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65° ANNIVERSARIO DELLA REPUBBLICA DELL’OSSOLA

image Segnaliamo l’appuntamento per ricordare una delle ricorrenze più importanti della storia della liberazione nel nostro paese.
Manifestazione organizzata dal Comune di Domodossola in collaborazione con l’Anpi
Domenica 27 settembre,
ore 10,15 – Piazza Matteotti. Ritrovo presso il Monumento alla Resistenza. Ricevimento e onori al Gonfalone della Città di Domodossola decorato di M.d’O. al V.M. Alzabandiera e deposizione corona. Saluto della autorità.
ore 10,45 – Formazione corteo e sfilata per le vie cittadine: da Corso Paolo Ferraris a Piazza Mercato
ore 11,00 – Teatro Galletti. Commemorazione della storica ricorrenza a cura degli alunni (e dei nonni…) della scuola elementare Kennedy con contributo musicale del Maestro Roberto Bassa.
Sarà presente il Civico Corpo Musicale.

Il patrimonio linguistico regionale e lo scivolone della Lega Nord

image Sarà che la coerenza non è più una virtù ma com’è possibile invocare il dialetto obbligatorio nelle scuole e bocciare le leggi che consentono l’insegnamento delle lingue regionali? 
l’incoerenza è quella della Lega Nord. La vicenda riguarda la legge regionale n.11 del 2009, proposta dal centrosinistra, ma votata anche dalla Lega e approvata dall’assemblea di Palazzo Lascaris lo scorso 7 aprile. Una norma dal titolo molto esplicito: «Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico del Piemonte».
Questa legge che prevede tra l’altro finanziamenti per l’insegnamento nelle scuole del piemontese insieme al walzer, all’occitano, al francese ed al franco-provenzale, è stata bocciata a giugno dal Consiglio dei ministri (con l’astensione dei rappresentanti del Carroccio) perché sospettata d’incostituzionalità.
La motivazione addotta dal Governo è una violazione dell’art. 6 della Costituzione secondo il quale “la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”, dando solo al legislatore statale la titolarità del potere d’individuazione delle lingue minoritarie protette.
Una decisione incredibile che mette a nudo le contraddizioni di chi fa la voce grossa sui territori e poi, nelle stanze del governo, china la testa. Incredibile perché questa legge (dotata di un finanziamento di 2 milioni di euro, adesso inutilizzati) prevede tra le sue finalità “la conservazione e la valorizzazione delle tradizioni storico linguistiche con particolare riguardo alla toponomastica, al patrimonio artistico e religioso”. E dà facoltà agli enti locali di introdurre progressivamente accanto alla lingua italiana, l’uso della lingua piemontese e delle altre minoranze nei propri uffici e promuove l’insegnamento di queste lingue anche attraverso corsi di formazione e di aggiornamento degli insegnanti. Il paradosso è evidente: noi siamo favorevoli al fatto che queste lingue siano insegnate nelle scuole, come già succede, e finanziamo anche i corsi, come attività facoltativa, mentre loro fanno un sacco di chiacchiere ed al momento di decidere se la squagliano. Il Gruppo del PD in Consiglio regionale ha deciso di presentare una proposta di legge al Parlamento, della quale sono il primo firmatario, per chiedere che sia modificata la legge n. 482 del 1999, recante norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, inserendo il piemontese tra le minoranze linguistiche storiche, per motivi storici, letterari, socio-linguistici. Per chi non lo sapesse, i piemontesi rappresentano la prima minoranza linguistica della Repubblica Italiana. Pertanto, la tutela della lingua e dell’identità è un diritto non un favore che lo Stato concede. Se poi, con la nuova legge sul federalismo tutte le competenze sulla scuola arriveranno alle regioni, oltre a far conoscere il nostro patrimonio linguistico, renderemo obbligatorie due lingue straniere per i ragazzi piemontesi. Quelle che servono oggi. Per quanto riguarda il dialetto non s’impara a scuola, ma in famiglia e con gli amici. A scuola si possono studiare le nostre tradizioni, la nostra cultura, la nostra lingua: sempre che il governo non ci metta il becco.

Marco Travaglini, consigliere regionale

Pd: “Pensare Domani”

imageDocumento del gruppo under40 del Partito Democratico del Verbano Cusio Ossola

La società italiana, i suoi repentini cambiamenti, l’economia e la mutata cultura politica degli italiani, l’esigenza di un Partito Democratico principale forza di opposizione al Governo Berlusconi, forte e strutturato, capace di elaborare politicamente soluzioni strutturali contro la crisi economica, la precarietà contrattuale e sociale delle nuove generazioni, il populismo scellerato della maggioranza su scuola, immigrazione, sicurezza e disuguaglianze sociali, emergono come cardini di un nuovo modo di fare politica che invochiamo al Partito Democratico: nei contenuti e nella forme organizzative.
La recente sconfitta alle elezioni amministrative sia a livello nazionale che locale, con la perdita della provincia e di molti comuni tra cui il capoluogo, ci spinge oggi ad una analisi approfondita del voto politico che ne è scaturito, ci esorta a porre l’attenzione sulla qualità e le modalità di amministrare il territorio ed anche alla necessità (non del tutto scontata) di fare opposizione in modo più o meno ferreo che il partito dovrà svolgere nelle sedi istituzionali riappropriandosi del proprio contatto con i cittadini.
Il Partito Democratico non è stato in grado di scendere nel quotidiano, di confrontarsi con le persone e coinvolgerle nei momenti decisionali interni ed esterni ad esso.
Non sono bastate le primarie, rese a volte blindate da liste e candidature bloccate.
Non è stato sufficiente il confronto con il mondo delle associazioni, delle professioni e con le realtà economico-produttive piccole e medie del territorio.
È venuto meno il coinvolgimento della base, iscritti e simpatizzanti, cittadini, elettori; non ha funzionato del tutto, come auspicato, il radicamento a causa di problemi, vizi organizzativi e di partecipazione.(segue)
 
Risulta necessario quindi incrementare i momenti di incontro e confronto, entrare in contatto con la società condividendone gli spazi, i luoghi di lavoro, andando nelle piazze, ascoltando le esigenze e spiegando il progetto politico del Partito Democratico ai cittadini, garantendo la presenza ed il vero radicamento territoriale: tenendo aperte le sedi del partito con regolarità ed orari prestabiliti, promuovendo occasioni stabili di incontro, giornaliero, settimanale o mensile, invitando a partecipare iscritti e simpatizzanti, promuovendo il tesseramento con continuità e non solo in procinto di appuntamenti elettorali o congressuali.
Sul piano politico troppo spesso il Partito Democratico si è identificato come il partito del fairplay, aperto al dialogo incondizionato, al rispetto degli avversari politici, al perenne compromesso anche quando scomodo, al ribasso o in alcuni casi a tutela di una limitata parte della società.
Troppo di sovente la linea del Segretario Nazionale è stata messa in discussione da voci "libere" o "fuori campo". È mancata compattezza, coraggio e coerenza con la base ideale da cui si ispira il Manifesto dei valori, rimasto "carta da pareti" per una stanza piena di contenuti disordinati.
Per questo motivo i militanti non hanno potuto comprendere il comune disegno politico determinato dai gruppi dirigenti su temi sensibili, urgenti, a lungo termine o di ampio respiro poiché si è preferito non scegliere, non creare posizioni scomode tra dirigenti nazionali e non pungolare sensibilità reciproche su posizioni diverse, con il risultato di fratture laceranti che hanno portato alcuni esponenti ad allinearsi con le posizioni dei nostri avversari politici.
In seno a militanti ed iscritti (la base) esiste però una linea comune dalla quale partire e prendere spunto nel dibattito: dal basso verso l’alto.
Il progetto politico è andato avanti anche se i dirigenti del Partito Democratico si sono fermati o non hanno saputo ascoltare.
Gli iscritti sono oggi forse più avanti dei loro stessi gruppi dirigenti, nati da cooptazioni ed equilibri tra correnti durante le primarie costituenti del partito.
Troppo tempo si è perso per costruire una democrazia di facciata, con primarie truccate.
Troppo spesso le regole non sono state rispettate.
Troppe volte si è preferita una moratoria del dibattito al confronto democratico.
La scelta delle politiche da perseguire non può ridursi ad inseguire gli avversari sul campo della demagogia e del populismo: si deve trovare il modo di esprimere con semplicità i concetti chiave della linea politica scelta democraticamente in modo chiaro, serio, coerente e coraggioso: a partire dalla Convention alla quale presentare documenti come questo, da discutere e votare.
La comunicazione deve tornare ad essere creativa, provocatoria, semplice, ubiquitaria, a slogan ed immagini per raggiungere un popolo sempre più politicamente "analfabeta" da un lato, sazio dall’altro.
Il partito deve tornare a discutere di politiche locali e globali, nazionali ed internazionali, creare compattezza tra partito ed amministratori, fare rete di idee, esperienze e buone pratiche riconducibili, attraverso cui essere facilmente identificato.
Per essere forza propositiva ed alternativa alle destre è necessario che il Partito Democratico si riappropri della sue potenzialità e dei suoi sogni, che torni ad immaginare ed a costruire l’idea di un Paese migliore.
La forma partito e l’organizzazione sono temi centrali del dibattito e concause dell’incapacità del Partito Democratico di essere forza politica coerente e credibile a causa dell’indeterminatezza del progetto politico, di ambizioni personalistiche dei gruppi dirigenti, della difficoltà a determinare, costruire e sostenere la leadership.
È doveroso ridiscutere il ruolo del Partito Democratico come luogo di formazione, informazione, analisi, sviluppo ed elaborazione di idee e soluzioni: spazio realmente democratico in cui unità politica e di intenti, regole, questioni morali e meritocrazia diventino motivo di credibilità, affidabilità, autorevolezza e fiducia da parte dei cittadini.
Il Pd dovrà essere un partito fortemente strutturato ed organizzato, che sia presente in tutti i comuni e vicino a tutti i cittadini.
Un partito che sappia coinvolgere ed accogliere le istanze dei simpatizzanti (votanti alle primarie) e degli iscritti, distinguendone il ruolo per cui i primi possano votare per selezionare i candidati alle elezioni amministrative, i secondi direttamente coinvolti nei gruppi dirigenti e nella vita di partito.
Il ruolo degli amministratori deve essere legato a doppio filo al partito, affinché la linea politica possa essere discussa democraticamente nel partito, prima ancora che nelle istituzioni.
L’informazione deve essere strumento di aggiornamento quotidiano sul dibattito interno, le scelte politiche, le buone pratiche di amministratori e militanti.
La formazione politica deve essere lo strumento obbligato attraverso cui si costruiscono i nuovi gruppi dirigenti, in cui la meritocrazia dell’impegno e dello studio prevalgono sulla vicinanza a gruppi di potere o sulla cooptazione.
Vogliamo questo “modus operandi” per il Partito Democratico perché lo vogliamo per l’Italia di cui ci sentiamo motore propositivo.
Da queste considerazioni emerge la necessità di comprendere come e cosa rinnovare dell’esperienza politica a due anni dalla nascita del Partito Democratico.
Il tema del rinnovamento non può essere sostanziale se preso in considerazione da uno o l’altro candidato ma deve necessariamente aprire una fase interlocutoria tra i candidati alla Convention.
Il Partito Democratico deve scegliere come incarnare il rinnovamento, con quali risposte, soluzioni, risorse umane ed intellettuali, mettendo in discussione anche parte dei gruppi dirigenti, salvaguardando al contempo l’esperienza acquisita da amministratori e dirigenti ed accompagnandola nel cambiamento.
Ogni stagione ed epoca storica ha i suoi protagonisti e forse proprio perché essi sono gli stessi da decenni ai vertici della politica, l’attesissima novità del partito democratico è sfumata ben presto dal nostro elettorato deluso che non vede più nel Pd un’alternativa valida di opposizione e di governo.
Nella formula chimica del Partito Democratico nulla si crea e nulla si distrugge. In questi anni abbiamo assistito ad un rimescolamento degli stessi elementi senza sviluppare una nuova formula chimica vincente.
Comprendere una società profondamente cambiata negli ultimi vent’anni è fondamentale per costruire un ruolo nuovo all’interno di essa.
La novità politica può pertanto essere più facilmente interpretata da persone e gruppi dirigenti nuovi, eletti democraticamente sulla base delle tesi politiche sostenute, che sappiano fare sintesi con coraggio e determinazione in virtù del processo democratico congressuale che li determinerà inequivocabilmente.
Sintesi che dovrà essere determinata a maggioranza rispettata da tutti gli iscritti al Partito Democratico, anche da coloro che in modo minoritario avranno sostenuto posizioni differenti dalla linea politica maggioritaria, nel rispetto dell’istituzione riconosciuta nella forma partito e degli stessi iscritti ed elettori.
La libertà di coscienza per chi ha responsabilità di amministrazione può e deve essere liberamente esercitata negli spazi democratici garantiti e fondamentali dal partito: assemblee dei circoli, direzioni, esecutivi, gruppi consiliari e parlamentari o diversamente solo per arricchire il dibattito e la discussione nelle sedi istituzionali garantite dalla Costituzione della Repubblica.
A partire da questi presupposti, vogliamo estendere e mettere a disposizione questo contributo al dibattito al partito ed alla società civile che guarda con speranza al progetto del Partito Democratico.
Crediamo necessario condividere nel dibattito congressuale, in modo trasversale a tutti i candidati, questo ed altri documenti che verranno prodotti nei mesi a venire da questo gruppo al fine di rendere la Convention vero momento di confronto politico e non mero gioco di forze concorrenti.

Consiglio comunale a Crevoladossla.

Ecco qualche nota su alcuni punti significativi dell‘OdG del prossimo consiglio comunale di Crevoladossola che si terrà mercoledì prossimo 15 luglio alle 18 con particolare riferimento alle nostre proposte ed interpellanze.

Punto 7. Nostro OdG criticità gestionali della struttura sociale della mensa di Villa Renzi – sostegno finanziario da parte del comune.

Con la delibera di giunta 66/2009 la giunta si impegna a sostenere le “criticità gestionali della struttura sociale della mensa di Villa Renzi con 4000 € e al tempo stesso si impegna a sostenere fino al prossimo autunno le spese di energia elettrica gas et.. La criticità risulta segnalata dalla ditta titolare della gestione con una nota citata nella delibera in data al 9 marzo 2009.Questa deliberazione ci lascia ovviamente perplessi e pertanto presentiamo un OdG in cui chiediamo chiarimenti alla maggioranza. Il fatto che una struttura sociale abbia dei costi è abbastanza normale e per certi versi condivisibile, il problema vero sta nel fatto che questa erogazione di fondi serve sostanzialmente a sostenere economicamente un attività che, avendo come unico vincolo l’età anagrafica, non raggiunge e non sostiene le esigenze delle fasce deboli della popolazione traducendosi in un costo inefficace.Resta il fatto che questa delibera mostra ancora una volta che il progetto originale aveva delle forti criticità e non teneva conto della reale situazione sociale di Crevoladossola.Vi ricordo che il complesso di Villa Renzi e della relativa mensa è stato oggetto di diverse deliberazioni seguite da nostre osservazioni critiche svolte in sede di consiglio comunale.

Punto 8. Oggetto: Nostro OdG destinazione stabile comunale ex scuole elementari – collocazione ambulatorio medico .
(Segue)

 Preso atto che recentemente la SPA che gestisce la raccolta dei rifiuti nei comuni che fanno capo al COB Ossola ha traslocato in un capannone a Villadossola e che lo stabile che prima era in affitto allo stesso per la somma di circa 350 € al mese risulta in gran parte inutilizzato se non per due dipendenti del COB.Ricordiamo anche che sull’utilizzo dello stabile abbiamo da anni avuto una posizione contraria alla scelta dell’amministrazione comunale.Infatti noi credevamo e crediamo ancora che meglio sarebbe stato mantenere la destinazione originale della struttura evitando di impegnare uno stabile di pregio ed in una posizione strategica per degli uffici che non sono comunemente visitati dai cittadini. Questo oltretutto ad un affitto irrisorio e poco più che simbolico.Vista la situazione crediamo opportuno che il consiglio comunale si esprima sulle possibilità di un utilizzo dello stabile più razionale e più vicino alle esigenze reali dei cittadini, formulando proposte da sottoporre all’operato della giunta.Ricordiamo anche che su questa vicenda abbiamo più volte formulato negli anni scorsi una serie di proposte e quindi rimarchiamo fin da ora che crediamo fondamentale che si operi per portare nello stabile in questione almeno la sede dell’ambulatorio medico che è attualmente e impropriamente collocato nelle scuole elementari di Crevola. Questo darebbe agio alla scuola ed accoglierebbe le richiesta sia dei genitori che delle istituzioni scolastiche che da anni chiedono la disponibilità dei locali che sono attualmente adibiti ad ambulatorio per poche ore a settimana.Siamo a conoscenza del fatto che negli ormai biblici tempi fra un consiglio comunale a l’altro sono intercorsi dei contatti per dare una nuova destinazione allo stabile, rimarchiamo che sarebbe comunque stato corretto da parte della giunta che prima di fare una scelta che rischia di essere un altro buco nell’acqua si fossero ascoltate le proposte di cittadini e del consiglio tutto.

Punto 10. Nostra interpellanza Tempistica accordo sindacale decentrato.

Abbiamo preso atto di una lettera con cui i sindacati locali della funzione pubblica sollevano la questione che un accordo decentrato sottoscritto dall’amministrazione il 2 luglio del 2008 risulti ad aprile 2009 ancora in gran parte disatteso.
Chiediamo quindi di avere informazioni a riguardo e rimarchiamo che è nostra opinione vadano ricercate le condizioni per avere un ambiente di lavoro sereno in cui possa crescere la qualità del lavoro e di conseguenza quella del servizio offerto al cittadino.

Punto 12 . Nostra interpellanza situazione viabilità in via Edison.

Abbiamo preso atto della difficile situazione della viabilità in via Edison, il manto stradale è particolarmente sconnesso e con delle buche assolutamente pericolose per automobilisti, ciclisti e in generale per tutti i passanti.Chiediamo quindi formalmente alla giunta di inserire la sistemazione di questa strada nell’elenco delle opere da realizzare in tempi brevi.
Gli abitanti segnalano tra l’altro che diversi veicoli in transito mantengono velocità elevate e pericolose per i residenti ed in particolare per i bambini. Siamo quindi a chiedere che si valutino delle soluzioni per limitare la velocità, ad esempio dei rallentatori

Si parla di scuola ed Europa: due incontri a Verbania

image Si parla di scuola e dei tagli nel nostro territorio derivanti dall riforma Gelmini alle ore 21 di giovedì 28 maggio, a Verbania presso il Centro d’Incontro di S.Anna a Pallanza, in un’iniziativa del PD con Paolo Ravaioli e Claudio Zanotti.

Alle ore 15, sempre di giovedì 28 maggio, a Verbania presso il centro sociale di Renco, si svolgerà un incontro con il candidato del PD alle elezioni europee Roberto Placido. Parteciperà Paolo Ravaioli.

Tagli alle scuole: altra scure per il Piemonte e il VCO

image Saranno   circa 1700  gli insegnanti in meno nelle scuole Piemontesi. Quasi 50 nel solo VCO.
Dopo l’assegnazione dell’organico di diritto, pur in presenza di un aumento di allievi in tutto il territorio,  il quadro delineato prevede un organico con i seguenti tagli:
500 insegnanti in meno nella scuola primaria, 500 nella scuola superiore e 700 nelle scuola media.
Un drastico ridimensionamento che vedrà cadere molto in basso il livello dell’istruzione.
Un ridimensionamento che non si limita ai soli tagli sugli organici ma che peggiorerà la qualità dell’istruzione in quanto a questi tagli farà  seguito  la creazione di  classi  sempre più numerose in cui sarà sempre più difficile poter insegnare.
Nella nostra provincia il violento taglio sull’organico della scuola primaria  ha prodotto: 374 classi a fronte di una richiesta di 400 (-26 classi ) pur in presenza di un congruo aumento di numero di allievi .(+ 50 allievi iscritti  ). Il tempo mensa che in un primo tempo l’USP aveva messo tra le richieste  è stato totalmente decurtato. Nella scuola primaria  i  docenti di ruolo risultati soprannumerari e costretti alla mobilità provinciale sono 25, ed altrettanti sono quelli che andranno in pensione e non saranno sostituiti.
La punta massima a Santa Maria Maggiore con 8 perdenti posto, gli altri sono a Baceno, Ornavasso, Crevoladossola, Vogogna, Baveno e Stresa.
Nelle scuole superiori saranno altri 47 i perdenti posto.  Nella provincia non saranno avviati corsi unici,  e gli istituti tecnici e professionali subiranno forti ridimensionamenti.
Questi tagli rispondono ad una logica del risparmio e non hanno altre finalità .
â–¡    Nella scuola primaria riducono il tempo scuola  eliminano classi,  non rispondono alle richieste delle famiglie, impoveriscono la qualità  della scuola.
â–¡    Nella scuola superiore riducono l’offerta formativa impedendo l’avvio di corsi che sono unici nel nostro territorio sdoppiano classi che in alcuni casi  arrivano ad essere composte da trenta ragazzi.
Peggiorando l’offerta formativa di un territorio  non si produce nessun risparmio economico ma solo  dispersione scolastica
I ragazzi dispersi dalla scuola saranno un  grave costo sociale .
Non dimentichiamo,  poi, che non è finita: infatti  i provvedimenti del governo riguardano anche il personale ATA per cui è previsto una drastica riduzione di 44.500 unità in tre anni.
 Nella nostra  provincia abbiamo fatto significativi investimenti nella scuola  che hanno consentito di elevare il  livello  educativo e formativo dei nostri allievi.
l’investimento in sapere è un investimento sulle risorse umane che consente la qualificazione e la riqualificazione  dei lavoratori e delle lavoratrici  consentendo al nostro paese di competere nello scenario globale nella fase della ripresa.PD – Ufficio Stampa