, in coerenza con la programmazione regionale;

d) catasto, ad eccezione delle funzioni mantenute allo Stato dalla normativa vigente;

e) gestione dell’ambiente e del territorio, ivi compresa la pianificazione urbanistica ed edilizia, nonché la partecipazione alla pianificazione territoriale di livello sovracomunale;

f) attività, in ambito comunale, di pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi;

g) costruzione, gestione e manutenzione delle strade comunali, regolazione della circolazione stradale urbana e rurale;

h) progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali ed erogazione delle relative prestazioni ai cittadini, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 118, quarto comma, della Costituzione;

i) edilizia scolastica, organizzazione e gestione dei servizi scolastici;

j) gestione dei beni e dei servizi culturali di cui il comune abbia la titolarità;

k) gestione dei beni demaniali e patrimoniali dell’ente;

l) promozione delle garanzie di accesso ai servizi pubblici e privati;

m) polizia municipale e polizia amministrativa locale;

n) tenuta dei registri dello stato civile e di popolazione e compiti in materia di servizi anagrafici nonché in materia di servizi elettorali e statistici, nell’esercizio delle funzioni di competenza statale.

 FUNZIONI DELLE PROVINCE

Le funzioni fondamentali delle province quali enti con funzioni di area vasta sono:

a) tutela e valorizzazione dell’ambiente, per gli aspetti di competenza, ivi compresa la tutela e la gestione del patrimonio ittico e venatorio;

b) pianificazione territoriale provinciale di coordinamento nonché, nell’ambito dei piani nazionale e regionali di protezione civile, attività di previsione, prevenzione e pianificazione d’emergenza in materia;

c) pianificazione dei trasporti e dei bacini di traffico e programmazione dei servizi di trasporto pubblico locale, nonché funzioni di autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato in ambito provinciale, in coerenza con la programmazione regionale;

d) costruzione, classificazione, gestione e manutenzione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale ad esse inerente;

e) previsione, prevenzione e pianificazione d’emergenza in materia di protezione civile nell’ambito dei piani nazionali e regionali;

f) cooperazione, anche mediante supporto tecnico-amministrativo, in favore dei comuni.

DIVIETO DI ATTRIBUZIONE DELLE FUNZIONI AD ALTRI ENTI

Le funzioni fondamentali e le funzioni amministrative conferite ai comuni, alle province e alla città metropolitane non possono essere attribuite ed esercitate ad enti, società o agenzie statali, regionali e di enti locali.

L’esercizio delle funzioni fondamentali è obbligatorio per l’ente titolare.

OBBLIGO DI ESERCITARE LE FUNZIONI IN FORMA ASSOCIATA

Le funzioni fondamentali dei comuni sono obbligatoriamente esercitate in forma associata da parte dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, ovvero fino a 3.000 abitanti qualora appartengano o siano appartenuti a comunità montane.

Le province con popolazione inferiore a 300.000 abitanti, e nelle zone prevalentemente montane con popolazione inferiore a 200.000 abitanti, esercitano obbligatoriamente in forma associata tramite convenzione con una o più province limitrofe della medesima Regione e anche se di popolazione superiore le funzioni fondamentali attribuite.

 DELEGA AL GOVERNO

Il Governo è delegato ad adottare, entro diciotto mesi, uno o più decreti legislativi, aventi ad oggetto:

a) l’individuazione e il trasferimento delle restanti funzioni amministrative esercitate dallo Stato o da enti pubblici nazionali che sono attribuite, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, a comuni, province, città metropolitane e regioni;

b) l’eliminazione delle duplicazioni organizzative e funzionali attraverso il trasferimento, la riallocazione o l’unificazione delle funzioni e delle strutture esistenti ad un unico livello di governo sulla base di criteri di economicità, omogeneità, complementarietà e organicità;

c) l’individuazione delle funzioni che rimangono attribuite allo Stato.

Nell’esercizio della delega, il Governo si attiene ai seguenti principi e criteri direttivi:

a) conferire, ai sensi dell’articolo 118 della Costituzione, al livello diverso da quello comunale soltanto le funzioni di cui occorra assicurare l’unitarietà di esercizio, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, anche in considerazione del numero degli abitanti e della natura montana o isolana dell’ente;

b) conferire alle province esclusivamente funzioni di area vasta;

c) prevedere che tutte le funzioni amministrative residuali siano di competenza del comune;

d) favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, ai sensi dell’articolo 118, quarto comma, della Costituzione.

Le regioni, sulla base di accordi stipulati in sede di Consiglio delle autonomie locali o in altra sede di concertazione prevista dai rispettivi ordinamenti:

a) conferiscono le funzioni amministrative e le relative risorse umane, finanziarie e strumentali in modo organico a comuni, province e città metropolitane al fine di evitare duplicazioni e sovrapposizioni di competenze;

b) conferiscono agli enti locali, nelle materie di propria competenza legislativa, ai sensi dell’articolo 117, commi terzo e quarto, della Costituzione, le funzioni ad esse trasferite dallo Stato che non richiedono di essere esercitate unitariamente a livello regionale in attuazione dell’articolo 118 della Costituzione;

c) conferiscono agli enti locali le funzioni amministrative esercitate dalla regione, che non richiedono l’unitario esercizio a livello regionale;

d) conferiscono alle province, in particolare, esclusivamente funzioni di area vasta;

SOPPRESSIONE ENTI

Anche ai fini del coordinamento della finanza pubblica, in attuazione dell’articolo 118 della Costituzione, lo Stato e le Regioni, nell’ambito della rispettiva competenza legislativa, provvedono all’accorpamento o alla soppressione degli enti, agenzie od organismi, comunque denominati, non espressamente ritenuti come necessari all’adempimento delle funzioni istituzionali, e alla unificazione di quelli che esercitano funzioni che si prestano ad essere meglio esercitate in forma unitaria.

Lo Stato e le Regioni provvedono altresì ad individuare le funzioni degli enti agenzie od organismi in tutto o in parte coincidenti con quelle assegnate agli enti territoriali, riallocando contestualmente le stesse agli enti locali, secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza.

 TERZO MANDATO PER I SINDACI DEI PICCOLI COMUNI

Viene prevista la possibilità di tre mandati consecutivi, anziché due per chi ha ricoperto la carica di sindaco di comune con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti.

RIFORMA DELLE PROVINCE

Le Province vengono espressamente individuate come enti con funzioni esclusivamente di area vasta.

Rispetto alle funzioni fondamentali già individuate dall’art. 21 della Legge delega sul federalismo fiscale (Legge 42/2009) non vengono più ribadite le funzioni di istruzione pubblica, ivi compresa l’edilizia scolastica e le funzioni nel campo dello sviluppo economico relative ai servizi del mercato del lavoro, che per loro natura richiederebbero una gestione a livello sovracomunale.

Rispetto alla riforma Monti, che assegnerebbe alle Province “esclusivamente le funzioni di indirizzo e di coordinamento delle attività dei Comuni nelle materie e nei limiti indicati con legge statale o regionale” è evidente che il testo proposto appare molto più aderente alle previsioni del titolo V della Costituzione.

Per questo si prevede l’abrogazione delle norme contenute nel decreto “Salva Italia”, relative allo svuotamento delle funzioni attribuite alle Province (commi 14, 18, 19 e 21 dell’articolo 23 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214).

Certamente apprezzabili le disposizioni che impongono che le funzioni fondamentali e le funzioni amministrative conferite ai comuni, alle province e alla città metropolitane non possono essere attribuite ed esercitate ad enti, società o agenzie statali, regionali e di enti locali nonché la soppressione di enti ed organismi vari che oggi svolgono in tutto o in parte dette funzioni.

Nulla viene detto sul sistema elettorale per le Province.

Si rinvia evidentemente all’esame del testo del disegno di legge approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri del 6 aprile 2012, su proposta del Ministro dell’Interno, che disciplina le modalità di elezione di secondo grado dei Consigli provinciali e dei Presidenti della Provincia.

Tale disegno di legge prevede un nuovo “modello elettorale provinciale” di tipo proporzionale, fra liste concorrenti, senza la previsione di soglie di sbarramento e di premi di maggioranza così caratterizzato:

a. elezione contestuale del Consiglio provinciale e del suo Presidente;

b. elettorato passivo riservato ai Sindaci e consiglieri in carica al momento della presentazione delle liste e della proclamazione;

c. ciascuna candidatura alla carica di Presidente della Provincia è collegata a una lista di candidati al Consiglio provinciale;

d. i votanti possono esprimere fino a due preferenze: se decidono di esprimere la seconda preferenza, una delle due deve riguardare un candidato del Comune capoluogo o di sesso diverso da quello a cui è destinata la prima preferenza;

e. è proclamato Presidente della Provincia il candidato che ottiene il maggior numero di voti. In caso di parità si prevede il ballottaggio. In caso di ulteriore parità è eletto il più anziano d’età;

f. Le cariche di Presidente e Consigliere provinciale sono compatibili con quelle di Sindaco e Consigliere comunale;

g. È vietato il cumulo degli emolumenti.

Rinviamo ai precedenti interventi sull’argomento le valutazioni fortemente critiche su tale proposto di riforma.

Richiamiamo soltanto alcuni passaggi del parere dell’UPI, che ci appaiono pienamente condivisibili, espresso in Conferenza Unificata il 4 aprile 2012:

“Il sistema elettorale rappresenta il cuore del legame tra le istituzioni territoriali e le loro comunità. Nel nostro sistema costituzionale le leggi elettorali sono rimesse alla legislazione ordinaria ai fine di consentire la possibilità di adeguamenti nel tempo che tengano conto dell’evoluzione democratica del Paese. Ma è un dato certo che la democrazia locale è l’espressione, la più alta, dell’autonomia dell’ente che è stata riconosciuta a più riprese dalla Costituzione e dalla Carta europea delle autonomie locali.

Il principio autonomista implica il principio democratico e ciò richiede che il popolo deve avere una rappresentanza che emerga da elezioni generali, dirette, libere, uguali e segrete e che la rappresentanza abbia una consistenza tale da conseguire due risultati: in primo luogo, l’espressione del pluralismo politico, compatibilmente con la governabilità; in secondo luogo, la capacità di indirizzo e controllo da parte della rappresentanza medesima sull’ente.

La scelta di eleggere i consigli provinciali attraverso un elezione di secondo grado, come organi di espressione degli amministratori comunali, priva i cittadini del territorio provinciale del diritto di eleggere e controllare direttamente un ente peraltro previsto dalla Costituzione come elemento costitutivo della Repubblica.

Per questi motivi, l’UPI ribadisce la necessita di prevedere comunque una elezione diretta degli organi di governo della Provincia, che hanno la funzione di rappresentare comunità provinciale nel Paese.

La soluzione adottata nel ddl al contrario non riesce a dare una risposta equilibrata alle esigenze di rappresentanza di tutto il territorio provinciale che oggi hanno un punto di riferimento nel sistema elettorale provinciale basato su collegi territoriali, né riesce a tenere conto in modo adeguato della rappresentanza delle diverse forze politiche nei territori e dei necessari equilibri fra maggioranze e minoranze”.

La discussione avviata in Parlamento è auspicabile in ogni caso che riesca a superare e modificare radicalmente i contenuti di un provvedimento affrettato, confuso, dettato esclusivamente dalla necessità di offrire al dibattito mediatico quel “taglio” tanto invocato, ma purtroppo altrettanto poco ponderato, da chi, cavalcando le indubbie e gravissime difficoltà del nostro sistema politico ed economico, propone soluzioni devastanti per l’intero assetto costituzionale dello Stato ed in particolare per le Autonomie Locali, che andrebbero al contrario rafforzate e tutelate nell’erogazione dei servizi essenziali, in quanto oggi, molto più che il ritorno al centralismo, da sole possono riuscire a tentare di interpretare e gestire le aspettative e i bisogni dei cittadini.

Qui il testo del disegno di legge

Qui gli emendamenti presentati