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Sacri Monti. La Lega vuole rompere il sistema di gestione

Sacro Monte Calvario Domodossola

C’è chi vuole rompere il sistema piemontese dei Sacri monti, in nome dell’autonomia di quello di Varallo a scapito degli altri.
La tentazione è emersa chiaramente già dall’avvio della discussione sulla nuova legge sulle aree protette. Dai banchi della Lega nord, in particolare, è venuta la richiesta di scorporare la gestione del Sacro Monte di Varallo da quella degli altri Sacri Monti.
Il tentativo, se dovesse riuscire, spezzerebbe un sistema importante come quello dei Sacri monti piemontesi, creando figli e figliastri e diversità di trattamento in un ambito che ha invece bisogno di coordinamento, di fare sistema, di scelte comuni e omogenee.
Contro questa ipotesi, osteggiata anche dalle comunità locali e dalle rappresentanze religiose ascoltate nelle audizioni, ci batteremo con forza.
Le aree protette, da un anno con gli organismi gestionali prorogati, hanno bisogno di nuove norme che diano equilibrio e rappresentanza nella loro
gestione.
Lo sforzo comune, durante i lavori di Commissione, è stato di trovare regole equilibrate che diano spazio alle esigenze regionali insieme a quelle delle
comunità locali. II blitz che viene ora preannunciato rischia di rompere un clima di confronto serio e di rendere tutto molto più difficile.
Aldo Reschigna
Capogruppo Consiliare Partito Democratico Regione Piemonte

OSPEDALE UNICO PLURISEDE: SCELTA CHIARA, DIFFICILE, OBBLIGATA. UNIRE E NON DIVIDERE!

Claudio Zanotti

Pubblichiamo gli interventi di Claudio Zanotti e Aldo Reschigna sulla questione sanità.
OSPEDALE UNICO PLURISEDE: SCELTA CHIARA, DIFFICILE, OBBLIGATA
Un ospedale “cardine” provinciale costruito sui due nosocomi esistenti, in grado di assicurare cure “ad alta intensità” e di elevata qualità sia a Domodossola sia a Verbania. Questo il senso del Consiglio Comunale “aperto” sulla Sanità.
La seduta “aperta” di Consiglio Comunale sulla sanità, voluta dai Gruppi di Minoranza e tenutasi lunedì 11, è stata un’occasione utile per iniziare a fare chiarezza sulle numerose e gravi questioni che nel breve volgere di qualche settimana hanno saturato e ingolfato il dibattito politico nell’intera provincia. I lettori di VB70 che volessero rinfrescarsi la memoria sui non hanno altro da fare che cliccare qui: http://www.verbaniasettanta.it/?cat=14.
Il dibattito in Consiglio è ruotato intorno a questo interrogativo: è ancora attuale il modello di “ospedale unico plurisede” che dalla fine del 2006 Regione e Asl si sono impegnate a realizzare gradualmente nelle due strutture del “Castelli” e del “San Biagio”? Interrogativo non peregrino. Se infatti questo modello viene accantonato, il destino dei due ospedali pubblici del Vco è segnato, esattamente nei termini da noi richiamato nello scorso numero (cfr.: http://www.verbaniasettanta.it/?p=3199) e ripresi quasi verbum de verbo dal consigliere e medico Sergio Cozzi durante la seduta di Consiglio: il “San Biagio” diventa ospedale pubblico provinciale (ospedale “cardine” di fascia B), il “Castelli” diventa ospedale pubblico “di prossimità” (fascia C), con specializzazione in oncologia medica e radioterapia.
Il Commissario Straordinario dell’Asl ha sostenuto che il modello di ospedale unico plurisede è ancora attuale. Se è davvero così, la strada da percorrere è chiara, difficile e obbligata. Chiara, perché avremo nel Vco un solo ospedale pubblico “cardine” di fascia C, articolato su due sedi; difficile, perché ci vorranno molti soldi per sistemare adeguatamente le due strutture e molta determinazione per integrare davvero due ospedali che sino ad oggi hanno viaggiato separatamente, nonostante la dicitura di “ospedale unico plurisede”; obbligata, perché non esisterà alternativa o “piano B” che non sia quella avere due ospedali separati, uno “cardine” e uno “di prossimità”.
La prima condizione perché questo disegno si realizzi è il rafforzamento della potenzialità chirurgica del “Castelli”, oggi fragilissima sotto il profilo impiantistico, logistico ed organizzativo. In questo senso va la richiesta del Gruppo Consiliare del Pd di realizzare al “Castelli” l’annunciato nuovo servizio di Emodinamica: solo così sarà possibile mantenere al “Castelli” un vero e proprio Dea e dare continuità – rafforzandola – alla vocazione chirurgica dell’ospedale. C’è poi una seconda condizione, che coinvolge entrambi gli ospedali e consiste nel costruire un ospedale unico plurisede ad alta intensità di cura, in grado cioè di assicurare prestazioni di qualità elevata per il tipo di ospedale (“provinciale” e di fascia B) in entrambe le sedi operative del “San Biagio” e del “Castelli”.
In altre parole: se è inevitabile che alcune prestazioni debbano vedere un’esclusività di erogazione specialistica in uno solo dei sue presidi (si pensi – a mo’ di esempio – a Neurologia e stoke unit a Domo e a Oncologia e Radioterapia a Verbania), le altre più significative prestazioni medico-chirurgiche devono poter essere erogate e fruite con i medesimi standard qualitativi al “San Biagio” e al “Castelli”. Ed è per questa ragione che sono indispensabili sia a Domo sia a Verbania i Dea, le sale operatorie moderne e funzionali, le Rianimazioni/Utic.
Poiché queste sono le condizioni minime e indispensabili perchè non vada vanificato il progetto di ospedale unico plurisede, a questo obiettivo devono essere subordinate altre esigenze o altre ambizioni, siano esse di “status” territoriale o di business sanitario privato.
Claudio Zanotti

SANITA’: UNIRE E NON DIVIDERE, COINVOLGENDO TUTTI I SINDACI.
Solo stamattina (ieri12.07.2011 ndr) ho saputo dell’incontro organizzato dal consigliere regionale Marinello con il direttore generale della sanità piemontese l’ing.Monferrino ed alcuni sindaci ossolani.
Non voglio assolutamente mancare di rispetto nei confronti dei Sindaci ossolani ma non parteciperò all’incontro e non solo perché ne ho avuto conferma solo stamane.
La ragione vera della mia mancata partecipazione sta nel fatto che non accetto che un tema così importante, quello quale della riorganizzazione della sanità nel VCO come in tutta la regione, venga affrontato senza coerenza e non assumendosi fino in fondo la responsabilità delle scelte e dei comportamenti.
Chi è oggi maggioranza in regione deve assumersi la responsabilità nel bene e nel male delle decisioni politiche che in Regione vengono assunte sulla sanità come su altro.
Chi è oggi maggioranza in Regione non può organizzare incontri solo con alcuni sindaci, perchè così facendo indebolisce un territorio e perché accentua le divisioni che stanno ritornando in modo prepotente.
Chi è oggi in maggioranza in regione deve assumersi la responsabilità di dire che quanto sta facendo il commissario straordinario dell’asl, di “fede leghista” come lui stesso si è autodefinito, è niente di più e niente di meno ciò che la Regione Piemonte vuole; e qualunque cosa verrà detta non cambierà lo scenario dei prossimi mesi.
Per queste ragioni io credo che tutto il Vco deve prendere consapevolezza delle scelte sbagliate che si stanno portando avanti, deve costruire un proprio progetto e poi tutti assieme deve rivendicare attenzione da parte della Giunta Regionale.
Un progetto che deve avere due punti comuni: i DEA nei due ospedali ed i posti letto di rianimazione nei due ospedali e poi tutto il resto distribuito in un’operazione di forte specializzazione dei due ospedali che garantisca qualità e sicurezza e tutela delle persone.
Un progetto che non guardi solo agli ospedali ma anche alla tutela, minacciata, dei servizi territoriali e dell’emergenza territoriale.
Aldo Reschigna
Capogruppo PD in Consiglio regionale

Sanità: CI VUOLE UN PROGETTO COMPLESSIVO PER LA SANITÀ DEL VCO. COTA E CATTRINI DEVONO PRESENTARLO!

Aldo Reschigna

Dopo la conferenza dei Sindaci dell’ASL 14 di lunedì scorso credo che sia urgente che il commissario straordinario dell’ASL presenti un progetto completo di come intende riorganizzare la sanità nel VCO.
Non è accettabile che il tema venga affrontato sfogliando un petalo per volta una margherita ormai rinsecchita; è però quello che si sta facendo e non è accettabile.
Gli interventi che lunedì sono stati presentati come conseguenza del piano ferie che ridurrà il personale nel corso dell’estate non hanno, infatti, questo limite territoriale: sono destinati a durare perchè le condizioni di fondo che stanno riducendo all’osso i servizi non si modificheranno dopo l’estate perchè tali condizioni sono determinate in gran parte della delibera sul personale che è stata assunta dalla Giunta Regionale e che impone limiti pesanti all’assunzione del personale.
Chiedo un piano complessivo perchè i cittadini del VCO hanno il diritto di sapere come si vuole riorganizzare la sanità garantendo una continuità di prestazioni.
Un piano che deve riguardare gli ospedali ma anche il territorio perchè l’altra sera ed anche i commenti dei giorni successivi tutta l’attenzione o gran parte della stessa è stata dedicata al tema degli ospedali, dimenticandosi in gran parte della popolazione anziana, dei disabili, dei malati mentali, dei tossicodipendenti ed anche del servizio di guardia medica e dell’emergenza territoriale.
Anche questa è sanità ed anche di questo il commissario deve parlare.
Per quanto riguarda la riorganizzazione degli ospedali io credo che sia giusto ulteriormente rafforzare la caratterizzazione degli ospedali della nostra ASL ma ciò va fatto con un progetto chiaro, completo e comprensibile.
Questo è urgente fare altrimenti si riapre una stagione di contrasti tra territori e tra gli amministratori e la comunità.
E’ bene che ciascuno si assuma la propria responsabilità ed al commissario straordinario compete la responsabilità della proposta ed il dovere del confronto.
Aldo Reschigna
Capogruppo PD in consiglio regionale

COMUNICATO STAMPA CIRCOLO PD DOMODOSSOLA
La Sanità allo sbando.
L’ Assemblea dei Sindaci di inizio settimana ha evidenziato almeno due fatti gravi.
1) Il presidente Cota, tramite il suo Commissario Straordinario Corrado Cattrini, continua a non presentare alcun progetto o strategia complessiva per il futuro della Sanità piemontese ed, in particolare, per quella del VCO.
2) La “politica del carciofo” adottata da questa Giunta (interventi apparentemente scoordinati ed occasionali fanno progressivamente sparire servizi, altri vengono interrotti e/o mutilati, con grave sofferenza del Territorio), mostra l’ incapacità a gestire problemi oggettivi ed a stabilire rapporti chiari  e leali con gli Enti Locali e, più in generale, con i Cittadini.
La nostra preoccupazione è che tutto questo possa innescare l’ ennesima “guerra tra poveri”, all’ interno della quale Domodossola ed il San Biagio siano, ancora una volta, soccombenti.
Così come nei mesi scorsi, il nostro Circolo riafferma la necessità che il San Biagio venga potenziato: l’ EMODINAMICA e la 2a ALA di DEGENZA  costituiscono i due presidi strategici preliminari al raggiungimento di questo obbiettivo.
Invitiamo i Cittadini di tutta l’Ossola – singolarmente e come Associazioni presenti sul Territorio – alla massima vigilanza nel condividere queste scelte vitali per il futuro del nostro Ospedale.
Sollecitiamo i Referenti Locali delle Forze Politiche che in Regione sono maggioranza ad unire, nella chiarezza e distinzione di ruoli, la propria volontà e la propria voce alla nostra volontà ed alla nostra voce.
Per quanto ci riguarda, noi non accetteremo, per il San Biagio, alcuna soluzione che non contenga sia l’ Emodinamica che la 2a Ala di Degenza.

La Segreteria del PD – Circolo di Domodossola e Trontano.

Domodossola, 06/07/2011.

Emergenza e 118: meno ambulanze! il PD prende posizione

Nell’intervista a La Stampa (del 29 giugno) il direttore generale della sanità, dott. Monferino,  sostiene che i tagli dei piccoli ospedali, (lui preferisce chiamarle
riconversioni e non tagli, ma di questo si tratta) verranno compensati con l’incremento del servizio di soccorso avanzato.
Questa sarebbe una logica di intervento sanitario, discutibile certo, ma con una sua razionalità.
Peccato che non corrisponda al vero.
La delibera adottata dalla Giunta regionale lo scorso 29 maggio, giusto un mese fa, infatti taglia le ambulanze di soccorso avanzato, quelle con a bordo il medico, da 62 a 25. Vengono affiancate da 30 auto con a bordo un medico e un infermiere che, si ipotizza, potrebbero essere utilizzate anche per trasportare il paziente in caso di necessità, ma é evidente che non sono la stessa cosa.
Le cosiddette auto “medicalizzate”, infatti, sono strumenti inadatti a un reale soccorso avanzato. Un’auto medica non è la stessa cosa di un’ambulanza
medica, soprattutto quando è necessario il trasporto d’urgenza del paziente in gravi condizioni, come è dimostrato anche da recenti casi di cronaca. Il
risparmio, in questo caso, è davvero minimo, solo quello della vettura.
Ma gli effetti sulla reale capacità di intervento di emergenza sono concreti e rilevanti.
Nel quadrante Novara, VCO, Biella e Vercelli, ad esempio, le attuali 16 ambulanze con medico (nel solo VCO ora sono 3) diventeranno 6, e saranno
coadiuvate da 7 auto con medico. E’ evidente il calo della qualità del servizio.
Meglio sarebbe stato risparmiare sulla istituzione della nuova struttura di maxiemergenza che dovrebbe intervenire nei grandi eventi, come le
alluvioni, con cui si crea un nuovo primariato.
Per queste ragioni chiediamo alla Giunta regionale di revocare la delibera del 29 maggio che, come al solito nella pratica del presidente Cota, non è stata
discussa con nessuno, e di aprire un confronto sul merito delle scelte.
In attesa di questo, si smetta di raccontare cose non vere, come quanto sostenuto nell’intervista “che avere un’ambulanza di soccorso avanzato a
disposizione sarà come avere l’ospedale sotto casa”.
Aldo Reschigna
capogruppo Consiliare Partito Democratico
regione Piemonte

Domenica andiamo a Fondotoce

Che tristezza. E’ il sentimento che mi ha preso in questi giorni pensando al fatto che domenica mattina ricorre l’anniversario dell’eccidio dei 42 martiri di Fondotoce. Nell’esperienza della comunità del Verbano Cusio Ossola tale ricorrenza è sempre stata vissuta con grande significato,  attenzione e  rispetto nei confronti delle persone che hanno offerto la loro vita per la pace, la libertà e la democrazia e con la consapevolezza che questo momento non è solo un guardare al passato, ma è cercare di mantenere viva una memoria collettiva che sappia salvaguardare valori che, ancora oggi, appartengono al nostro presente e al nostro futuro.
In queste giornate mi sono ricordato che domenica 19 giugno è l’anniversario dell’eccidio dei 42 martiri di Fondotoce e ho telefonato alla Casa della Resistenza per avere il programma della manifestazione a cui, da almeno 30 anni a questa parte, partecipo. Ho telefonato perché nessun invito dal Comune di Verbania è giunto, così come non era giunto l’invito l’anno scorso e la presenza del gonfalone della Regione era stato frutto di una premurosa attenzione, il sabato mattina, da parte del Presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo, a cui mi ero rivolto, poiché neanche lui era stato invitato, né, tanto meno, era stato richiesto il gonfalone della Regione, come  ogni anno si faceva.
Ma non vi è solamente il mancato invito da parte del Comune di  Verbania. In questi giorni, ogni mattina, prima di partire per Torino guardavo con attenzione e speranza i tabelloni delle affissioni della città di Verbania per cercare un manifesto che ricordasse che il 19 giugno si svolge  la celebrazione per il ricordo dell’eccidio dei 42 martiri di Fondotoce, ma neanche questa mattina ho potuto vedere il manifesto.  Allora rivolgo un appello alla comunità di Verbania: anche se il Comune di non vi ha comunicato che domenica 19 giugno c’è la ricorrenza dell’eccidio dei  42 martiri di Fondotoce, ritorniamo in tanti a Fondotoce domenica mattina, dimostrando concretamente che la coscienza civica, il senso della memoria e la gratitudine nei confronti di persone che hanno offerto la loro vita sono sentimenti e valori che la città di Verbania non vuole dimenticare.
In me rimane una grande amarezza: quando ero sindaco di Verbania, ogni anno prestavo una grande cura a quella giornata. Spero che questa cura ritorni nelle attenzioni dell’amministrazione comunale di Verbania.

Aldo Reschigna

CHIUSURA DEL CENTRO DI SALUTE MENTALE E DEL CENTRO DIURNO DI DOMODOSSOLA

Aldo Reschigna

Il capogruppo regionale PD Aldo Reschigna ha presentato una interrogazione sulla probabile chiusura del Centro di salute mentale e del
Centro diurno di Domodossola.
“Ho chiesto al presidente Cota come intenda attivarsi per risolvere le criticità riguardanti il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL VCO ed, in particolare, per scongiurare il serio ed imminente rischio di chiusura del Centro di salute mentale e del Centro diurno di Domodossola”, spiega Reschigna.
“Il principale problema è la carenza di personale. Per il Dipartimento di salute mentale dell’Asl VCO, l’organico minimo essenziale al funzionamento delle strutture afferenti sarebbe pari a 16 dirigenti medici, ma, allo stato attuale, ne risulterebbero solo 7, di cui 2 in malattia”.
“E’ una situazione inaccettabile”, aggiunge Reschigna, “anche perché a farne le spese sarebbero soprattutto i malati e le loro famiglie. Purtroppo le scelte della Giunta regionale, a partire da quelle del blocco del turn over del personale e del taglio delle prestazioni straordinarie, ricadono immediatamente su servizi importanti. Per questo ho chiesto al presidente Cota di intervenire immediatamente per scongiurare una chiusura che sarebbe drammatica”.
Ufficio Stampa Gruppo Consiliare Partito Democratico