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Documento congressuale “Per davvero di tutti”.

image Pubblichiamo il documento congressuale "Per davvero di Tutti". Potete cliccare qui per vederlo e/o scaricarlo.
Un’altro contributo al congresso provinciale e dei circoli che si svolgerà dall’8 al 10 ottobre vedranno l’elezione diretta da parte degli iscritti dei coordinatori di circolo, del segretario provinciale e dell’assemblea provinciale del PD. Un voto diretto, un innovazione importante
"Nell’intento di contribuire positivamente al confronto interno al partito, in vista di un congresso provinciale che costruisca le ragioni dell’unità del PD in funzione della costruzione dell’alternativa ad una destra che ha fallito nella sua azione di governo, i sottoscrittori del presente documento hanno contribuito a predisporre questa piattaforma programmatica, che resta aperta alla sottoscrizione di chi ne condivide valori e impostazioni e al confronto con tutti. Auspichiamo su questa base l’avvio di un sereno e costruttivo dibattito interno, con l’obiettivo di costruire e rafforzare il Partito Democratico del VCO. Potete scrivere a pd.perdavveroditutti@gmail.com per sottoscrivere l’adesione al documento".
Potete vedere e scaricare cliccando qua il regolamento congressuale. Di seguito trovate i sottoscrittori del documento. .Primi firmatari:

Pierangelo Adorna – Villette
Angelo Arrigoni, Craveggia
Pierangelo Ballardini, Baveno
Bruno Alberti – Domodossola
Sylvie Alliata – Omegna
Michele Beldì – Omegna
Enrico Borghi – Vogogna
Franco Borsotti – Antrona Schieranco
Diego Brignoli – Verbania
Alberto Buzio – Omegna
Davide Cantamessa – Vogogna
Stefano Costa – Baceno
Paolo Crosa – Lenz – Ornavasso
Francesco D’Elia – Mergozzo
Marco Gagliardini – Vogogna
Nadia Gallarotti – Omegna
Ciro Garofalo – Cannobio
Lora Gubetta, Craveggia
Silvia Marchionini – Cossogno
Maria Grazia Medali – Pieve Vergonte
Maria Adelaide Mellano – Omegna
Luigi Prolitti – Omegna
Aldo Reschigna – Verbania
Fausto Sgrò – Piedimulera
Quintino Spataro – Domodossola
Claudio Sonzogni – Vanzone San Carlo
Alberto Soressi – Omegna
Bruno Stefanetti – Domodossola
Marco Travaglini – Omegna
Rosalma Tuissi – Omegna
Rosarita Varallo – Omegna
Sandra Vettore – Antrona
Francesca Zammaretti, circolo Alto Verbano
 

Biciclettata per l’acqua pubblica: PARTECIPA!

image “Sorella Acqua”. È questo il titolo della Manifestazione/Biciclettata che si snoderà dalla cascata alla foce del Toce per l’acqua pubblica, DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010. Clicca qui per scaricare il volantino a colori dell’evento.
La Manifestazione è aperta a tutti coloro che vogliono mantenere la gestione dell’acqua sotto il controllo pubblico ed evitare la privatizzazione del servizio; ha evidentemente uno scopo ricreativo e sportivo, ma insieme politico, anche se non strettamente partitico, e si collega con le iniziative e il dibattito in corso sul tema dell’utilizzo della risorsa acqua.
Il tracciato è emblematico proprio perché coincide con il percorso del Toce verso il lago. Iscrizione: 5 euro, comprensiva di gadget e rinfreschi. E’ possibile svolgere l’intero percorso, oppure singole tappe.
PERCORSO. Prologo: ore 9.40 – Cascata del Toce – Ponte di Formazza. Partenza: ore 10.35 – da Ponte di Formazza. Prima tappa: Formazza, Premia, Baceno, Crodo, Crevoladossola (lungo la strada statale e provinciale). Arrivo a: Crevoladossola, Villa Renzi – gazebo, aperitivo con stuzzichini (ripartenza ore 11.50). (segue)Seconda tappa: Crevoladossola, Domodossola (Via Sempione, Corso Ferrarsi, Corso Galletti), Villadossola Via Rovaccio e Via Pisacane, Via Murata). Arrivo a Villadossola, area Lucciola – gazebo, ristoro con pastasciutta (ripartenza ore 13.15).
Terza tappa: Villadossola, Pallanzeno, Piedimulera, Pieve Vergonte (strade comunali e provinciali) Arrivo a: Pieve Vergonte, area Vallaccia – ristoro con frutta e caffè (ripartenza ore 14.45).
Ultima tappa: Pieve Vergonte, Anzola, Ornavasso, Gravellona Toce (Centri commerciali – Zona industriale), Feriolo di Baveno. Arrivo a lungolago di Feriolo di Baveno– gazebo e rinfresco con the e biscotti (arrivo entro le ore 16.15)
Si consiglia la preiscrizione inviando una E-mail a: info@partitodemocratico.vb.it oppure telefonando allo 0323.401272
Per chi si prescrive entro la settimana precedente, l’organizzazione prevede la possibilità di trasportare le bici su furgoni con punti di raccolta a Gravellona e Domodossola. E’ possibile utilizzare, per salire a Ponte di Formazza, l’autobus di linea che parte dalla stazione di Domodossola alle ore 9.20 e arriva a Ponte alle ore 10.30.

PD gruppo consigliare
provincia del VCO

Valle Ossola Spa: il Pd di Domodossola chiede spiegazioni

image Sono settimane che circola la notizia che la società pubblica Valle Ossola spa, deputata alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti nei comuni della parte nord dell’Ossola, si trovi in una preoccupante situazione economica e finanziaria.
Preoccupazioni che sono state manifestate pubblicamente anche dal Presidente del Coub Monti il quale, in una dichiarazione fatta alla stampa locale lo scorso 6 agosto, afferma che i comuni soci “devono intervenire drasticamente”.
E’ evidente che un intervento drastico lo si chiede quando la situazione è davvero difficile.
Tempestivamente arriva l’interpellanza del capogruppo del Pd in comune di Domodossola, Giorgio Vanni, il quale chiede, oltre alle necessarie spiegazioni sullo stato reale della situazione, come il Comune di Domodossola, socio di maggioranza relativa della società, intenda muoversi per salvaguardare i posti di lavoro e il servizio offerto dai cittadini. Se siamo arrivati ad una situazione che sembrerebbe compromessa, ci sono sicuramente dei responsabili e questi sono gli amministratori di Lega e Pdl che si sono succeduti in questi ultimi anni alla guida del comune del capoluogo ossolano.
Ci auguriamo che la situazione non sia così nera come alcune voci insinuano, in ogni caso temiamo che come al solito pagheranno i cittadini che potrebbero vedersi aumentare improvvisamente di molto la Tarsu, cosa che invece avrebbe potuto avvenire in modo calmierato negli anni passati.

PD VCO
Ufficio stampa

Al Presidente del
Consiglio Comunale
Domodossola

INTERPELLANZA URGENTE

PRESO ATTO
della lettera inviata dal Comune di Villadossola al Consiglio di Amministrazione, ai Revisori dei conti e ai Soci della Valle Ossola spa

CONSIDERATE
le affermazioni del Presidente del COUB Monti apparse su “La Stampa” del 6 Agosto 2010

FORTEMENTE PREOCCUPATI
per il futuro della Società in evidente e ingravescente difficoltà finanziaria con possibili disastrose conseguenze sia nell’ambito occupazionale che di quello del servizio pubblico di raccolta rifiuti per 32 Comuni

CHIEDIAMO
all’ Assessore competente di illustrare al Consiglio Comunale la situazione in cui versa la Valle Ossola spa e quali siano le linee di azione che intende proporre per salvaguardare il lavoro di oltre 60 dipendenti e la qualità ed efficienza del servizio pubblico svolto dalla suddetta Società.
l’urgenza è giustificata dalla sempre più diffusa preoccupazione per una situazione di crisi il cui esito potrebbe essere devastante in tempi brevi.

Ringraziando per la cortese attenzione, si porgono

DISTINTI SALUTI
Il Capogruppo PD.
(G. VANNI)

Il Pd che vorrei è il Pd di tutti

image Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Marco Travaglini sulla situazione politica, il PD e la sua fase congressuale.
l’ultimo congresso ci ha visti compiere la scelta del segretario e della linea politica del Pd. A Ottobre andremo ad una verifica che dovrà consentirci di “registrare” il nostro partito ad ogni livello. In questi mesi abbiamo faticato molto nel tentativo di convincere gli italiani che noi si possa rappresentare un’alternativa seria e credibile al governo di centrodestra, capace di guidare il Paese fuori da una crisi economica che, dopo aver distrutto i risparmi di milioni di italiani, bruciato posti di lavoro e speranze d’occupazione, ha colpito le famiglie e la stessa coesione sociale.
Tutto ciò nonostante l’evidente crisi della destra, la rottura tra Fini e Berlusconi e la pochezza dei risultati della compagine governativa. Il progetto di un grande centrosinistra, utile al Paese, unito e determinato nel sostenere le proprie proposte e idee , e plurale nella capacità di rappresentare politicamente persone e interessi diversi, è – per molti versi – una realtà ancora a venire. Ma non per questo si deve rinunciare a costruirlo nei fatti di tutti i giorni . Il Partito Democratico è parso troppo timoroso, reticente e rinchiuso in se per offrirsi come un luogo politico da frequentare per coloro che pensano all’alternativa al centrodestra. C’è chi parla di afasia. In molti lo pensano, non senza ragione.
“Siamo diventati il partito delle tavole rotonde, ma siamo assenti dai drammi collettivi”, sostenne Riccardo Lombardi nel suo ultimo intervento ( era il 30 giugno del 1984 ) al comitato centrale socialista dell’Ergife, a Roma. Un rischio da quale non siamo immuni ma che può essere evitato. Come? Ritrovando la via dell’ascolto (dentro e fuori al Pd), con e tra i cittadini, ricercando costantemente l’intesa possibile e il reciproco sostegno con tutti coloro che possono far crescere il centrosinistra era, ed è, l’obiettivo della linea politica che ci siamo dati.
Con la convinzione che ,per rilanciare l’Italia, sia necessario redistribuire ricchezza, lavoro e promuovere il merito e la responsabilità sociale. Anche da noi, nel VCO, dove molte delle questioni generali trovano un’articolazione persino originale ( penso al tema della green economy, alla difesa del suolo pubblico, alle politiche economiche su energia, turismo e terziario: questioni su cui esistono proposte e visioni interessanti).
Perché arranchiamo nel rendere evidenti agli occhi dei cittadini ( il VCO del VCO non è diverso dal resto del paese, sotto questo punto di vista) i contenuti di una politica alternativa? Su alcuni temi bisogna avere il coraggio di decidere una posizione più chiara ma rifiuto la semplificazione che tende ad accreditare il fatto che ci siano in giro poche idee, per di più confuse. E’ semplice, e consolatorio, il ritornello che il Pd è inadeguato, non sa decidere, usa un linguaggio incomprensibile, è autoreferenziale, diviso dalle lotte intestine per un potere ( che tra l’altro è sempre più ristretto e marginale, almeno in territori come il nostro). In tutto ciò c’è un fondo di verità ma non è un “mantra” da recitare per esorcizzare i problemi o imputarne la responsabilità ad altri.
Ho sempre pensato, e penso, al Pd come ad un partito capace di esercitare una funzione “educativa”, quasi pedagogica, per certi versi simile a quella dei grandi partiti di massa ( il PCI, la DC, il PSI ) negli anni della ricostruzione postbellica quando il compito principale era di civilizzare, educare gli italiani alla democrazia, pur nel fuoco di una lotta politica aspra e dura. Allora, e per decenni, il rapporto tra cittadini e istituzioni fu interpretato e filtrato da questi grandi partiti popolari, guidati da dirigenti come Togliatti e De Gasperi.
Oggi la situazione generale impone uno sforzo analogo se non persino superiore. l’insieme della crisi è raccolta attorno ad un grumo che produce scollamento, impotenza e decadenza. E’ in crisi verticale i rapporto tra istituzioni e cittadini, tra il potere e il popolo; è il precipitare dello “spirito pubblico” e della autorevolezza e rappresentatività della Repubblica. Quando l’armatura di un paese si incrina così è difficile aspettarsi buone notizie per l’economia, la crescita, la qualità sociale, la competitività.
Qui sta il senso del “progetto” e dell’utilità del Pd: guardare in modo aperto il paesaggio materiale e morale che la destra ha composto dinnanzi ai nostri occhi e tentare di modificalo con una “visione” alternativa.
Dimostrando concretezza nell’azione politica ma recuperando una capacità di interpretare i fatti e le situazioni in senso più generale. Un tempo, non lontano, si diceva che occorresse “pensare globalmente e agire localmente”. Le stesse riunioni politiche denunciavano un’impostazione e un interesse di più largo respiro: si partiva dall’analisi della situazione internazionale, scendendo per gradi fino alla propria realtà municipale. Oggi il discorso si è rovesciato: si parla dei problemi locali e ci si lamenta dell’ “ignavia” del gruppo dirigente nazionale (tutti, nessuno escluso). Continuare a pensare noi stessi e al futuro della politica ( metodi,scelte, progetti, alleanze) dentro il nostro “recinto”, dovremmo aver capito che è un errore. C’è molto da fare, in coerenza con i progetti più generali. Mi soffermo su alcuni esempi. Per diventare un paese meno diseguale, l’Italia deve dotarsi di una moderna rete di sicurezza sociale capace di sostenere le famiglie e i loro redditi; aiutare i giovani, gli anziani, i non autosufficienti. Tema su cui il Pd qualche idea l’ha fatta vedere e su cui far leva per allargarne la conoscenza. In una prospettiva di riforma dello stato sociale l’obiettivo di innalzare la qualità e la produttività dei servizi deve coincidere, ad esempio, con la tutela dei beni comuni ( penso all’attualissimo tema dell’acqua pubblica che abbiamo discusso più volte). E’ un argomento molto concreto che le istituzioni locali devono affrontare non dal lato dell’occupazione del potere – spesso prescindendo da competenze e capacità – nei consigli d’amministrazione ( come la destra, Pdl e Lega, ha mostrato di saper fare con voracità ) ma sotto il profilo delle scelte d’investimento per ammodernare la rete distributiva dell’acqua, rendere efficiente e diffusa la depurazione ( separando ove possibile le acque bianche da quelle nere, cosa che avviene ancora oggi in minima parte), aumentare la capacità di utilizzo delle risorse idriche sia dal lato della captazione per aumentarne la disponibilità ai cittadini , sia per produrre energia pulita e rinnovabile. Scelte concrete, non ideologiche, su cui i cittadini hanno interessi concreti perché hanno il diritto a servizi efficienti, sostenuti da tariffe eque e non da “gabelle” inique. La crisi economica ha colpito il lavoro e i redditi, abbassando pericolosamente la soglia delle tutele e dei diritti (il “modello Fiat/ Pomigliano”, nella sua parte più negativa, sta facendo scuola , nonostante ci sia chi si ostini a negarlo). La crisi rende più vulnerabili, indifesi e persino più disponibili alla rinuncia di un pezzo della propria dignità pur di tenere la testa fuori dall’acqua. Una delle priorità per alimentare l’economia e uscire più rapidamente dalla crisi in modo giusto e duraturo è l’aumento dei salari più bassi. Perché tanta timidezza nel dirlo? Eppure non è in contraddizione con la difesa del lavoro.Occorre restituire potere di acquisto agli stipendi, agire sulla leva fiscale lottando davvero contro l’evasione e insieme detassando in modo automatico gli investimenti per l’occupazione. La nostra battaglia sul taglio dell’Irap in Piemonte ha segnato dei punti. E l’idea dell’autogoverno delle risorse energetiche può essere quel “di più” di cui sentiamo la mancanza per sostenere adeguatamente l’economia e lo sviluppo.
Come si affronta la crisi è un tema avvertito da decine di migliaia di persone anche nel VCO, molte della quali faticano ad arrivare alla quarta settimana del mese con gli stipendi. Hanno ragione, nella loro lettera, Borghi e gli altri amici nel sostenere che questa sta diventando sempre più la società dei due terzi “rovesciata”, dove solo il rimanente “terzo” sta bene a fronte delle difficoltà dei più. E le liberalizzazioni di cui tanto, e spesso male, abbiamo discusso? Il paese ne ha bisogno come il pane: meno barriere di accesso alle professioni, più concorrenza nei servizi, imprese maggiormente contendibili, autorità realmente indipendenti, rottura di soffocanti e non democratici monopoli. I cittadini sanno, ad esempio, quanto è stato fatto da Bersani e dal tanto disgraziato “governo Prodi” in quei 18 mesi sofferti? Temo che noi tutti si sia dimenato di dirglielo con chiarezza. Eppure questo è un argomento dove possiamo dire molto e molto bene. Chi può negare che il futuro ha bisogno di un grande sforzo di innovazione? In questi anni, anche da noi e grazie a noi, per la nostra “quota-parte”, si sono avviati progetti per un nuovo sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale, l’economia verde, il sapere, la conoscenza. Il Polo dell’Innovazione ne è la rappresentazione migliore. Quante volte ci si è detto che serve una scuola davvero al passo con i tempi, in grado di aiutare la mobilità sociale, di premiare il merito, in modo da non favorire sempre quelli già favoriti dalle loro condizioni economico-sociali? Tante e con apparente convinzione. Salvo poi cedere a logiche territoriali ( non equilibrate o di potere) nel definire i progetti di riorganizzazione scolastica. Il principio di laicità, diciamo in molti, “è la nostra bussola, la via maestra di una convivenza plurale”. Ma la laicità si nutre di rispetto reciproco e di neutralità – che non significa indifferenza – della Repubblica di fronte alle diverse culture, convinzioni ideali, filosofiche, morali e religiose. Purché, naturalmente, tutti accettino un comune spazio pubblico di confronto e incontro nel quale gli unici principi non negoziabili siano quelli della Costituzione Italiana e della Carta dei diritti dell’Uomo. La gara a chi è più laico ( spesso a parole) è stucchevole così come la frenesia di accreditarsi dei tanti “laici-devoti” che fanno la gara a fare outing .
Personalmente, ho sempre confidato nell’importanza di questi temi, impegnandomi nei ruoli politici e istituzionali. La cultura socialista, alla quale mi sento oggi di appartenere e che ritengo una delle anime che vanno mantenute all’interno del Pd, mi stimola a lavorare per un programma d’azione che parli di diritti e doveri, di merito e di bisogni, di libertà individuali e responsabilità collettive. Che parli di laicità come sinonimo di libertà, di democrazia e di nuove opportunità per tutti. Senza farne un feticcio. Infine il Partito. Ho sostenuto e sostengo il progetto politico e “partitico” di Bersani perché credo che un partito sia tutt’oggi la miglior forma necessaria di una politica consapevole. La penso così da molto tempo. Del resto i partiti sono dei prodotti storici, che valgono finché servono, che si giustificano perché svolgono una funzione necessaria, perché la generalità delle persone conviene sul fatto che quella funzione sia necessaria. Ci siamo interrogati su come trovare forme nuove per la politica, per il rapporto tra politica e società, fra politica e cittadini. Non sono indifferenti, in questa logica, i vari sistemi elettorali. A livello nazionale c’è la “porcata” che espropria i cittadini dall’esprimersi sugli eletti; sul piano regionale l’attuale dispositivo penalizza i territori marginali e non mette al riparo dall’inquinamento delle liste farlocche che falsano la competizione ( com’è accaduto in Piemonte, con la vittoria “falsa” ,e in attesa di giudizio, di Cota) ; per Province e comuni emerge sempre più lo scarto tra presidenti e sindaci, esecutivi e assemblee elettive. A mio parere il futuro del PD ed un sistema maggioritario a doppio turno sarebbero la soluzione migliore: garantisce agli elettori un effettivo potere di scelta fra proposte di governo concretamente alternative e ci consentirebbe di riorganizzare il centrosinistra attorno a soggetti politici animati da una tensione maggioritaria.
Il tema del partito, della democrazia che si organizza attraverso un soggetto politico, riguarda anche le regole ed il modello della casa che abbiamo scelto di edificare insieme .Una casa che sarà tanto più grande e confortevole , quanto sarà in grado di accogliere tutti e di farli sentire – appunto – a casa loro.
E’ evidente che così ancora non è. O non lo è del tutto. Con il rischio che “ l’insieme di diversi che hanno scelto di unirsi” resti un’opera incompiuta. Non credo che il problema possa ridursi agli “ex-questo o quello”, affetti da nostalgia e dei “democratici-democratici” immersi nel nuovo, senza vincoli con il passato. Il tema sta nel progetto politico/organizzativo su cui si basa la libera convivenza/appartenenza nel Pd che , anche da noi, estrema periferia nord dell’Impero, necessita di un rilancio, consapevoli che tutte le sensibilità e le aree politiche sono utili e che di nessuno ci si possa privare. Ovviamente, fatta salva la chiarezza, la lealtà e la capacità decisionale di una forza che deve essere democratica nei fatti e non solo nel nome. Sono tra coloro che considerano una risorsa indispensabile le idee dell’area laica, libertaria e socialista e penso che altrettanto si debba dire del cattolicesimo democratico. Guai a pensare che si possa fare a meno di alcuni, quasi che una ipotetica perdita o allontanamento possa strappare un sospiro di sollievo: sarebbe una tremenda sciagura. Corrisponderebbe alla fine del Partito Democratico. Alcuni amici denunciano problemi che vanno oltre le questioni degli organigrammi e che riguardano il riconoscimento del peso che, ad esempio, la componente cattolico-democratica può avere nell’apporto alla vita culturale del Pd. Non mi pare che, almeno nel VCO, questa sofferenza dei cattolici all’interno del partito sia motivata dalla presenza di una sorta di monocolore ex-Ds. Ma è evidente un fatto: quando un disagio si manifesta non va aggirato, sottovalutato o negato. Si discute e si cerca la soluzione più ragionevole. Del resto, una delle “ragioni sociali” della nostra impresa non era forse di dar vita ad un luogo dove si trovano, si riconoscono e si unificano i riformisti? Attenzione: si unifichino, non si uniformino. Perché il riformismo è per sua stessa natura geloso delle radici culturali dalle quali si alimenta. Perché il riformista ( quello vero, e tenace) non si può accontentare della risposta data in un certo momento ed anche se la condivide non interrompe la ricerca per trovarne una migliore. Si dice: il riformismo è la sintesi tra la radicalità dei valori , il pragmatismo delle risposte possibili e la gradualità dei risultati. Bene, se è così facciamo che questa sintesi rappresenti la tensione positiva, la corrente elettrica che può fornire energia e vitalità al PD. E’ bene, però, non abusare della parola/formula “riformista”. Anche perché ci si può definire tali quando le riforme le si fanno e non più solo quando si promette di farle. Mi permetto di osservare come non guasterebbe anche una maggiore attenzione alla delicatezza dei rapporti umani e alla loro dimensione di dignità ( in una forza progressista) . Forse non aveva torto Rino Formica, negli anni ’80, quando disse che "la politica è sangue e merda", riferendosi alla miscela di passioni civili, lotte per il potere, tensioni culturali, amarezze e scontri. Ma questo non ci può far perdere di vista la qualità dei rapporti tra chi ha scelto, liberamente, di contribuire alla vita del partito. Un partito che non è di questo o di quello, di noi o di voi ma di tutti.
Siamo d’accordo che il PD deve essere sempre un partito di governo? Un partito di governo oggi, momentaneamente, all’opposizione. Che, ovunque sia collocato, si pone il problema del governo della società, dell’economia, delle istituzioni. Ormai l’essere o meno partito di governo non si misura più sul terreno della legittimazione a governare (come in Italia è stato per più di 50 anni). Si misura sulla capacità o meno di raccogliere, di unire forze in quantità ( e qualità) tali da formare maggioranza coerente con un progetto. La nostra esperienza ci dice che vincere è una cosa e governare è un’altra. Ciò che scegliamo di fare influenza tutto il campo politico del centrosinistra che non è più quello dell’Ulivo o dell’Unione. l’alleanza, a Roma come a Torino o nel VCO va riassettata ex-novo, senza esclusioni a priori. La propensione all’unità è un bene in sé ed è utile a noi come a tutte le forze che stanno dentro al perimetro del centrosinistra. Il Pd può essere il perno di una nuova alleanza progressista? E’ evidente, a mio parere, che in un quadro del genere, il principale soggetto politico con questa natura (noi) deve aspirare ad avere una “portata” che lo renda credibile allo scopo. Per “portata” intendo la capacità di raccolta elettorale, di rappresentare e comporre un ampio spettro di interessi e di formare e selezionare una classe dirigente. Per questo serve un partito più forte. E per un partito la sua forma è un contenuto politico e non solo una scelta tecnica. Va progettato, costruito, animato dal basso. Il limite più evidente che ci portiamo appresso – più o meno immutato – nei vari passaggi del processo evolutivo (quando non di “rottura”) tra PCI, PDS e DS o tra DC, PPI e Margherita, è lo strumento-partito. l’organizzazione partitica è , nella sostanza, rimasta immutata, rigida come un baccalà, standardizzata nelle sue forme e persino nei suoi “riti democratici”. Invece c’è sempre più bisogno di moduli organizzativi elastici, variabili, diversi e capaci di esprimersi secondo le circostanze e gli obiettivi. Un partito come quello che abbiamo scelto dovrebbe essere in grado di esprimere il massimo dell’energia attraverso la più ampia libertà. Quindi una organizzazione inclusiva, democratica, meno rigida, fondata sull’autonomia e sulla responsabilità. Qualcosa da sperimentare nei fatti, magari per approssimazioni, scontando errori. Un progetto da costruire innanzitutto nella nostra testa.
Ci siamo divisi in mozioni e correnti. Personalmente non ho nessuna riserva in ordine alle correnti. I partiti veramente democratici devono garantire l’organizzazione di un confronto che passi anche attraverso l’esistenza di correnti. Il problema è quando prevalgono i personalismi, quando chi vuole giocarsi un po’ di peso politico si organizza la cordata di sostenitori a scopo congressuale. Da molto tempo i partiti, anche quelli di sinistra, hanno poche regole e mal rispettate e, troppo spesso, vivono occasionalmente e confusamente il dibattito e la decisione democratica. Così ci siamo trovati ad avere, da una parte, leader plebiscitari e dall’altra una frammentazione di tanti potentati senza politica che gestiscono il potere locale soprattutto attraverso gli eletti dei vari livelli istituzionali. Si può negare che le cose non stanno così? Per queste ragioni è urgente ricostruire un corpo democratico di cittadini, consapevole e unito da procedure chiare, che conta nelle scelte più importanti anche attraverso espressioni di voto come i referendum. Non servono strutture “arlecchino”, carovane movimentiste, pensatoi ristretti. Serve un partito dove l’aggettivo “democratico” non si limiti ad una promessa ma corrisponda alla realtà.
Mi scuso con voi per la lunghezza e, forse, la “disarticolazione” di queste considerazioni: sono il prodotto della mia astinenza da dibattito politico (per ragioni personali e oggettive). Testimoniano, comunque, la convinzione sull’opportunità di un confronto franco e libero sui prossimi appuntamenti politici, interni ed esterni. Per quelli, diciamo così, "interni" ( congresso, formazione conseguente dei gruppi dirigenti, progetto politico/culturale/programmatico adatto alla realtà del VCO) credo sia bene chiarire come si intenderà procedere. Non ho mai avvertito il vincolo della mozione congressuale come una camicia di forza ma resto dell’idea che il progetto politico generale che la motivava resta in campo, e a pieno titolo.
Dunque, prima che ci si “sfarini” ( gli uni e gli altri , e in diverse direzioni “interne”) credo occorra un minimo di valutazione su quanto è accaduto dal congresso ad oggi ( giudizio sul gruppo dirigente, problemi scaturiti nel dibattito interno, rendiconto del lavoro fatto, problemi incontrati con le altre forze del centrosinistra, situazione organizzativa del PD (in merito alla quale, ricordo una preoccupata e preoccupante nota che denunciava un grave impasse nelle adesioni).
Ho avuto modo di leggere il documento sul partito del "Noi". Trovo che ci siano cose interessanti e condivisibili. Si propongono contenuti, in gran parte ( mi pare..) già acquisiti dal partito, e temi, delicati e irrisolti, come il rinnovamento, del quale nessuno nega la necessità. Proviamo a praticarlo, con serietà e convinzione, evitando il rischio che s’incarni nel filone della lamentevole denuncia sull’assenza dei giovani nelle nostre file , che da decenni affligge tutti, a prescindere dall’anagrafe. Noto che i gruppi di lavoro ( ai quali, quando mi è stato possibile, ho offerto il mio modesto contributo) sono abbastanza “in palla” : magari non tutti dimostrano la stessa efficacia ma non amo fare le graduatorie, e nemmeno mi compete . Considero questo fatto come una solida garanzia sulla qualità della proposta politica. Dovremo renderla più “leggibile” agli occhi dei cittadini, più “intuitiva” delle dinamiche che agitano il “corpaccione” sociale e culturale del VCO, ma sono certo che non si faticherà a trovare parole e i metodi per farlo. Che dire, ancora? Avremo di fronte mesi difficili: forse si voterà, in primavera, per le Regionali ( possibile) e le politiche (probabile). Ci saranno le prove, a breve, dei turni amministrativi a Domodossola e Omegna. C’è la crisi che continua a mietere vittime, bruciando posti di lavoro e prospettive per tanti lavoratori, artigiani, e piccoli imprenditori oltre a offrire poco o nulla ai giovani senza lavoro. Intuisco che in tutto ciò restano larghi gli spazi per la politica del PD e del centrosinistra. Personalmente – per quanto, per come e dove potrò – sono in grado di assicurare la mia parte.

Marco Travaglini
Agosto 2010

Finita la festa di Villadossola. Due gli scooter in palio, ma uno è già stato vinto

imageSi è conclusa ieri la festa democratica di Villadossola. Nonostante gli ultimi giorni il maltempo sia stato il protagonista assoluto, la partecipazione è stata come al solito molto importante. Sono stati giorni di dibattiti, di divertimento e di buona cucina. L’ultima serata si è conclusa, come da tradizione, con l’estrazione dei numeri vincenti del banco di beneficienza che quest’anno aveva come primi premi due scooter. I numeri estratti sono il 15946 e il 16499. Quest’ultimo numero ha una vincitrice. Infatti, al momento dell’estrazione si è fatta avanti Vanessa Petrulli di Domodossola con il biglietto vincente. Infine, un ringraziamento a tutti i volontari che hanno dedicato il loro prezioso tempo per questa festa politica che è diventata un punto di riferimento per le estati del Vco. Pd Vco

PIANO DI RIENTRO PER LA SANITA’ NEL VCO: RIDERE O PIANGERE?

image La Regione Piemonte (Lega Nord e PDL) ha approvato il Piano di Rientro predisposto dal direttore generale Robotti ed esaminato dalla Rappresentanza dei Sindaci, l’organo collegiale di consultazione di cui fanno parte i sindaci dei Comuni di Verbania, Omegna e Domodossola. Tutto bene, tutto normale? No.  E non perché questo Piano di Rientro (leggi: tagli generalizzati di investimenti e servizi) e la logica che da Torino lo impone siano largamente contestabili.
Non c’è nulla di normale perché a Torino Roberto Cota e la Giunta di Destra e Lega Nord impongono tagli e, di conseguenza, scelte dolorosissime (e criticabilissime) alla sanità provinciale, mentre nel Verbano Cusio Ossola il consigliere regionale Pdl Valerio Cattaneo dirama alla stampa un alluvionale comunicato nel quale dichiara tutta la sua contrarietà al Piano di Rientro e invita (o intima?) Cota e la sua Giunta a non approvarlo. Con quale risultato? Che in Piano di Rientro viene approvato a tamburo battente, a conferma dell’autorevolezza di Cattaneo, Presidente del Consiglio Regionale! Delle due, l’una: o Cattaneo non conta nulla e a Torino Cota fa quello che vuole; o Cattaneo gioca a fare la maggioranza a Torino (dove il suo partito, il Pdl, sostiene il Piano tanto avversato) e l’opposizione nel VCO.
 Se prevale (come credo) la seconda ipotesi, allora la sceneggiata deve essere fatta con il botto. E infatti parte l’ordine di Cattaneo a Zacchera (ormai una consolidata abitudine) affinché quest’ultimo convochi l’Assemblea degli 84 sindaci dell’Asl Vco, per fare sentire alta e forte la disapprovazione del territorio. Poco importa che Zacchera abbia già dato il via libera consultivo al Piano di Rientro qualche settimana fa: il contrordine è contrordine! E infatti in un batter di ciglia il sindaco di Verbania obbedisce al capopartito e convoca l’Assemblea dei sindaci sul Piano di Rientro. Per far che? Evidentemente per contestare un Piano che la Regione ha prima imposto e poi approvato. Non contento, Cattaneo fa presentare alla Giunta Regionale un’interrogazione per avere rassicurazioni sulla temporaneità dell’accorpamento di Nefrologia e Cardiologia al “Castelli” di Verbania. E a chiudere, la dichiarazione-capolavoro di Gallina, neo-capogruppo Pdl in Provincia: “Ora, col nuovo Piano di Rientro, il Dottor Robotti propone ulteriori tagli. Cosa che non potrà che tradursi in uno scadimento aggiuntivo dei servizi ai cittadini del VCO.”. Ma qualcuno a Gallina gliel’ha spiegato che questo vituperato Piano di Rientro dell’Asl, proposto da Robotti, è stato approvato da Cota e dall’assessore Ferrero, e cioè da Lega Nord e Pdl?
Voler fare la maggioranza a Torino e l’opposizione a Verbania è un giochetto che suppone un elevato tasso di dabbenaggine nei cittadini. Cattaneo e Zacchera si assumano per intero le loro responsabilità, tra le quali c’è quella di avere voluto per il Vco un Piano di tagli, drammatiche riduzioni di servizi (attenzione a quello che sta succedendo all’Eremo di Miazzina e all’Auxologico di Piancavallo!) e rinuncia ad attività indispensabili (rinviata a chissà quando l’apertura di un centinaio di posti per anziani e di una ventina di “ricovero temporaneo”). E le interrogazioni il Presidente del Consiglio Regionale le lasci fare ad altri.

PD Ufficio stampa