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Cota a Casa: incontro pubblico giovedì 19 dicembre a Casale Corte Cerro

cotaacasaLa giustizia ha stabilito che le elezioni regionali si sono svolte al di fuori della legge.
Il governo regionale ed il presidente Cota risultano sempre piu’ lontani dai bisogni dei cittadini del piemonte.
Il presidente cota ha mentito ai magistrati ed al Piemonte.
Cota è incapace di dare risposte elle emergenze economiche e sulla sanità.
Sono queste le ragioni per cui chiediamo lo scioglimento del consiglio regionale e nuove elezioni.
Chiamiamo il piemonte a far sentire con forza la sua voce e per questo giovedi’ 19 dicembre 2013, alle ore 21, è organizzato un incontro pubblico a Casale Corte Cerro presso il centro il Cerro
Partecipano Aldo Reschigna, capogruppo regionale, Gianfranco Morgando, segretario regionale, Antonella Trapani, segretario provinciale
Organizzato dal Gruppo Consigliare PD Regione Piemonte.

SITUAZIONE IN REGIONE. UNA DICHIARAZIONE DI ALDO RESCHIGNA

E’ indubbio che questa legislatura regionale è entrata in una fase di grandissima straordinarietà che delegittima ulteriormente l’istituzione Regione Piemonte, come denunciato ieri da Gianfranco Morgando, segretario regionale del PD.
La vicenda Giovine, la paralisi dell’attività politica che come gruppo abbiamo ripetutamente denunciato e che è evidente agli occhi di chi segue i lavori del Consiglio regionale e delle Commissioni, la prossima chiusura dell’indagine della Procura della Repubblica, sono fatti che non possono essere valutati se non alla luce di un ulteriore, pesante allontanamento dell’istituzione Regione dalla comunità piemontese.
Di tutto ciò il gruppo regionale PD ha piena consapevolezza e ritiene che, nonostante il forte impegno nella denuncia e nell’iniziativa politica di contrasto a questo governo regionale, oggi lo scenario che abbiamo di fronte a noi sia totalmente diverso dal mero scontro tra due politiche che in questi anni si sono combattute.
Per questo lanciamo la proposta all’intero Consiglio regionale di giungere nel giro di due mesi alla chiusura anticipata della legislatura, una volta approvate la legge di bilancio e la nuova legge elettorale.
Il gruppo regionale del PD, di concerto con il segretario regionale, ha richiesto che tutto ciò venga affrontato negli organismi dirigenti del PD Piemonte e si giunga congiuntamente alle determinazione di una soluzione efficace.

ALDO RESCHIGNA

capogruppo PD in Consiglio Regionale

Scuole professionali: Reschigna una situazione inacettabile

La condizione delle agenzie formative professionali che operano nel VCO, con il rischio concreto che non siano in grado già da questo mese di pagare gli stipendi, è inaccettabile. La formazione è una delle chiavi fondamentali per il superamento della grave crisi che attraversiamo da tempo, tutti lo dicono, ma la Regione non pratica le politiche necessarie per mantenerla e potenziarla. 
Già da una settimana ho interessato alla vicenda l’assessore competente, Gilberto Pichetto, spingendo perché venissero trovate in fretta le risorse necessarie. Ora l’assessore mi ha fatto sapere che entro la fine del mese di novembre dovrebbero essere dati alle Province, che hanno la gestione diretta della Formazione professionale, risorse per 130 milioni di euro, di cui 4,5 milioni per il VCO.  
Rappresenterebbero una boccata di ossigeno importante per la sopravvivenza anche nel VCO di un sistema di formazione professionale indispensabile per poter guardare al futuro con un minimo di speranza.

DDL DELLA GIUNTA REGIONALE SULLA MONTAGNA: ACCOLTE MOLTE NOSTRE CONSIDERAZIONI, NEGATE DURANTE IL DIBATTITO SULLA LEGGE.

E’ una magra consolazione, ma pur sempre una consolazione, riscontrare che nel corso della legislatura le grandi rigidità con cui il centrodestra ha affrontato per molto tempo i problemi, rigettando proposte razionali e condivisibili da noi presentate, spesso si è sfaldata, con conseguenti marce indietro che noi consideriamo positive e utili per il Piemonte.

L’ultimo esempio è il disegno di legge della Giunta sulla montagna. Già in sede di discussione della nuova legge regionale sulle gestioni associate, avevamo presentato emendamenti affinchè le politiche di sviluppo per la montagna si potessero sviluppare solo all’interno delle Unioni dei comuni montani, e non con convenzioni con i singoli comuni. Oggi la Giunta torna sui suoi passi, accettando questo importante principio.

Avevamo anche sostenuto che non ci possono essere politiche di sviluppo se non in un quadro di ambiti territoriali ottimali per dimensioni, consapevoli che il principio di politiche di sviluppo per microaree non avesse concretezza ed efficacia reale. Ora il riferimento presente nel ddl ad ambiti territoriali coincidenti con le vecchie comunità montane, prima della riforma del 2007, ci conforta. Tutto ciò è ancora più importante perché in questi mesi abbiamo assistito a tentativi di costruire forme associative tra comuni montani su territori così limitati da far perdere peso a eventuali politiche associate, invece di aumentarne l’efficacia.

Positivo, infine, che anche su patrimonio e personale delle ex comunità montane si sia ripreso il dialogo con l’Uncem. Bene dunque per le novità presenti nel ddl. Ma non si può notare che, se le nostre proposte fossero state considerate nel loro reale valore già in sede di discussione della legge regionale, si sarebbe risparmiato del tempo.

UNA DICHIARAZIONE DI ALDO RESCHIGNA

SI RIDIA LA DISOCCUPAZIONE SPECIALE AI TRANSFRONTALIERI RIMASTI DISOCCUPATI.

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la mozione, primo firmatario il capogruppo PD Aldo Reschigna, sul ripristino dell’indennità speciale di cui godono i transfrontalieri che perdono il lavoro in Svizzera. La mozione è stata sottoscritta anche dai colleghi Cattaneo, Marinello e De Magistris.
“Sono oltre 6.000 i lavoratori piemontesi, i cosiddetti “transfrontalieri”, che ogni giorno varcano i confini della nostra regione per andare a lavorare in Svizzera”, spiega Reschigna. “Un numero cresciuto notevolmente negli ultimi anni, ma che oggi sono i primi ad essere espulsi da un mercato del lavoro, quello svizzero, estremamente flessibile, che risente della crisi internazionale”.
“Proprio a tutela di queste situazioni, un accordo italo-svizzero diventato legge nel 1997, permetteva il pagamento di una indennità di disoccupazione speciale, da parte dello stato italiano, con risorse fornite dalla Svizzera. Una condizione importante per tutti i lavoratori transfrontalieri che sono soggetti alle forti fluttuazioni del mercato del lavoro svizzero”.
“L’anno scorso la legge Fornero sul mercato del lavoro congelò la disoccupazione speciale per i transfrontalieri, assegnando loro quella ordinaria, ma il fondo speciale costituito dai trasferimenti del governo svizzero venne congelato e non può essere utilizzato per altri scopi. Il risultato è che i transfrontalieri attualmente hanno un trattamento peggiore rispetto alla disoccupazione speciale e gravano totalmente sull’Inps, che non può utilizzare i fondi svizzeri.Una situazione paradossale, che deve essere sanata”.
“Per questo”, conclude Reschigna, “la mozione impegna la Giunta regionale affinché intervenga presso il Ministero del Lavoro perché garantisca la piena applicazione della legge che concede i trattamenti speciali di disoccupazione ai lavoratori transfrontalieri rimasti disoccupati e separi il fondo destinato al trattamento speciale di disoccupazione per i transfrontalieri”. 

LE LISTE DI ATTESA IN PIEMONTE, PRESENTATI OGGI I DATI.

“Con il blocco del personale la situazione delle liste di attesa in sanità è peggiorata drasticamente, tanto da segnare una netta inversione della tendenza che fino a qualche anno fa aveva visto la sanità piemontese in grado rispondere positivamente alla richiesta di salute che viene dai cittadini. Oggi non è più così”.
Il capogruppo regionale PD Aldo Reschigna è secco nel presentare la ricerca “la salute può attendere”, un dossier ricco di dati e di proposte sulle liste di attesa nel servizio sanitario piemontese, oggetto di una conferenza stampa oggi nella sede torinese del gruppo PD.
“La gravità del fenomeno è tale che oggi, complice anche il peso del ticket su ogni prestazione, il cittadino si sta allontanando dall’utilizzo delle strutture sanitarie pubbliche per rivolgersi al privato”, aggiunge Reschigna.
“Le liste di attesa in molti casi sono triplicate o quadruplicate”, ha spiegato introducendo il dossier che ha raccolto i dati delle liste di attesa superiori ai tre mesi, facendo anche confronti tra le diverse Asl per alcune prestazioni e confrontando le attese con quelle del 2011.
“Siamo consapevoli delle difficoltà della Regione, ma su questo tema l’assessorato non fa nulla, quasi il problema non ci fosse. Attese di sei mesi, un anno, non possono essere considerate un servizio accettabile, questo oggettivamente porta i pazienti a rivolgersi al privato”, aggiunge Reschigna.
Il capogruppo PD ha sottolineato i dati che riguardano il VCO, “dove, come nel caso della neuropsichiatria infantile, le attese sono di 180 giorni per una visita sia a Domodossola che a Verbania. Per una visita ematologica a Domodossola occorre aspettare 124 giorni, 110 per un ecocardiogramma prediatrico, 98 per interventi di piccola chirurgia, 97 per una visita reumatologica. Questo, pur considerando che di fronte ai dati regionali quelli del VCO non sono tra i peggiori, non può essere di conforto. La situazione, già pesante, appare destinata a peggiorare con la continuazione del blocco del turn over”.
Reschigna ha ricordato le proposte per ridurre le liste di attesa, che “configurano un quadro in cui la possibilità di curarsi appare fortemente compromessa, soprattutto per le fasce di reddito più modeste. Questa situazione non può che produrre un forte incremento della attività dei laboratori privati”. Per tagliare le attese secondo il PD è necessario intervenire sulla appropriatezza delle richieste dei medici, in modo da ridurre al necessario gli esami di laboratorio e radiologici.
Occorre anche inserire nel CUP i centri privati accreditati, chiedendo loro di fornire non esami di laboratorio, cui la sanità pubblica è in grado di provvedere, ma le prestazioni specialistiche in cui il sistema sanitario pubblico è più debole. Infine sono necessarie anche prestazioni aggiuntive da parte degli ospedali per le attese maggiori e le patologie più gravi, l’utilizzo da parte degli specialisti ospedalieri della possibilità di prescrivere direttamente gli esami, senza ricorrere al medico di famiglia, la pulizia periodica delle liste di attesa.

UNA DICHIARAZIONE DI ALDO RESCHIGNA