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Manovra finanziara: l’Uncem non ci sta.

image Manovra finanziaria: l’Uncem annuncia la mobilitazione della montagna attraverso un calendario di iniziative nazionali e locali.
Nel VCO sarebbero a rischio anche alcuni impianti di risalita. "Scuola, sanità, farmacie, agricoltura, trasporti. La manovra taglia i servizi e colpisce i piccoli Comuni e le Comunità montane che sostengono la coesione socioeconomica dei territori, continuando a salvaguardare gli interesse delle grandi municipalità" si legge in un comunicato dove si aggiunge che l’obbligo per i Comuni sotto i 30 mila abitanti a dismettere ogni tipo di partecipazione societaria impedirà il loro coinvolgimento in progetti nel campo dell’energia e dell’ambiente. "Se la finanziaria venisse recepita cosi’ com’è – spiega il presidente dell’Uncem Enrico Borghi – per esempio il comune di Macugnaga non potrà piu’ gestire la Funivia, stesso problema per la società pubblica che gestisce la Piana di Vigezzo e per tutti i comuni proprietari di centraline idroelettriche". Il 24 giugno grande manifestazione a Roma. Il 25 i vertici dell’Uncem incontreranno il presidente della Repubblica Napolitano.

Concessioni idroelettriche: Borghi incontra Tremonti

imageLa proposta di prorogare le concessioni idroelettriche in scadenza a fine anno in cambio del coinvolgimento degli enti locali, avanzata nei giorni scorsi  nel Verbano Cusio Ossola, è stata illustrata nella mattinata di stamattina dal presidente dell’Uncem Enrico Borghi al ministro dell’economia, Giulio Tremonti, nel corso dell’incontro tra governo ed enti locali sul tema della finanziaria tenutosi nella sala verde di Palazzo Chigi, a Roma.
Intervenendo nel corso dei lavori, il presidente dell’Uncem ha sottolineato il fatto che gli enti locali montani abbiano sin qui precorso i tempi e dato l’esempio, visto lo sforzo di riordino e di razionalizzazione compiuto che ha portato ad un risparmio di almeno il 20% di spesa corrente, e ha sottolineato come in attesa delle cifre e dei dettagli occorra lavorare sul versante dello sviluppo e della crescita per compensare in un’ottica di federalismo le autonomie locali che saranno chiamate a mettere mano alla spesa. (segue)“Ci sono almeno due questioni sulle quali si può lavorare in finanziaria –ha osservato Borghi-. La prima è il tema del coinvolgimento degli enti locali nel processo di riassegnazione delle concessioni idroelettriche che andranno a scadenza entro la fine dell’anno, e sul quale abbiamo già avanzato la nostra proposta in sede parlamentare. La seconda è l’istituzione del registro dei serbatoi del carbonio, che consentirebbe la valorizzazione del patrimonio forestale montano che è spesso di proprietà pubblica e che garantirebbe di spendere in Italia soldi che oggi vengono dirottati all’estero. Come si vede proponiamo misure che sono un risparmio per la spesa pubblica, ed anzi che aumentano gli introiti degli enti locali senza dar corso ad aumento di prelievo fiscale ma attivando processi di sviluppo”.
“l’inserimento della norma sulle concessioni in Finanziaria –ha concluso Borghi- risolverebbe il rischio vendita centrali di Tessenderlo, consentirebbe al territorio di controllare sull’uso delle risorse idriche ai fini energetici e di avere i giusti ritorni di tale impiego e potrebbe costituire un precedente importantissimo per il futuro. Mi auguro che tale proposta possa godere dell’indispensabile sostegno governativo e parlamentare, perché potrebbe realmente cambiare la storia dei nostri territori montani”.
Da ultimo il presidente dell’Uncem ha manifestato la contrarietà dell’associazione al rischio paventato di imporre il divieto ai comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti di costituire società e di detenerne partecipazioni. “Oggi grazie ad investimenti condotti in maniera intelligente –ha osservato Borghi- numerosi comuni hanno evitato speculazioni territoriali, e soprattutto nel campo dell’energia e dell’ambiente realizzano utili con i quali sostengono servizi e investimenti. Privarli di questa opportunità sarebbe un atto lesivo dell’autonomia e della libertà di impresa, oltre che una soluzione dirigista che determinerebbe ulteriori costi per il settore pubblico”.
 

Rinnovo delle concessioni idroelettriche: le proposte del PD

image Rinnovo delle concessioni idroelettriche e utilizzo delle acque per uso energetico nei territori montani: le proposte del PD per un federalismo reale.
È questo il titolo del documento presentato oggi in una conferenza stampa dal Partito Democratico, alla presenza di Enrico Borghi, presidente UNCEM, Giuseppe Grieco capogruppo PD in provincia e Aldo Reschigna consigliere, capogruppo PD in Regione. Di seguito il documento presentato.
La imminente scadenza delle concessioni idroelettriche  nella provincia del Verbano Cusio Ossola costituisce oggi le basi il primo terreno di sperimentazione nel nostro territorio di un modello produttivo e non più assistenziale, e di applicazione reale dei principi di federalismo e di autonomia. Il PD del VCO ritiene che in proposito si debba operare  con una logica che tende alla riappropriazione, concertata e condivisa con gli attuali utilizzatori, delle risorse del territorio montano nel perseguimento di una logica autenticamente sussidiaria e federale.
l’articolo 12 del decreto legislativo n. 79/1999 ha introdotto la gara pubblica per la riassegnazione delle concessioni di grande derivazione idroelettrica (quelle relative agli impianti  >3000 kW di potenza nominale di concessione), riallineando al 2010 le scadenze di tutte le altre concessioni scadenti o scadute entro il 2010.

Le Regioni avrebbero dovuto avviare le procedure finalizzate all’assegnazione delle concessioni scadenti al 2010 entro il 2005,  ma ad oggi lo Stato non ha ancora emanato i criteri generali per la loro effettuazione (art. 12, comma 2, del d.lgs. n. 79/1999), criteri che, secondo la sentenza citata della Corte Costituzionale, devono essere adottati dallo Stato d’intesa con le Regioni.

Tutto ciò considerato, il PD del  propone di superare l’empasse provocata dalla sentenza della Consulta attraverso due strade

1 – a livello nazionale

Il PD del VCO chiederà ai parlamentari del proprio partito di operare, a partire dalla discussione sulla manovra finanziaria annunciata per le prossime settimane, per giungere alla revisione dell’attuale meccanismo di proroga delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche introducendo in via sperimentale per i soli territori montani (in virtù della previsione normativa sancita dall’articolo 44 della Costituzione che recita “La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”) un sistema premiale su base volontaria, derogatorio rispetto alla disciplina al momento vigente, secondo il quale ai concessionari che volontariamente cedono, prima della pubblicazione dei bandi previsti per il rinnovo delle concessioni, il 30/40% delle quote delle società agli enti locali interessati ubicati in territorio montano, viene concessa una proroga di 7 anni in luogo dei 3 anni di proroga tecnica (tempo minimo ora richiesto per indire le gare).

Una tale iniziativa mira per un verso a compensare gli squilibri economici determinati nel corso degli anni passati a svantaggio dei territori montani, prevedendo un equo ristoro per l’utilizzo della risorsa acqua di cui la montagna è particolarmente ricca, e assume per l’altro un’importanza politica decisiva, anche in chiave simbolica, nella realizzazione della svolta federalista del Paese con un approccio bottom-up.

 – a livello provinciale

Il PD del VCO ribadisce in proposito un concetto di fondo : il controllo delle strategie del settore energetico sia fatto da parte del pubblico, la gestione venga effettuata in base alle regole di mercato.
Questo per il Verbano Cusio Ossola rappresenterebbe una autentica rivoluzione, visto che qui il pubblico non ha fatto una autentica strategia, e le regole del mercato non sono mai esistite visto che non è stata fatta UNA SOLA GARA delle attuali 161 concessioni idroelettriche PUBBLICHE rilasciate nel territorio provinciale per una straordinaria potenza media nominale installata di 391.872,18 kwh.

Il rinnovo delle concessioni idroelettriche può diventare – e deve diventare – l’occasione per rifondare su basi nuove il rapporto fra i produttori idroelettrici e la Provincia del VCO col decollo di un’Azienda di Valle, che potremmo chiamare “Azienda Energetica delle Valli Lepontine” o “VCO Energia” a partecipazione pubblico-privata, inserita in un più vasto progetto industriale in grande di darle immediatamente una prospettiva nazionale e internazionale.
Un’ Azienda energetica delle nostre Valli che dovrà vedere come soggetti protagonisti al proprio interno gli enti locali del territorio (Provincia. Comunità Montane, Comuni sedi di impianti), le realtà operative come Tecnoparco del Lago Maggiore e SAIA e anche gli industriali, le forze imprenditoriali e le banche del territorio, in primis la Banca Popolare di Intra che avrebbe in tal modo l’occasione concreta per fugare ogni dubbio che spesso aleggia circa la sua reale volontà di rimanere radicata sul territorio nel quale è nata.
 Il modello cui guardare è quello già sperimentato con le Province di Trento e di Bolzano, dove con successo si è unita la capacità del pubblico di guidare le strategie e la logica di mercato per la gestione del comparto.
Solo così il Verbano Cusio Ossola potrà compiere quel salto di qualità che la sua economia oggi richiede e che solo in questo quadro si potrà discutere di energia a basso costo o a costo zero e di altri vantaggi territoriali altrimenti impossibili da conseguire. 

PDVCO

Verbania, 21 maggio 2010

La crisi ed il ruolo dei politici…

image Pubblichiamo la lettera inviata da Enrico Borghi al direttore di AzzurraTV Maurizio Depaoli.
Caro Direttore, ho ascoltato il tuo editoriale di sabato dedicato all’ultima candelina della Bialetti, e più in generale alla crisi industriale del nostro territorio posta in relazione con il cosiddetto “peso politico” del VCO. Vorrei provare, essendo stato chiamato giustamente in causa, ad indicare almeno quattro strade sulle quali a mio giudizio il settore pubblico può intervenire con tempi relativamente brevi per cercare di dare una risposta di carattere occupazionale al nostro territorio. Con una premessa. Sono convinto che la crisi che sta attraversando il VCO sia l’apice di una “maturazione” di attività manifatturiere, non sostituite da un’imprenditoria dinamica e innovativa pronta a rimpiazzare il capitalismo familiare ormai defunto e anzi in qualche caso (vedi Bialetti, SitCupro, Acetati, temo presto Tessenderlo) pronta a sganciarsi dal territorio quando ha ultimato le sue finalità sostanzialmente speculative. Questo assegna al settore pubblico un ruolo diverso rispetto al passato. Il “pubblico” nel VCO deve attribuirsi due compiti: da un lato intervenire direttamente sulla domanda aggregata, con operazioni di tipo keynesiano, per attivare politiche industriali nei settori di competenza al fine soprattutto di tenere alti i livelli occupazionali. Dall’altro creare le condizioni per le quali le imprese innovative e realmente interessate al nostro territorio investano, senza briglie burocratiche e con un contesto sociale di sostegno e di incentivo. Sul primo versante, credo che stia nella responsabilità delle amministrazioni pubbliche innescare in tempi rapidi due filoni che potrebbero dare ricadute positive sotto il profilo dell’occupazione.

1 – una politica industriale per il ciclo idrico Il Parlamento ha recentemente abolito gli ATO acqua e rifiuti, rimandando alle Regioni il compito di ridefinire il governo del sistema entro un anno. Proposta: perché non fare un’ATO asciuttissima e senza costi, composta dalle tre nuove comunità montane e dal Comune di Verbania, che assegni direttamente ad una nuova società interamente pubblica frutto della fusione tra Idrablu, Acque Nord e Comuni Riuniti la gestione integrata del ciclo idrico del VCO? La nuova società potrebbe utilizzare i dispositivi della legge sugli appalti attivando la procedura negoziata con imprese locali, per attivare lavori pubblici nel campo degli acquedotti e delle fognature di cui i nostri comuni hanno bisogno come il pane. Il tutto preceduto da un “patto” tra imprese, sindacati e istituzioni col quale le imprese beneficiarie si impegnerebbero ad utilizzare in questo settore maestranze – adeguatamente formate- espulse dalle aziende industriali in fase di chiusura. Si attiverebbe così una politica industriale utilizzando una risorsa naturale come l’acqua con concrete ricadute locali. Sarebbe un’occasione di maturità per la classe politica della zona di mettere al bando populismi e tatticismi su questo tema, e rispondere a tre problemi oggettivi: la carenza di infrastrutture, il lavoro per le imprese della zona e un possibile assorbimento di manodopera espulsa dai cicli produttivi.

2 – la bonifica area ex Enichem Sono ormai quattordici anni che parliamo della bonifica dell’area attorno allo stabilimento chimico di Pieve Vergonte. Proposta: avvalendoci anche della presenza del board Eni del vicepresidente della Provincia, “staniamo” finalmente Ministero e Syndial, e costruiamo poi capitolati speciali d’appalto in modo tale che sia possibile coinvolgere nella grande operazione di bonifica imprese locali e assorbire manodopera locale, senza ricorrere al concetto di “general contractor” che strozza sul filo del subappalto i piccoli artigiani locali e attua una concorrenza sul costo spesso a scapito della qualità, facendo arrivare in zona oltre tutto aziende esterne che spesso di regolare hanno solo il certificato! Sul secondo versante, quello degli incentivi alla produzione locale, sono convinto di possa lavorare anche qui rapidamente su due livelli:

1 – un’Azienda Energetica delle Valli Lepontine Barack Obama ha detto che i problemi fondamentali dell’Occidente oggi sono tre: il terrorismo, l’incremento demografico e le fonti energetiche. Sappiamo tutti qual è stato il ciclo dell’energia idroelettrica nel VCO. E sappiamo che le nostre acque saranno preziose perché oggi serve energia in quantità crescente, facilmente disponibile, a basso costo e ambientalmente sostenibile. Oggi sul tappeto ci sono i rinnovi di alcune concessioni idroelettriche, e altre arriveranno in futuro. Proposta: perché non rifondare su basi nuove il rapporto tra i produttori idroelettrici e il territorio, facendo decollare una “Azienda Energetica delle Valli Lepontine” o una “VCO energia” pubblico-privata, partecipata dalle banche locali, dalla Regione e dagli enti locali, che si inserisca in un più vasto progetto industriale di dimensione nazionale e internazionale? Non fermiamoci alle dimensioni: nella piccola valle svizzera di Poschiavo è stata fondata una società, la Rezia Energia, che oggi vende e distribuisce energia in mezza Europa, Italia compresa. A Olten, piccolo paese elvetico, ha sede la Atel, che in cento anni di vita è riuscita a diventare un piccolo colosso mondiale dell’energia. I nostri imprenditori soffrono perché pagano l’energia mediamente il 30 per cento in più di altre realtà europee. Mettiamo ad un tavolo le istituzioni, gli industriali che credono al territorio e le banche della zona e buttiamo il cuore oltre l’ostacolo. Iniziando, magari, dalla costituzione di un consorzio di acquisto energetico per spuntare condizioni di fornitura più vantaggiose rispetto ai concorrenti e far cogliere alle aziende del VCO i vantaggi derivanti dalla liberalizzazione del settore elettrico.

2 – una sinergia Polo dell’Innovazione/Enti Locali Il Polo dell’Innovazione presso il Tecnoparco del Lago Maggiore sta iniziando a dare risposte. Ci sono importanti adesioni, e altre se ne annunciano. Dobbiamo fare in modo, però, che quando le imprese avranno studiato i prototipi essi arrivino subito sul mercato. In almeno due settori (quello del mini-idroelettrico e dell’auto elettrica) essi potrebbero farlo se nei propri capitolati le amministrazioni pubbliche inserissero tali tecnologie. Proposta: facciamo un patto tra produttori e pubbliche amministrazioni, sotto la regia del Polo dell’Innovazione, per conseguire questo obiettivo? Sono temi complessi e che meriterebbero maggiori approfondimenti, che spero possano essere fatti anche attraverso un dibattito pubblico. Per conseguirli abbiamo bisogno di un confronto politico, istituzionale e sindacale di alto profilo, liberandoci di piccole furbizie e di tatticismi. Su questi temi è in gioco l’esistenza del Verbano Cusio Ossola come soggettività politicoeconomica, e se saremo davvero classe dirigente all’altezza l’autonomia ce la conquisteremo sul campo. Altrimenti ci aspetta un futuro da colonia. Politica ed economica. Motivo in più per impegnarsi, ciascuno secondo le proprie responsabilità, per evitare che ciò accada.
Enrico Borghi presidente Uncem

Floricoltura, agricoltura, zootecnia, se ne discute a Domodossola

imageFloricoltura, agricoltura, zootecnia, una risorsa per far crescere il Verbano Cusio Ossola”.
E questo il tema dell’incontro pubblico che si svolgerà Giovedì 11 marzo, alle ore 21.oo presso il salone della Comunità Montana delle valli dell’Ossola, in P.za Romita a Domodossola.
All’assemblea parteciperà Giorgio Ferrero, ex presidente regionale Coldiretti, ed attuale responsabile piemontese del Partito Democratico per il settore agricoltura.
Saranno presenti i consiglieri regionali Aldo Reschigna e Marco Travaglini, candidati alle prossime elezioni regionali, ed Enrico Borghi, presidente nazionale Uncem.

XV Congresso Uncem: Borghi confermato Presidente

image Si è chiuso con l’elezione all’unanimità del presidente Enrico Borghi, al suo terzo mandato, il XV Congresso Uncem.
Suoi vice saranno Andrea Cirillo, già vicepresidente vicario Uncem, Oreste Giurlani, presidente della delegazione Uncem Toscana, e Ugo Parolo, assessore alla valorizzazione territoriale della provincia di Sondrio.
"Ringrazio i congressisti della fiducia che hanno riposto nella mia persona – ha detto il Presidente Borghi – che mi sforzero’ di onorare ogni giorno con l’impegno al servizio dei nostri territori montani. La conclusione unanime del congresso è la dimostrazione della compatezza e la determinazione degli amministratori montani italiani di fronte ai momenti difficili che stiamo vivendo, ed è la premessa per il lavoro impegnativo che ci attende".
Terzo mandato per Borghi ma nuovo corso per l’Uncem, che da sindacato degli enti cambia la sua mission in sindacato dei territori. Una svolta importante, che sottolinea la vocazione non più esclusivamente rappresentativa dell’Unione, che da oltre cinquant’anni opera a tutela dei Comuni e delle Comunità montane, ma la volontà di operare in stretto contatto con le imprese del territorio e le Comunità locali per un uso sostenibile delle risorse.
Prime fra tutte quelle alla base della green economy e sulle quali si gioca il futuro della nostra economia.
L’assemblea dei delegati ha votato, sempre all’unanimità, importanti modifiche allo statuto dell’Uncem, che intervengono per una maggiore agilita’ degli organi nei rapporti con le delegazioni e con il territorio.