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Ridisegno delle province Piemontesi: una scelta che non condividiamo quella di Cota e della sua maggioranza

Con la scelta, compiuta oggi, di proporre al governo l’istituzione di sei province il Consiglio regionale ha dato prova di essere incapace di progettare una riforma dell’organizzazione locale all’altezza dei tempi e delle richieste dei cittadini.
La scelta di affiancare, oltre alla Provincia di Vercelli-Biella, in linea con i criteri di popolazione-territorio fissati dal governo, anche quella di Asti, al di sotto di quei parametri, non solo indebolisce la richiesta venuta con grande forza dai sindaci del vercellese e del biellese, ma scava anche un solco profondo con le autonomie locali piemontesi.
Dopo un lungo dibattito infatti, il CAL si era pronunciato per l’istituzione di 4 province, una per quadrante. Abbiamo dato nel corso del dibattito la nostra disponibilità a sostenere le richieste del vercellese e del biellese, ma la scelta di aggiungere anche la provincia di Asti snatura l’intero provvedimento, svuotandolo da elementi di razionalità e indebolendolo nel suo complesso.
Da qui la nostra scelta di astenerci sul voto finale perché non possiamo più condividere una politica incapace di progettare il futuro. Con questi provvedimenti si può creare un consenso immediato, ma si getta un solco profondo in un momento di grandissima crisi economica che colpisce famiglie e imprese con la necessità di destinare meno risorse al mantenimento di organizzazioni amministrative per assegnarle invece a servizi e investimenti produttivi. Non vogliamo essere parte di una politica incapace di raccogliere le grandi sfide e i drammi che sta vivendo il nostro paese.

UNA DICHIARAZIONE DI ALDO RESCHIGNA

 

Fallimento della regione Piemonte: le dichiarazioni dell’assessore Monferrino confermano i nostri timori. Cota si dimetta

L’affermazione dell’assessore Monferino ieri in Commissione, sul fallimento tecnico della Regione, pur nella sua drammaticità, non è per noi una novità. Ricordiamo bene il disinteresse con cui la Giunta ha accolto il nostro grido d’allarme lanciato da mesi sugli organi di informazione e nelle sedi istituzionali sul pessimo stato di salute dei conti regionali e sul fortissimo rischio che il 2013 possa rappresentare il punto di rottura dell’equilibrio economico del bilancio della Regione.
Siamo arrivati a questo perché in questi due anni e mezzo la Giunta regionale ha più guardato al passato che a formulare politiche strutturali di riforma della Regione, o a considerare quelle da noi proposte un anno fa.
Siamo arrivati a questo perché questa amministrazione ha elaborato un bilancio 2012 falso, e se ne occuperà la Corte dei conti, nell’assestamento di bilancio sposta sul 2013 volumi importanti di spesa sostenuta nel 2012 per oltre 400 milioni e perché il tema della spending review è stato affrontato con superficialità e banalità, anche se con un lauto compenso all’ennesimo consulente di Cota.
Questa Giunta non è all’altezza dei conti drammatici della Regione, e la problematicità dei conti sanitari resi noti da Monferino lo dimostra in tutta la sua evidenza: 60 milioni del deficit 2012 vengono spostati sul 2013; il disallineamento tra i conti regionali e quelli delle aziende sanitarie segna un altro rosso di 900 milioni, anche se questo è il frutto di molti anni.
Eppure finora si è provveduto rinviando i problemi invece di affrontarli. Il disavanzo 2010 è stato spalmato in tre anni; l’assestamento 2012 affronta il buco del 201, 485 milioni, coprendo solo 18 milioni e rinviando il resto fino al 2014. Paradossalmente, nella legge di bilancio 2013 lo stesso disavanzo 2011 viene spalmato fino al 2015. che confusione!
Ora i nodi stanno venendo al pettine. Per coprire il buco di 900 milioni, l’assessore Monferino propone la costituzione di un fondo chiuso immobiliare sul patrimonio regionale disponibile. Lo abbiamo chiesto due anni fa, finalmente ci arriviamo.
Meno brillante invece l’altro fondo immobiliare cui il centrodestra vorrebbe conferire gli ospedali, per il cui uso le aziende sanitarie dovrebbero pagare l’affitto. Per garantire la fruibilità degli ospedali, la Regione dovrebbe controllarne il 66%. Si parla di oltre 400 milioni, dove li trova Cota tutti questi soldi?
Non si può procedere su temi così delicati con tanta improvvisazione. Non si può soprattutto pensare di cavarsela solo con gli strumenti finanziari, senza arrivare a quello che chiediamo da tempo: una vera riforma della Struttura regionale, riorganizzando e alleggerendo il sistema di tutto ciò che non è indispensabile. Non sono solo parole: la prossima settimana presenteremo la nostra proposta di deliberazione sulla spending review, e sarà sicuramente più incisiva di quella della Giunta Cota.
Per adesso riproponiamo la nostra richiesta politica di cambiamento del governo regionale, perché non basta denunciare: chi ha “fallito” nel governo della Regione deve dare le dimissioni, caro presidente Cota.

Aldo Reschigna
capogruppo Pd in Regione Piemonte

Ufficio Stampa

Scandalo in Regione: autocertificazioni da abolire. Lo avevamo proposto un anno fa.

Guarda il video dell’intervista ad Aldo Reschigna (clicca qui).

L’esplodere dello scandalo alla Regione Lazio ha portato in molte Regioni ad una accelerazione dei provvedimenti di taglio dei costi della politica. Questo è accaduto anche in Piemonte. Sarebbe però sbagliato mettere sullo stesso piano le forze politiche, quelle che finora avevano fatto resistenza ai tagli e quelle che invece hanno da tempo premuto perché i tagli passassero.
Voglio dire che come gruppo consiliare del PD non ci sentiamo fuori dal difficile rapporto con la comunità piemontese, che fatti come quelli al centro dell’opinione pubblica in questo periodo, rendono anche più difficoltosi. Ma voglio esprimere con molta forza almeno il fatto che il gruppo regionale del PD non ha aspettato lo scandalo del Lazio per sostenere con convinzione la riduzione dei costi della politica. Da tempo infatti nel PD è maturata la convinzione che i costi della politica siano una questione di grande importanza, percepita dai cittadini, soprattutto in una situazione di crisi, come un fardello insopportabile.
Una riflessione in tal senso era cominciata già nella passata legislatura, ma era stata bloccata da un regolamento che facilitava la paralisi dell’attività legislativa.
Con la nuova legislatura, avviata nel maggio 2010, il gruppo regionale del Partito Democratico non ha scelto l’attesa, ma ha presentato un insieme organico di proposte per ridurre i costi della politica.
La scansione temporale che vi proponiamo e i contenuti delle proposte lo dimostrano in modo chiaro.

10 maggio 2010 Il gruppo presenta, primo tra tutti i gruppi regionali, una proposta di legge per il dimezzamento della indennità di fine mandato dei Consiglieri. La proposta viene poi ripresentata in un emendamento alla legge finanziaria per il 2011. Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità all’interno della finanziaria 2011, l’11 luglio 2011, il dimezzamento dell’indennità di fine mandato dei consiglieri.

22 giugno 2010 Il gruppo regionale PD presenta una proposta di legge per ridurre i membri del Corecom, il Comitato regionale per le Comunicazioni, portandoli da sette a cinque. La proposta è diventata legge all’interno della finanziaria 2011, l’11 luglio 2011

19 ottobre 2011. Preceduta da una presentazione agli organi di informazione il 30 settembre, il Gruppo PD presenta una organica proposta di legge regionale per la riduzione dei costi della politica. La proposta prevede
– La abolizione degli assegni vitalizi, poi diventata legge con l’inizio del 2012;
– La riduzione delle spese per il personale e il funzionamento dei gruppi consiliari e delle spese degli uffici di comunicazione della Giunta e del Consiglio regionale. A questo proposito il provvedimento prevede un diverso sistema di finanziamento che dia ai gruppi circa 2.000.000 di euro in meno rispetto a quanto percepito attualmente, con i quali sostenere tutti i costi per il personale, l’organizzazione e l’attività politica. Per quanto riguarda invece le assunzioni in staff per gli assessori e per i membri dell’Ufficio di presidenza, prevede un taglio del 20% dei finanziamenti.
– Riduzione del numero di biglietti aerei a disposizione dei consiglieri. Si propone il taglio del 40% dei biglietti aerei nazionali a disposizione dei consiglieri e dei gruppi consiliari per attività connesse all’esercizio del mandato (erano 11 voli aerei annui per consigliere, più un budget complessivo di 10 biglietti per gruppo), e l’abolizione dei biglietti aerei per voli nell’Unione europea (allora tre per consigliere), da corrispondere solo dal Consiglio regionale per missioni ufficiali. La recente decisione dell’Ufficio di presidenza di rivedere la disponibilità dei biglietti aerei ricalca la nostra proposta di allora. Questo punto è stato ripresentato come proposta di deliberazione il 20 ottobre 2011
– Trasparenza e pubblicità dei bilanci dei gruppi consiliari. La proposta chiede il bilancio di ogni gruppo, con descrizioni dettagliate sulle spese per personale, organizzazione e attività politica, sia accompagnato da una relazione sulle attività svolte dal gruppo stesso e certificato da un revisore dei conti esterno non proposto dal gruppo. Una volta ottenuta la certificazione, venga pubblicato insieme alle relazioni sul Bollettino ufficiale della Regione e sul sito internet del Consiglio regionale.

20 ottobre 2011. Il gruppo regionale PD presenta un emendamento alla pdl 107 che abolisce le autocertificazioni, cioè le certificazioni che ogni consigliere può fare nel momento in cui segue nella sua funzione istituzionale un avvenimento al di fuori dell’attività stretta di Consiglio e che vengono ricompensate con un gettone giornaliero.

9 gennaio 2012. Con tre emendamenti presentati durante la discussione della legge finanziaria per il 2012, il gruppo tenta di inserire in legge i provvedimenti già proposti per la riduzione dei biglietti aerei, la trasparenza del bilancio dei gruppi e il congelamento degli aumenti Istat dei vitalizi. I tre emendamenti sono stati bocciati dalla maggioranza.

22 maggio 2012. Il sottoscritto scrive una lettera al Presidente Valerio Cattaneo e a tutti i capigruppo del consiglio regionale in cui, visti i ritardi nell’esame delle proposte Pd sulla riduzione dei costi della politica, chiede che venga insediato un tavolo di concertazione in sede di Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari che accerti la volontà dei gruppi stessi di assumere concrete iniziative a riguardo.

5 luglio 2012 Il gruppo regionale PD presenta una proposta di legge di modifica dello Statuto regionale per portare a 50, dagli attuali 60, il numero dei consiglieri regionali e ridurre a 11 il numero degli assessori, di cui possono essere esterni al massimo il 25%.

12 Settembre 2012 Il gruppo regionale PD presenta una proposta di legge regionale che modifica l’attuale legge elettorale regionale. La proposta prevede tra l’altro la riduzione dei consiglieri regionali dagli attuali 60 a 50 e l’ abolizione del cosiddetto listino del presidente, scelto finora dai partiti. Resta il premio di maggioranza, attraverso la conferma alla coalizione vincente di 30 consiglieri, tutti eletti direttamente dai cittadini nelle liste circoscrizionali. Le altre novità di rilievo sono la presenza del 50% di candidate donna in ogni lista presentata, e la possibilità della doppia preferenza, purchè assegnate a un uomo e a una donna. Più rigida anche la soglia di sbarramento.

In queste ultime settimane dopo i fatti della Regione Lazio anche in Piemonte finalmente si è passati dalle parole ai fatti. La settimana prossima il Consiglio regionale approverà l’abolizione delle autocertificazioni, la certificazione dei bilanci dei gruppi e la riduzione dei consiglieri regionali da 60 a 50; inoltre ieri sera il Tavolo di concertazione ha definito la scelta che partirà dal 01.01.2013 alla riduzione dei finanziamenti del 20%.

Sono parti delle proposte che da molto tempo avevamo proposto come PD.

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La pubblicazione dei dati sulle autocertificazioni (clicca qui), visti anche alcuni limitati casi abnormi, confermano che la totale abrogazione di quell’istituto, da noi chiesta un anno fa in una proposta di legge, è assolutamente necessaria e da concretizzare nella seduta di Consiglio di martedì prossimo.
Ieri, al termine del tavolo di concertazione sui costi della politica, abbiamo chiesto che il prossimo tavolo si occupi dell’abolizione dei rimborsi forfettari. Ci sembra questa la procedura corretta per arrivare davvero a soluzioni concrete, evitando sterili atteggiamenti propagandistici.Oggi abbiamo chiesto che il tavolo di concertazione si riunisca lunedì prossimo.

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Stamattina la guardia di finanza si è presentata presso la sede del gruppo regionale PD, in via Arsenale 14, a Torino, per acquisire la documentazione contabile del gruppo dal 2008 ad oggi.
“Questa visita non mi stupisce, è un passaggio scontato e inevitabile, vista l’apertura del fascicolo da parte della magistratura”, commenta il capogruppo regionale PD Aldo Reschigna. “Naturalmente ho messo a disposizione la documentazione richiesta e spiegato le modalità di gestione finanziaria del gruppo, che non prevedono l’assegnazione diretta di somme di denaro ai consiglieri regionali perché qualunque uscita è successiva alla presentazione dei relativi documenti contabili da parte dei singoli consiglieri”.
“Sono assolutamente favorevole ai controlli esterni sull’utilizzo delle risorse dei gruppi, perché in questo momento ritengo siano gli unici strumenti capaci di rassicurare i cittadini sul corretto utilizzo delle risorse pubbliche”.

Dichiarazione di Aldo Reschigna, capogruppo pd in regione

 

Verbania e il lago: incontro pubblico venerdì 5 ottobre

Il lago: risorsa, opportunità, problema …parliamone.
E’ questo il titolo dell’ incontro pubblico del Pd che si svolgerà venerdì 5 ottobre 2012 ore 20.45 presso la Sala Rosmini dell’hotel Il Chiostro a Verbania. Clicca qui per scaricare l’invito.
Un confronto sulle potenzialità del nostro lago per valorizzare la città e  il suo territorio.
Introduce Corrado De Ambrogi, segretario PD di Verbania. Intervengono:
• Il lago: risorsa da valorizzare, Diego Brignoli
• L’Istituto idrobiologico e lo stato di saluto del lago, Piero Guilizzoni (ricercatore CNR)
• Fare turismo tra lago e Val Grande, Fabio Rappoldi
• I Parchi, le Ville, i Giardini: il nostro capitale, Fabrizio Buttè
• Sport&tempo libero: le nuove manifestazioni, Daniele Menzio
Conclusioni di Aldo Reschigna, capogruppo PD al Consiglio Regionale

Organizzato dal Circolo di Verbania e dal Gruppo Consigliare regionale del Pd

Il Pd per la provincia di Quadrante: affollata assemblea pubblica a Casale Corte Cerro

Ieri sera, presso il centro culturale il Cerro a Casale Corte Cerro,  il gruppo consigliare del Partito Democratico in regione e il Partito Democratico provinciale hanno organizzato un incontro pubblico per discutere il disegno di legge per il riordino degli enti locali piemontesi che, nei prossimi giorni, discuterà il consiglio regionale del Piemonte.
Una proposta di legge anche alla luce dei provvedimenti governativi che ridisegnano i poteri e le funzioni di Comuni, Province e Regioni.
Affollatissima e partecipata la serata (quasi 150 tra cittadini e amministratori del VCO) alla quale hanno partecipato Aldo Reschigna capogruppo regionale e Antonella Trapani segretario provinciale Pd.
Alla serata è stato presentato il documento proposto dal segretario provinciale Antonella Trapani che lancia l’ipoesi di quadrante per l’assetto delle Province piemontesi e la proposta di Unione di comuni forte (tre tra Cusio, Ossola e Verbano) per la gestione associata dei servizi per i Comuni.
Di seguito il testo presentato come ordine del giorno all’assemblea provinciale del PD a fine agosto.

Quali scelte per il nuovo assetto delle province.

Con la conversione in legge della spending review, è diventato reale il ridisegno delle Province.
Sono 64 quelle che spariranno dalla cartina amministrativa del Paese, compresa tre queste la provincia del Verbano Cusio Ossola. Non è sicuramente questo il provvedimento legislativo auspicabile per una riorganizzazione di tale portata, ma questa è la strada scelta dall’attuale Consiglio dei Ministri nel cercare di colmare 20 anni di freni e lacci al paese e procedere verso la sua modernizzazione.
In un intervista su Repubblica il Ministro Patroni Griffi ha dichiarato: “dobbiamo uscire dall’ottica di province cancellate o soppresse. In realtà sono tutte soppresse e tutte si devono riordinare avendo dei requisiti minimi. Debbono cercare aggregazioni diverse”.
Questo è il quadro nel quale oggi bisogna operare e dare una risposta.
In definitiva, il sistema delle province che abbiamo conosciuto fino ad oggi, non ci sarà più perché sarà trasformato in un sistema di enti di II° grado più simile agli attuali Ato nei quali sarà fondamentale il ruolo esercitato dai Comuni. Un consiglio provinciale formato da 10 consiglieri e da un Presidente (senza giunta) non più eletti dai cittadini, ma dai consiglieri comunali.
Le funzioni oggi in capo alle province (lavoro, formazione professionale, caccia e pesca, turismo ecc) saranno nelle prossime settimane ridistribuite dal Governo ai Comuni e alle Regioni e alle “Province” rimarranno solo l’edilizia scolastica di secondo grado e la viabilità come funzione amministrativa e viabilità e ambiente dal punto di vista organizzativo e di programmazione
E’ evidente che il nuovo assetto degli enti locali poggerà il proprio baricentro sui Comuni, dando attuazione all’art. 118 della Costituzione(1) e questi dovranno rispondere prontamente alla nuova sfida.
Circa un anno fa, con la manovra di agosto del governo Berlusconi, si era avviata una debole discussione sul possibile futuro della provincia del Vco. In un consiglio provinciale, gli amministratori leghisti locali richiamarono l’attenzione sulla richiesta in atto di autonomia per questo territorio che non doveva andare dimenticata ne essere superata con troppa facilità.
Nella stessa seduta fu il Presidente del Consiglio Regionale Valerio Cattaneo a far capire ai presenti che si trattava di un sogno superato dalla realtà economica e politica che oggi viviamo.
Eppure il mantra dell’autonomia continua ad echeggiare tra le file leghiste e lo hanno scritto in una nota congiunta i deputati della Lega Nord, Nicola Molteni ed Erica Rivolta, e il consigliere regionale Dario Bianchi: “il progetto lanciato dal segretario federale della Lega Nord Roberto Maroni, circa la costituzione della provincia dei laghi prealpini comprendente le province di Como, Varese, Lecco, Sondrio, Verbano, Cusio, Ossola e Novara a cui attribuire autonomia speciale sul modello di Trento e Bolzano diventa una grande occasione per dare rappresentanza a dei territori virtuosi nei quali è concentrata parte dell’eccellenza produttiva del nord”.
Un’immagine affascinante, in puro stile leghista che ti prospetta una realtà ipotetica di prospettiva, ricchezza, gestione in proprio delle risorse. E’ possibile ancora crederci? No.
Questo paese ha bisogno di omogeneità, di pari trattamento e la strada da perseguire non è la creazione di statuti autonomi ma caso mai l’omogeneizzazione di quelli già in essere. Statuti speciali, provincie autonome oggi mostrano due diversi paesi, due distinti approcci alla crisi di sistema che noi duramente subiamo.
Allora qual è la strada da perseguire?
Più “semplice” sarebbe la ricostituzione della “vecchia” provincia di Novara, ante 1992, sempre tenendo ben presente però che non si tratta dell’ente provincia ad oggi conosciuto, ma di un ente di secondo grado con competenze ridotte e con un latro altro importante fattore da considerare, ovvero il progressivo ridursi delle risorse economiche sia dirette che provenienti da trasferimenti.
In questo scenario, riteniamo che il Partito Democratico Vco, direttamente coinvolto nel riordino degli enti, debba promuovere sul territorio una proposta più completa che non guardi solo ai confini territoriali ma alle funzioni ed alle competenze che sono state ridistribuite dal Decreto Legge 6 luglio 2012 n. 95 recante “disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”.
In quest’ottica e partendo dalla riorganizzazione degli enti locali, dalla necessità della maggioranza dei comuni della nostra provincia di formare unioni dei comuni finalizzate alla gestione associata delle funzioni fondamentali, dall’incertezza sulla gestione dei Consorzi dei servizi sociali (solo per citare alcuni esempi) si propone la formazione di unioni che rappresentino territorialmente zone di area vasta come potrebbe essere nel nostro caso l’Ossola, il Verbano e tutto il Cusio.
Dovendo imparare ad amministrare con molte meno risorse economiche, vale il detto che l’unione fa la forza, non è immaginabile oggi che piccole unioni di meno di 3000 abitanti possano affrontare con efficienza ed efficacia le nuove sfide amministrative che vengono prospettate. Dovrà altresì essere promossa, sempre con il beneplacito dei cittadini, la fusione dei comuni più piccoli, che non rischierebbero assolutamente di perdere la loro storia o comunità ma di guadagnare in organizzazione e sevizi.
3 Partendo da questa organizzazione territoriale è auspicabile la fusione delle provincie di Biella, Vercelli, Novara e Vco quale possibile futuro per il nostro territorio. Rivaleggiare con la nascente città metropolitana e con il centralismo Torinese, non solo economico ma anche politico è la sfida della nuova organizzazione territoriale. Un passo in questa direzione è stato già compiuto in materia di rifiuti e di sanità.
Da queste riflessioni si propone:
Premesso
– che un tema importante quale quello del riordino dell’assetto istituzionale del paese avrebbe richiesto una legge specifica e non provvedimenti inseriti all’interno di leggi dedicate o alla programmazione economica o alla rivisitazione della spesa pubblica;
– che si sarebbe dovuto proporre una riforma che toccasse tutto il sistema degli enti locali e della distribuzione delle loro funzioni a partire anche dalle Regioni, e in particolare da quelle a statuto speciale le quali continuano a beneficiare di enormi poteri e possibilità di spesa
sconosciute alle altre istituzioni dello stesso paese;
Valutato che
– il decreto attuativo prevede che siano le Regioni a proporre il riordino delle amministrazioni provinciali, con una proroga dei termini di scadenza: 70 giorni e non 40 per i Cal, fino a 90 giorni per la trasmissione dei piani al governo e 60 invece di 20 dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto per il governo per adottare la legge di riordino;
– sono ridotte le competenze e che l’ente diventa di secondo grado; il Partito Democratico del Vco definisce il seguente percorso di autoriforma
– formazioni di tre unioni dei comuni rappresentanti le aree del Verbano, del Cusio e dell’Ossola;
– l’entrata della provincia del Vco in una provincia composta da quelle attuali di Biella, Vercelli e Novara.

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1 “Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a
Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.”

Ufficio Stampa
Partito Democratico
Coordinamento provinciale VCO

 

Riordino degli enti locali piemontesi. Incontro giovedì 13 settembre ore 21 Casale Corte Cerro.

Nei prossimi giorni il consiglio regionale del Piemonte discuterà il disegno di legge per il riordino degli enti locali piemontesi, anche alla luce dei provvedimenti governativi che ridisegnano i poteri e le funzioni di Comuni, Province e Regioni.
In vista di questo importante dibattito, giovedì 13 settembre alle ore 21 presso il centro culturale “Il Cerro” a Casale Corte Cerro, il gruppo consigliare del Partito Democratico in regione e il Partito Democratico provinciale v’invitano a un incontro per discutere insieme osservazioni e contributi da portare in aula, utili a migliorare il disegno di legge.
Cliccando qui trovate la pagina con il DDL regionale n 192, 2011 riforma enti locali
All’incontro parteciperanno Aldo Reschigna capogruppo regionale e Antonella Trapani segretario provinciale Pd.

PD VCO
Ufficio Stampa