La Provincia continua a protestare contro la soppressione dei treni locali, annunciata da Trenitalia, sulla linea Domodossola-Briga. I convogli che dal 14 dicembre 2008 cesseranno la loro corsa sono cinque dall’Italia alla Svizzera e altrettanti in senso inverso. E’ una decisione che colpisce soprattutto i frontalieri, poiché i convogli soppressi viaggiano nelle fasce orarie 4-7 del mattino e 17-24 della sera, dunque treni utilizzati soprattutto da chi va e viene dal Vallese per motivi di lavoro.
l’assessore ai Trasporti Vittoria Albertini ha scritto di nuovo al ministro delle Infrastrutture, Altiero Matteoli, per sollecitare una soluzione che scongiuri i tagli. Dopo una missiva lo scorso 19 settembre rimasta senza risposta, l’assessore Albertini ha chiesto un incontro urgente col ministro per fare il punto della situazione.
“La Provincia – dice Albertini – si è fatta carico assieme alla Regione del servizio su gomma tra Domodossola ed Iselle, da dove poi partono i treni per Briga. Questo è un servizio a tutti gli effetti sostitutivo di treni già soppressi da Trenitalia nel dicembre 2004. Adesso la mannaia cala anche su queste ultime cinque coppie, le ultime rimaste da quando tra Domo e Briga viaggiavano ben 14 coppie di treni”.
Il problema principale si sostanzia nel costo di mantenimento del servizio, ma non è possibile non tener conto, scrive l’assessore, “di tutte le implicazioni di carattere sociale che il problema comporta”.
Ufficio Stampa, Provincia del Verbano Cusio Ossola
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Giovani Democratici contro il disastro Gelmini nella scuola!
A dir poco scandaloso il modo in cui i nostro avversari politici riescano a lavarsi la coscienza di una "riforma" che (come dimostra l’intervento PDL di Cattaneo e Songa) pare non essere condivisa nemmeno dai vertici regionali dei partiti di destra.
Accusano Berlinguer ed il governo Prodi di una riforma preparata da tempo dalla sinistra ed oggi da loro applicata, in modo falso e sfacciato. Senza nessun pudore strumentalizzano il federalismo da essi sbandierato ai quattro venti, affermando che sarà il governo Regionale (di sinistra ed incapace) ad attuare i tagli e la relativa chiusura delle scuole (85 su 172 nella sola nostra provincia); il tutto mentre alcuni ragazzi di Azione Giovani, Lega Nord e di un famigerato quanto inesistente Movimento Studentesco Padano difendono a spada tratta il maestro unico come "strumento di aggregazione sociale in grado di aumentare la coesione tra sistema educativo famigliare e scolastico", "una riforma che darà una svolta di modernità al sistema di educazione del nostro Paese (ndr. invidiato) ormai arretrato rispetto ai Paesi Europei".
È nostro dovere fare in modo che i cittadini sappiano la verità organizzando una conferenza stampa dei Giovani Democratici, che si terrà luendì 20 ottobre alle ore 17 presso la Sede Provinciale del Partito Democratico a Verbania.
Pronunceremo il nostro "No" a questo tentativo di distruggere la scuola e l’università pubblica, il 25 ottobre a Roma alla manifestazione Salva L’Italia (siete tutti invitati a partecipare gratuitamente contattando il numero 0323 401272), il 30 ottobre manifestando con noi nelle piazze di tutta Italia (anche a Domodossola e Verbania), insieme ai comitati genitori insegnanti nati spontaneamente in questi giorni anche nella nostra provincia.
Crediamo in una scuola in cui si investa sul futuro dei cittadini, non ad un sistema di istruzione come sola voce di bilancio del nostro Paese!
Non possiamo stare a guardare mentre distruggono il nostro futuro!
http://www.netwelink.it/vcosat/index.php?option=com_content&task=view&id=3847&Itemid=35
telegiornale VCOSat VideoNovara, 15 ottobre 2008
http://www.vcoazzurranews.info/index.php?option=com_content&task=view&id=968&Itemid=212
Un direttore generale a Mergozzo: inutile e costoso!
Riportiamo l’articolato intervento del coordinatore del circolo PD di Mergozzo Lorenzo Maffioli (e consigliere comunale) che contesta a nome del PD la scelta della maggioranza consigliare e del Sindaco Piralla di nominare, a sei mesi dalle elezioni, un direttore generale per il comune di Mergozzo.
"A cosa serve un direttore generale per un comune di 2000 abitanti? Non c’è nemmeno a Verbania o a Domodossola. In più ci costerà oltre 20.000 mila euro all’anno per una presenza di poche ore visto che il direttore generale lavorerà al 75% per il comune di Arona e il restante 25% nel nostro comune. È una scelta sbagliata: mi chiedo a cosa serva l’aumento delle tasse ai cittadini, fatto con l’irpef, se poi si spendono i soldi in questa maniera".
Di seguito il testo integrale dell’intervento in consiglio comunale di Maffioli La figura del direttore generale all’interno dell’Ente locale è istituzionalmente prevista dall’art.108 del Testo Unico degli Enti Locali. Trattasi di una nomina facoltativa prevista esclusivamente per i Comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti. Il direttore generale viene nominato dal Sindaco, previa deliberazione della Giunta, ed è ad esso legato da rapporto fiduciario tanto che la norma chiaramente prevede che la durata del suo incarico non può eccedere quella del mandato del Sindaco stesso. Le competenze principali attribuite a tale figura, per certi versi analoga a quella del city manager, è di provvedere all’attuazione degli indirizzi e degli obiettivi stabiliti dagli organi di governo dell’Ente, secondo le direttive impartite dal Sindaco, sovrintendere alla gestione dell’Ente perseguendo livelli ottimali di efficacia ed efficienza.
La ratio che il legislatore ha voluto perseguire introducendo nell’ordinamento degli Enti locali tale figura manageriale, è chiaramente avvertibile, oltre che dal carattere facoltativo, anche dalla soglia minima di abitanti prevista, 15.000, per poter nominare il direttore generale. Si è pertanto voluto dare la possibilità ai Sindaci degli enti locali di maggiori dimensioni e quindi, proporzionalmente, caratterizzati da maggiore complessità organizzativa e da problematiche più impegnative, di farsi affiancare da figure professionali caratterizzate da elevate competenze manageriali, evidentemente non presenti nella pianta organica dell’Ente, per la gestione della complessa macchina amministrativa per il tempo del mandato. Nel contempo si sono voluti escludere da tale possibilità gli enti medio-piccoli per una serie di ragioni facilmente comprensibili legati alla loro minore complessità dell’apparato amministrativo e delle relative problematicità, oltre, e forse soprattutto, al gravame che tale figura comporta per le casse comunali, come i numeri propostici nell’occasione di cui stiamo dibattendo ben dimostrano (oltre 90.000 euro). Si è pertanto voluto impedire il proliferare, nei piccoli Comuni, che sappiamo essere la maggioranza delle realtà italiane, di incarichi fiduciari che, oltre ad avere forti rilevanze sui bilanci comunali, proprio per il carattere meramente fiduciario, avrebbero potuto generare situazioni poco trasparenti, con lauti incarichi attribuiti più per amicizie e convenienze varie senza alcun beneficio per l’ente pubblico.
Con lungimiranza il legislatore ha previsto una possibilità di deroga alla soglia minima dei 15.000 abitanti, prevedendo la possibilità di nomina del direttore generale nel caso di stipula di convenzione tra comuni le cui popolazioni assommate raggiungano i 15.000 abitanti. Sembrerebbe il caso proposto all’esame di questa Assemblea, tuttavia un’attenta lettura del dettato normativo dovrebbe farci riflettere in quanto è espressamente stabilito dalla legge che “… In tal caso il direttore generale dovrà provvedere anche alla gestione coordinata o unitaria dei servizi tra i comuni interessati”. La lettura complessiva del comma che qui ci interessa sembrerebbe consentire la nomina di un direttore generale, tramite convenzione tra più comuni, nel caso in cui tra di essi fossero in essere forme associative di gestione di particolari servizi secondo le forme ed i criteri previsti dallo stesso Testo Unico: Convenzione, Consorzio, Unione. In tale accezione si capisce perché il legislatore ha concesso la possibilità di nomina del direttore anche a comuni di piccole dimensioni in quanto questi, affidando in forma associata tra loro la gestione di uno o più servizi, potrebbero, proprio per le loro ridotte dimensioni, essere sprovvisti all’interno delle loro singole piante organiche di figure professionalmente qualificate per tali gestioni sovra comunali e quindi, solo in tale evenienza, potrebbe concretizzarsi l’ipotesi di nomina del direttore generale in convenzione tra di loro al fine di garantire a tale associazionismo il rispetto dei criteri di efficienza, efficacia e, non dimentichiamolo, economicità del servizio.
Ora non risulta che tra il Comune di Arona e quello di Mergozzo siano in essere, ovvero siano ipotizzabili per il futuro, forme di gestione coordinata o unitaria di servizi, il che non sorprende trattandosi di due Enti appartenenti a Province diverse, con problematiche sicuramente diverse, distanti peraltro anche dal punto di vista chilometrico oltre che retti da giunte di orientamento politico apparentemente poco omogeneo. Tutto questo fa sorgere apparenti dubbi di legittimità circa l’assunzione di un atto che appare esclusivamente un sotterfugio per consentire al Comune di Arona, che non raggiunge la popolazione necessaria, di dotarsi del tanto agognato direttore generale. Non si capirebbe altrimenti per quale motivo il Comune di Mergozzo, che ribadiamo con Arona non ha mai avuto a che fare, sia stato individuato da Arona, dopo “un’ampia indagine sul territorio” quale “ente funzionalmente più consono alla stipula della convenzione”, formule di rito in perfetto stile “burocratichese” ma che nulla hanno a che fare con quei principi di trasparenza e di motivazione degli atti che devono caratterizzare la gestione amministrativa e che, al contrario, danno adito non solo a dubbi di legittimità ma anche sospetti in merito alla moralità di un modo di far politica che questo gruppo consiliare non condivide assolutamente.
Un altro aspetto ci appare alquanto discutibile ed è legato alla durata della convenzione. Come precedentemente si è avuto modo di dire, la figura del direttore generale si basa su uno stretto rapporto fiduciario con il Sindaco tanto che la durata dell’incarico non può eccedere quella del mandato del Sindaco. Ora la bozza di convenzione riporta una durata sino all’anno 2010 e più precisamente il 120° giorno successivo all’elezione del Sindaco del Comune capofila. Peccato che per il Comune di Mergozzo si prospettano per la prossima primavera le elezioni amministrative; ora nelle beneaugurata ipotesi di cambio di amministrazione, il nuovo Sindaco si troverebbe ad avere alle proprie dipendenze, ovvero a carico delle casse comunali, un direttore generale non scelto da lui, venendo meno pertanto quel rapporto fiduciario che sta alla base del sistema. Esiste, è vero, la possibilità di recedere dalla convenzione ma i tempi previsti “decorrenza dal 1° gennaio dell’anno successivo con preavviso di almeno mesi sei da comunicarsi a mezzo raccomandata A.R. agli altri comuni”, fanno apparire chiaro che, nella migliore delle ipotesi, per l’intero anno 2009 il Comune di Mergozzo avrà a busta paga questo “indispensabile” direttore generale e che i Mergozzesi tutti dovranno contribuirvi per oltre 20.000,00 euro.
Tanto varrebbe allora, e qui formalmente lo proponiamo a Questa Assemblea, modificare il testo convenzionale da sottoporre a votazione inserendo all’art.3. la seguente dicitura “la convenzione, per ognuno dei Comuni associati, avrà scadenza il 60° giorno successivo all’elezione dei nuovi Sindaci, fatto salva la possibilità di rinnovo prevista dal successivo articolo 4”. In questo modo si salvaguarderebbe il principio del rapporto fiduciario sindaco-direttore generale nonché la possibilità di recedere, in tempi brevi, qualora la nuova amministrazione non volesse più usufruire del servizio di direzione generale senza dovercene invece accollare l’onere, nella migliore delle ipotesi, per tutto il 2009. Ribadiamo comunque la contrarietà di questo gruppo consigliare alla proposta nel suo complesso ma riteniamo perlomeno che questa piccola modifica al testo propostoci possa meglio garantire gli interessi di questo Comune.
Ma allora qual è il senso di un operazione di questo tipo a pochi mesi ormai dalla scadenza naturale della legislatura. Avrebbe potuto avere un senso, condivisibile o meno, ad inizio mandato, ma ora. Pochi mesi fa abbiano assistito ad un aumento dell’addizionale comunale di oltre 60.000 euro, soldi nostri dei mergozzesi tutti, cui la minoranza tutta si è opposta. A giustificazione di ciò qualche consigliere di maggioranza allora aveva definito tale manovra come un necessario sacrificio chiesto ai mergozzesi per consentire la realizzazione del nuovo plesso scolastico, ora improvvisamente scopriamo che oltre 20.000 euro all’anno andranno impegnati per pagare il direttore generale. E non veniteci a parlare di risparmi, di minore spesa nella gestione della segreteria da investire nella direzione generale anche perché se si possono raggiungere risparmi sulla spesa corrente non ne vediamo la necessità di vanificarli immediatamente. E si perché va aggiunto che la figura del direttore generale non può sostituire quella del segretario comunale, prevista per legge. Pertanto ci troveremo con un segretario, che tanto o poco andrà retribuito, ed un direttore sulla cui retribuzione si è detto, tra l’altro bisognerà trovare anche un segretario disponibile ad avere la “balia” del direttore generale con tutte le competenze ad esso attribuite da questa convenzione.
In un contesto storico in cui tra crisi finanziarie, ipotesi di federalismo fiscale, tagli dei trasferimenti dello stato, diminuzione del gettito ICI, ipotesi di blocco del turn-over, le pubbliche amministrazioni faticano a garantire le stabilità dei bilanci, in cui l’indirizzo politico è chiaramente orientato ad un contenimento della spesa corrente, il Comune di Mergozzo, i cui bilanci non ci sembrano poi così floridi, ha la brillante idea di istituire il direttore generale. Non c’è che dire: Geniale! . Ma vi siete mai chiesti come mai, per restare nel solo nostro ambito territoriale, il Comune di Verbania, Città Capoluogo, Domodossola od Omega, i maggiori Comuni del V.C.O., pur disponendo i paramentri di popolazione necessari, non hanno istituito la figura del direttore generale, perché il Comune di Arona non ha avanzato tale proposta di convenzione con realtà territoriali contermini, alcune delle quali anche di particolare rilevanza (Borgomanero, Castelletto, Borgoticino, Meina solo per fare qualche esempio). Perché allora proprio Mergozzo, così diverso e così distante: a proposito al direttore generale non ci toccherà mica pagare anche le spese di trasferimento Arona – Mergozzo, ci raccomandiamo di non fare mancare niente al “povero” direttore generale. Ma è possibile che pensiamo di essere proprio così furbi?
l’ipotesi più plausibile cui l’amministrazione potrebbe aggrapparsi per giustificare tale scelta è legata alla supposta necessità di dover supplire, con una figura di alto profilo professionale ed acquisita esperienza, ad una carenza di professionalità riscontrata e non acquisibile all’interno della pianta organica dell’Ente o con altre forme di collaborazione.
Va rilevato però che nell’organizzazione interna dell’Ente esistono le figure dei responsabili del servizio che, nel caso concreto di Mergozzo, in forza di legge, corrispondono al Sindaco ed agli Assessori, ovvero l’organo politico coincide con quello gestionale. Ora il termine responsabile del servizio indica quella figura incaricata di sovrintendere ed organizzare le aree di competenza garantendo il buon andamento degli uffici e dei servizi e la realizzazione dell’indirizzo politico, ovvero del programma elettorale. Non vorremmo che accortisi dell’incapacità di gestire gli incarichi assunti, finalmente dopo solo 4 anni e mezzo di amministrazione, i responsabili dei servizi, ovvero la Giunta, peraltro recentemente pesantemente rimaneggiata, abbia voluto garantire, almeno per quel poco che manca alla fine del mandato, un minimo di capacità gestionale per cercare di colmare quel vuoto di progettualità, idee, organizzazione che è drammaticamente sotto lo sguardo di tutti, a meno di non volerci fermare alla superficialità delle cose, alle numerose manifestazioni, giochi pirotecnici, eventi promozionali, cene e cenette varie che, tra l’altro, dati di bilancio alla mano, hanno comportato una maggiore spesa, rispetto alle previsioni, di oltre 32.000 euro. Ma forse, e questa è la nostra opinione, amministrare ed amministrare bene è sicuramente qualcosa d’altro è non fermarsi all’apparenza delle cose, alle bandiere o bandierine che fanno bella mostra di sé ma che, se accostate a quanto promesso e non realizzato, mettono veramente tanta tristezza. E allora, visti i pessimi risultati sin qui ottenuti da questi brillanti amministratori, affidiamoci alle mani esperte del direttore generale, forse gli riuscirà il miracolo, nel caso contrario garantiremo, magari ad un amico, un buon posto di lavoro per un anno, contribuendo, in un periodo difficile, alla crescita del tasso di occupazione. Complimenti !
C’è poi un ultimo punto su cui, al di là delle schermaglie politiche, invitiamo tutti i consiglieri comunali a riflettere profondamente e che attiene alla moralità della politica. Sono giunte insistenti voci da Arona, voci confermate anche dagli organi di informazioni (TV locali, stampa), circa l’individuazione della figura del direttore generale, come se le procedure di nomina, previste dall’art.8 della convenzione su cui testé ci esprimeremo (“idonea pubblicizzazione con obbligatoria acquisizione agli atti dei curriculum dei candidati”), fossero date per espletate ed i giochi ormai fatti, il nome lo conosciamo ormai tutti inutile nasconderlo. Non esprimiamo giudizi sulla professionalità della persona, ma forti dubbi non tanto sulla legittimità quanto sull’opportunità dell’intera operazione così come si va prospettando e su cui vorremmo che rifletteste senza vincoli di appartenenza a schieramenti diversi. Non vorremmo essere, noi poveri consiglieri della piccola Mergozzo, delle semplici pedine inserite in un gioco torbido che si disputa esclusivamente sulla piazza di Arona: l’assessore a bilancio e personale del Comune di Arona che diventa, col nostro indispensabile contributo, direttore generale assumendone oneri ed onori, vedi alla voce stipendio, tanto che da esponenti dell’opposizione aronese la vicenda è stata dipinta come “una macchina per dare degli stipendi che incidono sulle tasche dei cittadini”. Si potrebbe obiettare che sono problemi di Arona tuttavia pensiamo che per chi fa politica come noi, e ci rivolgiamo a tutti i consiglieri comunali presenti, senza trarne alcun beneficio ma svolgendo il proprio compito con orgoglio, sacrificio ed onestà, nell’interesse esclusivo della comunità che rappresentiamo, di fronte a vicende poco chiare e dagli aspetti discutibili non possa rimanere indifferente o votare per ordine di scuderia magari “turandosi” per così dire il naso.
Questo gruppo consigliare invita pertanto ognuno dei presenti ad assumersi la responsabilità di votare questo provvedimento individualmente e secondo coscienza, puntualizzando che, al di là del nostro voto chiaramente contrario per le motivazioni sopra espresse, il nostro impegno proseguirà affinché, nella malaugurata ipotesi di adozione della presente convenzione, il direttore generale rappresenti per Mergozzo una parentesi quanto più breve e meno onerosa possibile per noi tutti mergozzesi, definiamolo un precario di breve periodo, riproponendo in primo piano quella buona politica e capacità amministrativa che non ha bisogno di direttori generali super pagati dai cittadini.
Ordine del giorno del PD sui tagli alla Scuola
Pubblichiamo l’ordine del giorno che il Partito Democratico del VCO sta presentando in molti consigli comunali della nostra provincia per dire no ad una riforma della scuola che non sia condivisa,ma imposta senza nessuna discussione, e soprattutto per dire no ai tagli indiscrimanati alle scuole di montagna.
L’ordine del giorno è già stato presentato in consiglio provinciale, al comune di Verbania, di Domodossola, di Villadossola, ad Omegna, Gravellona Toce, Crevoladossola e casale Corte Cerro. Nei giorni prossimi sarà presentato anche in molti altri comuni.
Ordine del Giorno
Al Signor Presidente del Consiglio Comunale di
Il Consiglio Comunale della citta di _____________ Considerato che
Il piano presentato dal Ministro Gelmini non può essere presentato come una Riforma in quanto non ha come presupposto quello di contribuire a risolvere i problemi ma è semplicemente l’attuazione dell’articolo 64 della legge
133/08 (legge finanziaria).Esso, infatti, prevede quasi esclusivamente azioni che vanno nella direzione di un considerevole taglio delle (poche) risorse di cui la scuola dispone.
Preoccupato per
• la considerevole riduzione dell’orario di lezione nelle scuole dell’infanzia e nella scuola primaria, che non prevederà più, in pratica, il tempo prolungato, togliendo, in primo luogo, ai nostri ragazzi opportunità formative e mettendo in difficoltà le famiglie che saranno di fatto obbligate a una spesa ulteriore per coprire l’eliminazione del tempo pieno;
• un provvedimento sulla scuola primaria che va ad incidere pesantemente e negativamente sulla scuola primaria considerata un fiore all’occhiello del nostro paese e considerate tra le migliori in Europa;
• la banalizzazione di fenomeni pericolosi quali il “bullismo”. Il Ministro liquida una preoccupante emergenza in modo estremamente superficiale con la reintroduzione del voto di condotta, come se fosse sufficiente per arginare il
problema;
• l’impoverimento della formazione negli istituti tecnici e professionale dovuta ad una riduzione di orario e al taglio dell’attività pratica e dei laboratori;
• l’accorpamento degli istituti scolastici che, tra l’altro prevederà l’eliminazione di tutte le scuole con un numero di studenti non superiore a 50 (e quindi della quasi totalità delle scuole di montagna); nella nostra Provincia, se non saranno previste deroghe per le zone di montagna e disagiate (nel Verbano Cusio Ossola i comuni con scuole di montagna sono 59 su 77), dovrà prevedere nel piano di dimensionamento scolastico la chiusura di 82 sedi su 179 (46,3%) di erogazione del servizio (plessi o sezioni staccate) poichè con un numero di allievi inferiore ai 50, e dovrà anche prevedere l’aggregazione di due istituti superiori (il “Pacle” e il “Dalla Chiesa” di Omegna) poiché sotto la
soglia dei 300 alunni.
• l’innalzamento del coefficiente di studenti per classe superando quello attuale (già eccessivo) di trenta studenti;
• il taglio degli insegnanti di sostegno. Ancora una volta si penalizzano ulteriormente studenti e famiglie in situazione di difficoltà impedendone, di fatto, l’integrazione con il resto della classe e determinando l’aumento di insuccessi scolastici.
Dichiara
ferma contrarietà nei confronti di un provvedimento fatto passare come riforma ma che riforma non è.
Un paese che si dice evoluto non può considerare la scuola come un istituzione in cui effettuare esclusivamente tagli
di risorse. La scuola è una fonte di ricchezza, opportunità, sapere. Deve essere contributo alla crescita delle nuove generazioni che sono il nostro futuro e quindi essere difesa.
Chiede
che il Ministro dell’Istruzione apra, per il bene delle nuove generazioni, un profondo dibattito su come riformare la scuola italiana, coinvolgendo in esso gli attori principali del sistema quali famiglie, studenti e insegnanti. Una vera riforma che non parta da come e dove tagliare risorse, ma da come migliorare una istituzione che, soprattutto a livelli superiori, ci vede agli ultimi posti fra i paesi più industrializzati.
Auspica
che i parlamentari piemontesi facciano proprie le preoccupazioni del Consiglio, comportandosi coerentemente nelle aule parlamentari.
Unioni di comuni: altre considerazioni
Rispetto alla nota vicenda relativa all’unione dei comuni in Antigorio-Divedro-Formazza riteniamo indispensabile fare alcune considerazioni.
Per prima crediamo sia giusto dare un riconoscimento al consigliere Dino che, unico nella maggioranza, ha deciso di non votare la delibera, ritenendo scorretto che un provvedimento così importante non fosse stato preventivamente discusso. Il secondo ragionamento riguarda il resto dei consiglieri di maggioranza che sono stati istruiti per ben tre minuti prima dell’inizio della seduta dal sempre solerte assessore Bravi. I consiglieri in questi tre minuti si sono resi conto di avere votato un provvedimento che, se verrà portato effettivamente in essere, porterà il comune di Crevoladossola a delegare la gestione di importanti servizi ad un nuovo ente con sede a Crodo? Fra questi servizi ricordiamo: Trasporto scolastico; Anagrafe; sgombero neve; servizi cimiteriali, polizia municipale e molto altro.A giustificazione la solita questione della gestione dei soldi del Cairasca per cui sarebbe bastato un semplice accordo di programma, ma anche la paradossale affermazione del Sindaco secondo cui la realtà di Crevoladossola ha molti più legami con la valle che non con Domodossola.
Proprio rispetto a questo crediamo sia da fare un inciso. Alcuni anni fa il comune di Crevoladossola era rappresentato nella comunità montana dall’assessore Bendotti; in quel periodo il Sindaco Della Pozza criticò pesantemente l’operato dell’ente e dell’assessore, affermando che in quel ambito era sottovalutato il ruolo di Crevoladossola; si arrivò a minacciare la presentazione di una mozione per tornare nella comunità montana Ossola con Domodossola perché quello era il suo “ambito naturale”. La polemica come per miracolo rientrò quando l’assessore Bendotti fu sfiduciato dalla sua maggioranza e il suo posto fu preso proprio dal Sindaco. La conclusione è quindi che la collocazione "naturale" di Crevoladossola nell’ambito dei servizi secondo il sindaco dipende in buona sostanza da chi fa l’assessore.
Come finirà la questione?? Forse in un bolla di sapone e spesi i soldi del Cairasca o ottenuta qualche contropartita si tornerà a ragionare. Forse ci sarà veramente un unico responsabile del servizio smaltimento neve che gestirà lo sgombero da Caddo fino a Riale, speriamo dunque di avere la possibilità di ragionare in tempi e modi più seri.
Circolo PD Crevoladossola
Unione dei comuni: Una scelta azzardata dalle conseguenze incerte.
Come noto, di fronte al contenzioso fra Governo e Regione rispetto al ruolo e al numero delle Comunità Montane, gli otto comuni della comunità Antigorio- Divedro- Formazza pensano di superare il problema della ridefinizione della perimetrazione creando un unione di Comuni.
Riguardo alla gestione della procedura da parte del Sindaco di Crevoladossola è doveroso rimarcare che questa approvazione estiva assume i connotati di un vero e proprio blitz istituzionale. Ci domandiamo in quali altri comuni una procedura di unificazione di comuni sia stata trattata con tanta leggerezza e superficialità. Al di la degli obbiettivi ufficiali dichiarati da Della Pozza riguardo una gestione in proprio dei fondi delle centraline, su cui comunque ci sarebbe molto da discutere e che non può essere il solo e unico obbiettivo di un nuovo ente, c’ è un dato inoppugnabile e di fondamentale importanza: si elimina una realtà montana in una delle poche aree montane.
Per gestire i Soldi del Cairasca erano possibili altre soluzioni:
Il Sindaco Della Pozza ha esplicitamente affermato che lo scopo primario è quello di non dividere con altri i proventi della pratica del Rio Cairasca bisogna sapere che per garantirsi questa possibilità sarebbe bastato che gli otto comuni fossero stati in grado di decidere in tempo utile un piano economico e di deliberarlo, questo sarebbe stato un atto vincolante, ma non c’è stata questa capacità si è perso tempo, quindi ora si cerca di mettere riparo ad una negligenza facendo un operazione azzardata e rischiosa, da cui nemmeno tutti i Sindaci sono convinti fino in fondo. Atto che peraltro ancora oggi potrebbe essere ssunto.Accorpare i servizi è possibile fra comuni omogenei:
Lo statuto del nuovo ente verrà discusso solo nel 2009 e solo in quella occasione verranno attribuiti all’ente i servizi da gestire in maniera associata, questo sarà sicuramente motivo di difficoltà e di contenzioso in quanto i servizi sono organizzato in maniere disomogenea nei vari comuni; la bozza prevenuta in comune recita comunque (art 2. Finalità) “è compito dell’unione promuovere la progressiva integrazione fra i Comuni che la costituiscono”. In sintesi il rischio è per i comuni più grandi come Crevoladossola avrà in carico i maggiori oneri a scapito di un peggioramento dei servizi; in sintesi Crevoladossola avrà un peggioramento della gestione e si accollerà la maggior parte delle spese.
Nell’articolo 8 della bozza si parla esplicitamente di mettere in comune servizi come il trasporto scolastico; i servizi cimiteriali; i servizi sociali; l’ufficio tecnico; lo sgombero neve; la polizia municipale e l’anagrafe (come e dove non è dato saperlo). Diventerà quindi difficile per il Sindaco Della Pozza inventarsi qualcosa per spiegare che per Crevoladossola è più conveniente gestire questi servizi assieme a questi comuni piuttosto che con Domodossola o quale sarebbe l’utilità di uscire dal Consorzio dei servizi sociali dell’Ossola?
Si crea un nuovo ente e nuovi incarichi:
La bozza di statuto prevenuta prevede che (contrariamente a quanto affermato dal sindaco ci sarà comunque una struttura di amministratori che dovrà essere retribuita con fondi propri dei comuni (viso che dopo i primi tre anni la Regione cesserà l’erogazione degli incentivi). Come si può pensare di aderire a scatola chiusa ad un ente che non ha ancora fissato nel dettaglio le sue finalità istituzionali ma solo il fatto che si manterranno le poltrone esistenti, infatti l’unica cosa chiara della bozza è che ci sarà un presidente dell’ente e una giunta formata dagli altri sindaci.
Che fine ha fatto la protesta contro l’abolizione delle comunità montane?
Un ultimo aspetto della vicenda non è ancora stato affrontato e riguarda il fatto che molti dei protagonisti di questa operazione erano fra i più strenui oppositori dell’ipotesi posta in campo dal governo Prodi sulla semplice riduzione del numero delle comunità montane; vi ricorderete che lo scorso anno contro l’ipotesi del ministro Lanzillotta ci fu una generale levata di scudi e molti amministratori ossolani protestarono contro il governo e organizzarono anche dei pullman coinvolgendo la cittadinanza nella protesta.
La prima considerazione riguarda il già citato “assordante silenzio” dei politici locali di centro destra che si sono inalberati contro il progetto di riorganizzazione del centro sinistra ma non fiatano quando il ministro Tremonti afferma che le comunità montane vanno abolite in toto.
La seconda riguarda il fatto che molti dei politici che difendevano a spada tratta le comunità montane in quanto “strumento per garantire i diritti dei nostri cittadini” ora sono a capo dell’operazione che probabilmente (i risultati finali saranno chiari solo alla fine della vicenda) chiama fuori dal sistema delle comunità montane otto dei comuni montani più importanti della provincia più montana del Piemonte. O forse il centro destra predica bene solo quando è all’opposizione e razzola male quando va al governo?
In sintesi: Se le comunità montane sono veramente uno strumento fondamentale per garantire il mantenimento dei servizi minimi per chi vive in montagna è un errore metterne in discussione il sistema complessivo, anche rispetto a un qualche possibile vantaggio economico. Se in alternativa le comunità montane sono uno strumento che mostra degli oggettivi limiti e andava comunque rivisto nel ruolo, nel territorio e nelle competenze, allora è stato un errore opporsi a spada tratta ad ogni ipotesi di riforma.
Gli amministratori in questione non si possono quindi permettere di sostenere due tesi discordanti a distanza di pochi mesi perché almeno una delle due rappresenta oggettivamente una scelta opportunistica e dovrebbero quanto meno chiedere scusa alle persone che, in buona fede, si sono prestate al gioco partecipando alla manifestazione di Torino con dispendio di tempo e denaro.
In conclusione:
Rispetto ad un atto dalle conseguenze così evidentemente incerte che lascia aperti molti dubbi, che richiederebbero un dibattito approfondito e la consultazione dei cittadini, noi consiglieri comunali scopriamo l’esistenza di questa operazione dalla televisione e in seguito veniamo convocati in un consiglio straordinario il 20 di agosto, senza uno straccio di conferenza preventiva dei capigruppo. E’’ questa la trasparenza? E’ questo il modo di garantire le prerogative del consiglio comunale?
Certamente no, questo è un modo autoritario che è reso possibile dall’atteggiamento passivo di un gruppo di consiglieri di maggioranza che accetta sempre e comunque le scelte del Sindaco e dei suoi più stretti collaboratori senza mai fiatare.
E’ doveroso lavorare affinché tutti si fermino a riflettere sulle conseguenze di un voto frettoloso e chiedere una discussione ampia ed approfondita.
PD Circolo di Crevoladossola