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COTA AUMENTA I TICKET SANITARI

Dopo l’aumento della addizionale Irpef dal 2013, è arrivato anche l’aumento dei ticket sanitari per gli esami e le visite specialistiche. Approfittando di una decisione nazionale, la Giunta Cota ha aumentato anche la quota regionale, facendo ancora salire il costo del ticket in un momento particolarmente difficile per la maggioranza dei cittadini.
Altro che taglio degli sprechi: far pagare sempre di più ai cittadini, sembra lo slogan di Cota. Naturalmente tutto questo è avvenuto nel più assoluto silenzio, senza alcuna informazione nei confronti del Consiglio regionale, dei sindacati e delle associazioni di categoria, dei cittadini stessi.
Altro che politica trasparente e alla luce del sole! Per Cota di pubblico ci sono solo i proclami. Le scelte, pesanti per i cittadini, come gli aumenti del costo dei servizi si tengono nascoste il più possibile, senza alcun confronto con i cittadini, i sindacati, le opposizioni. Davvero un bel modo di amministrare.

UNA DICHIARAZIONE DI ALDO RESCHIGNA 

 

DEBITI SANITARI: IL GOVERNO LETTA DA’ RISPOSTE AL PIEMONTE

Il governo Letta ha dato un’immediata risposta alle esigenze del Piemonte, recependo l’appello che i parlamentari piemontesi hanno fatto nella giornata di martedì sottoforma di lettera al ministro Saccomani, varando subito uno specifico decreto che consentirà alla Regione Piemonte di ottenere una consistente anticipazione di liquidità per il pagamento dei debiti sanitari.
Ora il presidente Cota si attivi di conseguenza, senza scaricare su Roma responsabilità che sono proprie del livello regionale e senza inutili prove muscolari con i territori nel processo di riorganizzazione“.
Così il deputato democratico Enrico Borghi commenta il decreto legge recante “misure urgenti per i pagamenti dei debiti degli enti del servizio sanitario nazionale”, varato nella giornata di ieri dal Consiglio dei Ministri che consentirà alla Regione Piemonte di ottenere una anticipazione di liquidità (stimata nell’ordine di circa 200 milioni di euro) per far fronte ai debiti sanitari pregressi.
Il decreto, infatti, consente alle regioni sottoposte alla situazione di squilibrio economico-finanziario della spesa sanitari (ovvero Piemonte e Puglia) di accedere a somme residue sul fondo per il pagamento dei debiti sanitari mediante anticipazione delle risorse non erogate in termini di competenza ai propri servizi sanitari regionali, e fa slittare dal 30 giugno al 15 luglio i termini per la richiesta al governo.
Ciò viene resto possibile dal fatto che nei giorni scorsi di è svolto un tavolo di verifica degli adempimenti diretti a verificare la capacità regionale di fronteggiare correttamente e nei tempi previsti dalla direttiva comunitaria i pagamenti dei debiti sanitari, e che sul fondo nazionale non hanno presentato istanza di accesso le regioni a statuto speciale (ad eccezione di Sicilia e Sardegna), le province autonome di Trento e di Bolzano e le regioni Lombardia, Marche e Basilicata.
Ciò ha liberato una disponibilità finanziaria che il governo Letta ha immediatamente dirottato a favore di Piemonte e Puglia. “Il presidente Letta e il ministro Saccomanni hanno dato in tempi pressoché immediati una concreta risposta alle esigenze piemontesi – conclude l’on. Borghi- sta ora alla Giunta Regionale non sciupare questa occasione“.

Ufficio Stampa

Non si possono difendere i servizi sanitari nel VCO e a Torino a votare a favore dei tagli. Ci vuole coerenza

Non ho firmato l’ordine del giorno predisposto dai tre colleghi di maggioranza eletti nel VCO perchè credo fermamente che la politica debba muoversi in ambiti di chiarezza.
Quello che rischia di accadere nella nostra ASL non è cosa diversa da quanto sta accadendo in tutte le asl del Piemonte e trova come causa fondamentale la politica sanitaria della Regione. Una politica che in questi tre anni ha visto grandi dichiarazioni da parte del Presidente Cota e dei tre assessori che si sono succeduti alla sanità, ma che in concreto sta determinando solo tagli indiscriminati ai servizi, grazie al blocco del turn over che non ha colpito solo il personale amministrativo, ma medici ed infermieri.
Questa è la ragione per la quale i servizi stanno andando in crisi. Allora ai colleghi dico: “Come potete continuare ad accettare a Torino questa politica sanitaria, votando sistematicamente tutti i provvedimenti a partire dal piano socio – sanitario, e poi dire che vi fate carico della difesa puntuale dei servizi nel nostro territorio?
Ma vi è una altra assurda situazione che è stata provocata anche essa dall’assessorato regionale alla sanità. Nel percorso di stabilizzazione del COC di Omegna era stato definito che la gestione del Pronto soccorso di Omegna sarebbe stata a carico dei privati con un sollievo per le casse delle asl. Sapete da chi è stata bocciata tale scelta che era nell’interesse pubblico? Dall’assessorato regionale alla Sanità.
Allora chiedo coerenza. Se si vuole sventare la chiusura di un DEA c’è solo una strada per la quale mi batterò fino in fondo: quella di ottenere velocemente le deroghe dalla Regione Piemonte per potere garantire il personale necessario a svolgere i servizi.
Attenzione che in questi giorni in Regione, nel segreto più totale, si sta definendo il nuovo piano di rientro per la sanità; di certo si sa che la Giunta regionale pensa di ottenere risparmi sul personale per 50.000.000 di euro. Ciò vuol dire solo che i servizi soffriranno sempre di più.

UNA DICHIARAZIONE DI ALDO RESCHIGNA

Verso la chiusura del DEA plurisede Verbania-Domodossola.

Il comunicato stampa piuttosto criptico con cui l’Asl del VCO annuncia “un importante progetto di revisione dei servizi dell’emergenza nel territorio provinciale”, parlando di “profonda riorganizzazione”, della necessità “di recuperare risorse umane” e di “carenza di personale ulteriormente acuitasi per il recente blocco del turn over”, in realtà vuol dire una cosa molto precisa: se non cambia qualcosa è a fortissimo rischio, direi a quasi certezza di chiusura, il DEA plurisede che coinvolge gli ospedali di Verbania e quello di Domossola.
Questo significa per il VCO un unico DEA e quindi un declassamento forte di uno dei due ospedali e la fine dell’ospedale unico plurisede.
Mi pare una prospettiva inaccettabile per chi come me si occupa della cosa pubblica e per tutti i cittadini del VCO che dovranno pagarne le conseguenze. E’ ancora una volta il segno dell’incapacità della Giunta regionale di gestire in modo efficace un sistema delicato e fondamentale come quello sanitario.
A tre anni dal suo insediamento viene certificata l’incapacità di Cota di riformare seriamente la sanità garantendo il sistema dei servizi. Il blocco del turn over del personale sanitario, applicato in questo modo generalizzato e indiscriminato, produce guasti irreparabili come quelli che coinvolgono il DEA plurisede.
A questo punto occorre che contro l’ipotesi di chiusura il VCO esprima con molta nettezza e forza la propria contrarietà. Una soluzione c’è, occorre però che la Giunta regionale, gli assessori al personale e alla sanità, si rendano conto della gravità di quanto sta succedendo al DEA e, di fronte a una ipotesi inaccettabile, concedano come è previsto la deroga per le assunzioni di nuovo personale in grado di garantire il funzionamento del servizio sulle due sedi di Verbania e Domodossola.
Noi faremo tutto il necessario perché questa deroga venga concessa.
Nell’immediato chiedo che il Direttore generale, prima di ogni atto, convochi le rappresentanze dei sindaci, i consiglieri regionali e il parlamentare del VCO perché il confronto non sia chiuso in una stanza.

Aldo Reschigna, capogruppo PD in consiglio regionale

Il TAR sospende la chiusura del punto nascite: le dichiarazioni di Aldo Reschigna ed Enrico Borghi

Il Tar del Piemonte ha concesso la sospensiva nel ricorso promosso contro la soppressione del punto nascite di Domodossola, a conferma, dopo le analoghe decisioni assunte sui ricorsi presentati contro la chiusura dei laboratori di emodinamica, che ormai le scelte di politica sanitaria regionale non reggono neanche presso i tribunali amministrativi, oltre che presso l’opinione pubblica.
La motivazioni del Tar, che ha respinto un analogo ricorso presentato sul punto nascite di Carmagnola ma ha accolto quello su Domodossola, inducono a una ulteriore considerazione: per i punti nascita di Domodossola, Susa, Carmagnola, Borgosesia e altri era prevista la chiusura nel Piano sanitario regionale. La Giunta ha provato a tenere aperti Borgosesia e Susa, Domodossola no, pur essendo analoghe le situazioni. Il Tar, con la sua sentenza, dice che non ci può essere discrezionalità nell’attuazione di atti di programmazione sanitaria la cui approvazione la Giunta ha imposto alla sua maggioranza.
In questi tre anni la politica sanitaria della Giunta regionale ha cancellato progressivamente ogni elemento di innovazione. Oggi viene smantellata da provvedimenti del Tar: anche questo ci dice che non vi è più alcuna credibilità politica in Cota e in questa Giunta regionale.
Aldo Reschigna, capogruppo Pd in consiglio regionale

La decisione del Tar Piemonte conferma quanto da me sostenuto da tempo, e oggetto dell’interrogazione al ministro Lorenzin che a questo punto spero venga finalmente evasa.
La sospensiva conferma una disciplina regionale in grado di procurare danni ai livelli essenziali di assistenza, e a questo punto a mio avviso la Regione Piemonte deve riprendere in mano l’intera questione dando una procedura omogenea all’intero territorio regionale e al rispetto delle prerogative delle zone montane.
Sarebbe, di contro, un grave errore se la Regione Piemonte scegliesse di ricorrere al Consiglio di Stato, esponendosi cosi’ all’ennesima brutta figura, quando al contrario cio’ che serve e’ riaprire il confronto di merito con il territorio e gli enti locali.
Enrico Borghi, parlamentare 

A Domodossola raccolta firme del Pd contro la vendita degli ospedali

Mercoledì 12 e giovedì 13 il Partito Democratico di Domodossola, in collaborazione con “Cittadinanza Attiva” e “Articolo 38”, organizza una raccolta firme per protestare contro la vendita ai privati degli ospedali ed ambulatori della regione Piemonte disposta dal governo Cota. Puoi firmare anche on line a questo link (clicca qui)
Il banchetto con materiale illustrativo verrà allestito davanti alla portineria nuova dell’ospedale San Biagio.

La Giunta Regionale vuole vendere ad un fondo immobiliare gli ospedali, i poliambulatori e tutte le altre strutture sanitarie che vengono utilizzate per erogare servizi. Il fondo sarebbe posseduto per il 60% dalla Regione Piemonte e, per la rimanente parte, da altri investitori.
La scelta della Giunta Regionale è palesemente motivata dall’esigenza di fare cassa. Una volta ceduti gli ospedali, le Aziende Sanitarie Regionali affitterebbero dal fondo immobiliare gli immobili. Quello che oggi potrebbe apparire come positivo per la Regione rischia, invece, di essere nel futuro un ulteriore peso economico per i bilanci delle Aziende Sanitarie Regionali perchè la società di gestione del Fondo erogherebbe anche i servizi di gestione degli ospedali.
Peraltro, vendendo gli ospedali la Regione non potrà beneficiare dei contributi statali per ristrutturare gli stessi e in Piemonte la vetustà degli ospedali è molto elevata. Inoltre, occorre ricordare le fallimentari esperienze, in seguito ad operazioni similari, fatte su beni dello Stato in uso presso uffici decentrati del Ministero o altri Enti.
La maggior parte degli ospedali piemontesi sono stati costruiti dalle comunità locali, grazie a contributi dei benefattori e all’impegno di moltissimi cittadini, che ancora oggi raccolgono fondi per migliorare ambienti e attrezzature. L’ospedale è un bene comune e non può essere privatizzato per fare cassa.
Contro questo progetto,
noi cittadine e cittadini del Piemonte, firmando la presente petizione popolare, esprimiamo la nostra contrarietà e chiediamo alla Giunta Regionale di tornare sui suoi passi.