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Debiti regionali: no allo scaricabarile

Il quadro descritto oggi dall’assessore Monferino conferma la grave situazione debitoria in cui versa la Regione. Il gioco allo scaricabarile delle responsabilità, già avviato da qualcuno, è il modo più sbagliato e controproducente per affrontare il problema
La situazione odierna è andata formandosi negli ultimi 15 anni.
A chi attribuisce alla passata amministrazione le colpe più gravi, ricordo solo un dato: il debito di Asl e Aso è passato dal 31 dicembre 2005 al 31 dicembre 2010 da 3,021 mld di euro a 4,219 mld. E’ evidente che l’eredità era già molto pesante.
Se si vuole affrontare seriamente la situazione, occorre mettere da parte ogni strumentalità. Anche perché nel corso del 2011- anche se non ci sono ancora i dati definitivi – nonostante il tanto sbandierato risparmio sul conto economico pagato sulla qualità del servizio, il debito del sistema sanitario è cresciuto di almeno un altro centinaio di milioni.
Se a tutto questo si aggiunge il taglio dei trasferimenti centrali (-930 mln sul 2010), è evidente a tutti che occorre il più in fretta possibile mettere in campo una ricetta credibile.
Va bene il fondo immobiliare chiuso (ma tenendo fuori gli ospedali), anche se un anno fa, quando lo proponemmo, venne bocciato, e arriviamo ora con un anno di ritardo. Va bene la spending review, contenuta in un nostro emendamento. Ma questo non basta.
Occorre una programmazione seria di 10 anni per il rientro dal debito. Occorre, ancora di più, che il bilancio rifletta davvero la reale situazione patrimoniale della Regione, cosa che evidentemente non fa.
Ma occorre soprattutto mettere mano a una riforma generale che alleggerisca la struttura regionale. Lo avevamo proposto in occasione di questa finanziaria, è stato bocciato. Ma se non si alleggerisce la Regione, liberandola da una serie di pesi che in questa situazione non hanno più ragione di essere, ci si preclude la possibilità di avviare una vera azione di risanamento che abbia nel medio-lungo periodo una reale possibilità di successo.

Dichiarazione del capogruppo pd in regione Aldo Reschigna

Tagli ai costi della politica: buon ultima in regione arriva la Lega Nord

Alla fine anche la Lega nord è arrivata con la sua proposta per il taglio dei costi della politica.
Non a caso lo fa alla vigilia di una riunione dei capigruppo in cui, su nostra sollecitazione con una lettera di alcuni giorni fa, si chiedeva di riaprire la discussione proprio su questi temi.
La proposta della Lega è un buon collage di proposte altrui. Riprende il taglio dei consiglieri regionali da 60 a 50, previsto da una legge nazionale e presente in una pdl dell’ufficio di presidenza ferma da un anno.
Per quanto riguarda poi i tagli dei costi dei gruppi, dei benefit dei consiglieri, la trasparenza dei bilanci, riprende lo spirito e spesso la lettera delle nostre proposte rese pubbliche lo scorso settembre. Si dimentica però l’abolizione delle autocertificazioni.
E’ chiaro che noi siamo assolutamente d’accordo a trasformare in legge le nostre proposte. Lo siamo a tal punto che abbiamo cercato di farlo poche settimane fa, in occasione della discussione della finanziaria, presentandone alcune come emendamenti durante il dibattito.
Il capogruppo della Lega nord, quello che ora parla di “una Regione che parla chiaro alla gente e vuole far tornare chi amministra con i piedi per terra”, allora le ha bocciate, insieme con la sua maggioranza.
Era una buona occasione per trasformare le chiacchiere in realtà. Speriamo che con la conferenza dei capigruppo di domani si apra davvero una fase di decisioni concrete.

Dichiarazione di Aldo Reschigna, capogruppo Pd in consiglio regionale

La maggioranza in Regione vota un bilancio falso e avvelenato.

E’ un bilancio falso e avvelenato quello che il centrodestra vuole approvare in Consiglio regionale.
Falso, perché con l’approvazione dell’articolo 9 certifica un avanzo dal 2011 di 159 milioni che è evidentemente inesistente, visto che le tabelle forniteci in Commissione parlavano di un disavanzo 2011 di 485 milioni. Un dato che abbiamo ribadito in aula e su cui abbiamo chiesto a ciascun consigliere di assumersi la responsabilità con il voto, che per questo abbiamo voluto a scrutinio nominale.
La pezza che la maggioranza ha voluto mettere sulla toppa, cioè subordinare l’utilizzo di 26 di quei 159 milioni all’approvazione del consuntivo 2011 non è una soluzione, perchè “avvelena” il bilancio inserendo nelle diverse poste 133 milioni che sono evidentemente inesistenti e che peseranno in modo forte sulla reale praticabilità delle risorse destinate ai diversi settori.
Appena approvato il bilancio, presenteremo un’esposto alla corte dei conti e al ministero dell’economia perché su questa base venga valutata la sua legittimità.
Un altro aspetto che rivela la goffaggine con cui viene gestito questo bilancio è determinato dall’impegno assunto in finanziaria di destinare ai settori cultura, turismo e sport fino al 30% della addizionale Irpef. Un impegno che ancora non ha trovato un emendamento della GIunta in grado di tradurlo nel bilancio.
Nei prossimi giorni, se la maggioranza smetterà di farsi ostruzionismo da sola, contiamo di continuare con la discussione dei nostri emendamenti, una trentina. Il fatto che la Giunta si sia pronunciata favorevolmente sulle nostre richieste in materia di trasporto pubblico locale, risorse per i consorzi socioassistenziali e borse di studio per i ricercatori, ci convince della bontà della nostra azione di opposizione, ma non cambia il nostro giudizio definitivo sul bilancio.
dichiarazione di Aldo Reschigna
capoigruppo Pd consiglio regionale

In regione i litigi impediscono a Cota di governare: siamo allo sbando

La decisione di alcuni consiglieri PDL di costituire un gruppo autonomo in consiglio regionale, formalizza un addio da tempo annunciato. Dopo mesi di litigi da separati in casa, gli uomini di Progettazione se ne sono andati sbattendo la porta e aprendo un percorso i cui esiti sono difficilmente prevedibili. La maggioranza è lacerata, il Piemonte abbandonato in una crisi drammatica. Le nostre più tristi previsioni si stanno puntualmente avverando.
Sul bilancio 2012, il più importante provvedimento della Giunta, presentato in Commissione il 30 settembre, la discussione si è aperta solo oggi, dopo 7 mesi e 10 giorni, ed è stata subito rinviata. E non per colpa dell’opposizione. Di fronte alla necessità di varare la legge di contabilità, la maggioranza è annichilita e senza parole.
Nessuno si illuda di poter trovare nel PD una stampella con cui andare avanti. In questo clima nella discussione sul bilancio riproponiamo come centrali alcuni temi, che abbiamo ribadito al presidente Cota nell’incontro da lui chiesto: le politiche sociali, il trasporto pubblico locale, la ricerca e l’università e la riorganizzazione dei poteri locali in Piemonte.
Il nostro impegno deve unirsi alla protesta di tutta la comunità piemontese nei confronti di un governo regionale e di una maggioranza incapace di dedicare attenzione alla grave situazione economica e sociale della regione.
UNA DICHIARAZIONE DI ALDO RESCHIGNA
Capogruppo PD in regione Piemonte
PD VCO Ufficio stampa

Cota di fatto in crisi: la maggioranza non c’è più

Dal Consiglio regionale di ieri emerge in tutta evidenza la crisi della maggioranza che sostiene il presidente Cota.
Il voto ripetuto sull’ordine del giorno sulla caccia – che ha visto nella seconda votazione rafforzarsi il drappello del Pdl contrario al documento – e la conseguente sua bocciatura, ha sancito per come si è sviluppato la sfiducia della maggioranza nei confronti di Cota, che personalmente si era reso garante dell’ordine del giorno e della approvazione in tempi brevi di una nuova legge.
Per questo bocciarlo ha significato non solo evidenziare la spaccatura della maggioranza sulla caccia, ma disconoscere l’impegno di Cota e il suo ruolo nella vicenda. Il fatto che in aula il presidente abbia rinnovato l’impegno per una nuova legge a tempi brevi non fa che sottolineare la distanza delle sue affermazioni dallo stato reale della sua coalizione. Cota si impegna, la maggioranza non lo segue.
Che la crisi stia attraversando il centrodestra lo dimostra anche la mancanza del numero legale alla prima votazione, con la chiara assenza dai banchi del Pdl della componente di Progett/azione.
E’ tempo che il presidente Cota prenda atto della situazione. In queste condizioni come si può pensare di affrontare il lungo e delicato dibattito sul bilancio? Il Piemonte ha bisogno di un governo serio, non di una compagine pronta a litigare su ogni argomento, con un presidente che piuttosto che riconoscere il suo fallimento è disposto a tenere la testa sotto la sabbia.
DICHIARAZIONE DI ALDO RESCHIGNA
Capogruppo Pd in consiglio regionale

Costi della politica: solo … parole, parole, parole per Valerio Cattaneo

Incredibile tempismo del Presidente del consiglio regionale Valerio Cattaneo. Sugli organi d’informazione ha inviato una lettera (la potete leggere in fondo all’articolo)  nel quale si lancia in un accorato appello alla politica “romana” per tagliare i soldi ai partiti, troppi parlamentari, basta sprechi ecc.
Tutto bello e “lodevole”: peccato che “predicare bene e razzolare male” è un motto che funziona spesso in politica. Infatti nello stesso giorno il centrodestra in consiglio regionale con Lega Nord e PDL, che Lui presiede, boccia gli emendamenti su trasparenza nella gestione dei fondi dei gruppi e riduzione dei benefit presentati dal PD.
Tre erano le proposte del gruppo Pd:
1) nei bilanci dei gruppi consiliari vengano dettagliate con precisione le spese sostenute dai gruppi, che vengano certificati da un collegio dei revisori dei conti e siano pubblicati sul bollettino ufficiale della Regione, come segnale di forte trasparenza nelle spese tenute dai gruppi (la cosa incredibile è che Valerio Cattaneo lo stesso giorno del voto in regione, nella sua lettera ai cittadini del VCO ha scritto ”… servono anche norme per favorire la trasparenza e i controlli sui bilanci, da certificare con agenzie tecniche indipendenti”.)
2)  ridurre seccamente il numero di biglietti aerei a disposizione dei consiglieri regionali.
3) abolizione dell’adeguamento Istat dei vitalizi e delle indennità dei consiglieri, così come già avviene per la maggioranza delle pensioni dei cittadini italiani, anche di quelle inferiori ai vitalizi percepiti dagli ex consiglieri.
Sono richieste ragionevoli, a  cui ci è stato risposto con un no secco, e con una ipotetica disponibilità ad affrontarle solo all’interno di una discussione organica. Peccato che la proposta di legge sulla riduzione dei costi della politica del PD giaccia ferma in Commissione da oltre un anno e ogni volta che viene posta all’ordine del giorno viene bloccata dall’ostruzionismo della maggioranza.
Come si vede Valerio Cattaneo e la sua maggioranza fanno roboanti annunci (anche ai cittadini del VCO) ma poi nei fatti non muovono un dito.
Come può il presidente Cota annunciare in Tv che i bilanci della Lega nord saranno d’ora in poi certificati, e i suoi consiglieri in Regione votare contro una analoga impostazione per quanto riguarda i gruppi consiliari?
Per il capogruppo PD Aldo Reschigna, la bocciatura da parte della maggioranza «stride ancora di più di fronte alla difficile situazione che vive il paese, ai sacrifici che si chiedono agli italiani e alle affermazioni di principio che vengono continuamente ribadite dalle stesse forze che poi votano» e non potrà che rendere «ancora più profondo il solco che ci divide dai cittadini».

 

Lettera di Cattaneo alla Stampa. di mercoledì 18 aprile 2012
Ai partiti vengono dati troppi soldi pubblici. Dal 2008 le forze politiche hanno incassato dallo Stato più di 500 milioni di euro ma risulta che abbiano speso per le elezioni solo 136 milioni, patrimonializzando la differenza. Da sempre sono convinto che il finanziamento pubblico dei partiti debba essere abolito e se la politica, al di là dei teatrini, vuole essere credibile deve farlo in fretta.
L’attività deve essere finanziata dalla gente, dai militanti, da chi in quel partito crede e ne condivide i valori. In tal modo chi lavora bene è corretto e credibile, chi rappresenta qualcuno o qualche idea potrà farlo con le risorse che recepisce dai propri sostenitori. Chi vuole invece soltanto gestire il partito a scopo privatistico o familiare, probabilmente non raccoglierà un euro.
Lo Stato dovrebbe limitarsi ad applicare anche ai partiti le norme già esistenti per le onlus, magari introducendo l’intera deducibilità dei contributi. E potrebbe agevolare l’utilizzo di alcuni servizi, come le affissioni gratuite dei manifesti o la disponibilità di sale. Si premierebbe così chi effettivamente svolge un’azione politica e non chi si limita a sperperare fondi pubblici. Naturalmente, servono anche norme per favorire la trasparenza e i controlli sui bilanci, da certificare con agenzie tecniche indipendenti.
I parlamentari si rendano conto che è suonata la campanella dell’ultimo giro: si metta in cantiere e si chiuda rapidamente una modifica costituzionale – la maggioranza attuale ha oltre due terzi dei voti in Parlamento – che deve sostanzialmente cambiare due cifre, 630 e 315, possibilmente dimezzando il numero di deputati e senatori. Ed è anche essenziale approvare una nuova legge elettorale che dia ai cittadini la possibilità di scegliere il proprio rappresentante.
I recenti fatti hanno inoltre evidenziato un male che è tutto italiano, quello di figli, nipoti e consorti in politica, un fenomeno che deve essere combattuto e rimosso.