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Biglietti sottoscrizione Festa di Verbania

Pubblichiamo i numeri vincenti della sottoscirzione a premi della Festa Democratica di Verbania:
1° Premio “Weekend x 2 pers.” – n. 642
2° Computer Portatile Netbook – n. 1824
3° Fotocamera Digitale 12mpix – n. 934
4° Cellulare – n. 799
5° Lettore MP3 – n. 1307 6° Buono Scuola Tennis n. 240
7° Buono Scuola Tennis – n. 1012
8° Buono Scuola Tennis – n. 452
9° Buono Scuola Tennis – n. 559
10° Buono Scuola Tennis – n. 1672
11° Buono Scuola Tennis – n. 1653 -ASSEGNATO-
12° Buono Scuola Tennis – n. 2560 -ASSEGNATO-
13° Buono Scuola Tennis – n. 1679
14° Buono Scuola Tennis – n. 1422
15° Buono Scuola Tennis – n. 321-ASSEGNATO-
16° Bottiglia di Grappa – n. 597
17° Pianta – n. 688
18° Pianta – n. 1732
19° Pianta – n. 736
20° Pianta – n. 937
21° 3 kg pasta + 1 bott. di verduzzo – n. 754
22° 3 kg pasta + 1 bott. di verduzzo – n. 2450 -ASSEGNATO-
23° 3 kg pasta + 1 bott. di verduzzo – n. 1941-ASSEGNATO-
24° 3 kg pasta + 1 bott. di verduzzo – n. 249
25° 3 kg pasta + 1 bott. di verduzzo – n. 1100
26° Orologio – n. 1802
27° Orologio – n. 770
28° Orologio – n. 1346
29° Lambrusco – n. 653
30° Lambrusco – n. 1027
31° Lambrusco – n. 1924 -ASSEGNATO-
32° Lambrusco – n. 2480
33° Lambrusco – n. 463
34° Lambrusco – n. 950
35° Buono 10 euro Puntolinea – n. 171
36° Puzzle – n. 1304
37° Borsa – n. 349
38° Borsa – n. 636
39° Borsa – n. 1395
40° Borsa – n. 2656 -ASSEGNATO-
41° Borsa – n. 1858 -ASSEGNATO-
42° Borsa – n. 1696
43° Chianti – n. 1817
44° Verduzzo – n. 647
45° Buono 5 euro Puntolinea – n. 2643 -ASSEGNATO-
46° Buono 5 euro Puntolinea – n. 2442 -ASSEGNATO-
47° 2 kg riso – n. 1368
48° 2 kg riso – n. 779
49° Biscotti – n. 1394
50° Biscotti – n. 2647 -ASSEGNATO-
51° Biscotti – n. 873
52° Biscotti – n. 2664
53° Biscotti – n. 828
54° Biscotti – n. 829
55° Biscotti – n. 632
56° Biscotti – n. 686
57° Biscotti – n. 1927
58° Biscotti – n. 517

Idee per Omegna e per il PD

imageIl centro destra, a Omegna, per una serie di contingenze favorevoli, ha avuto la sua possibilità ed ha fallito. Era tutto sommato ragionevole che, in un contesto nazionale deluso dal Governo Prodi bloccato e diviso, gli elettori omegnesi – nel 2007 – provassero, anche localmente, a indicare una strada diversa rispetto a quella percorsa negli ultimi decenni. Ne è venuta fuori una compagine deludente, sostanzialmente incapace di amministrare non solo in termini di obiettivi strategici per lo sviluppo della città, ma anche sulle “piccole cose” che erano state il loro cavallo di battaglia in campagna elettorale.
Credo che i cittadini omegnesi, anche quelli che – in assoluta buona fede – speravano che l’alternanza di forze politiche diverse alla guida della città potesse imprimere una svolta positiva  alla città si siano resi conto che non si inventa una classe politico amministrativa dal nulla e che, invece di un auspicabile rinnovamento, si rischia di precipitare in una rovinosa caduta.
Le facili promesse, se disattese, inducono a riflettere (per chi ne ha gli strumenti) ma soprattutto possono determinare disinteresse, disimpegno, rifiuto aprioristico rispetto alla politica. (segue)
Chi allora si vuole porre l’obiettivo di ribaltare l’attuale situazione deve saper confrontarsi con questi due aspetti, uno che potremmo definire “di vantaggio”, un secondo – invece – che potremmo chiamare “di preoccupazione”:
1.    la consapevolezza diffusa che l’Amministrazione Quaretta, il PdL e la Lega non abbiano saputo cogliere l’occasione che era stata loro presentata;
2.    l’opinione altrettanto evidente che molti semplicemente non credono in alcuna alternativa e preferiscono abdicare a qualsivoglia impegno politico amministrativo, tanto “sono tutti uguali”.

Nuovi scenari

Non solo ad Omegna, ma forse soprattutto nel Cusio, lo scenario economico e sociale si è rapidamente modificato negli ultimi anni ed in maniera pesante. Tutte le crisi del passato avevano trovato una via d’uscita; la chiusura di aziende era sempre stata compensata dalla nascita di altre attività produttive ed anche quando era evidente che il lavoro manufatturiero non potesse più espandersi, era ragionevole pensare che l’economia della città e del territorio potesse essere integrata dallo sviluppo dei servizi, delle attività commerciali, turistiche e culturali. Anche le Amministrazioni che si sono succedute hanno saputo governare questo processo e migliorare la qualità della vita in città.  Finito lo sviluppo urbanistico – in parte disordinato  – degli anni sessanta e settanta, Omegna ha saputo dotarsi di infrastrutture e servizi di buona qualità come le strutture sanitarie, gli asili nido e il centro sportivo e, successivamente, ha colto l’esigenza di trasformare la città con investimenti per ampliare l’offerta scolastica, formativa e culturale, mettere in campo politiche sociali attente ai bisogni della gente, ripensare la città con importanti trasformazioni urbanistiche come il recupero del centro storico, il Forum e il resto dell’ ex area Pietra, la passeggiata a lago e lungo la Nigoglia, il rapido ed efficace riassetto idrogeologico dopo l’alluvione del 1996, il rifacimento praticamente totale della rete acquedottistica e fognaria. E’ stupefacente che in questi ultimi anni di gestione del centro destra, l’unico ricorrente e stonato ritornello fosse quello di lamentarsi degli oneri residui lasciati dalle “precedenti amministrazioni di sinistra”; sono costi legati ad investimenti che erano assolutamente necessari per lo sviluppo della città.
Ma ora lo scenario – come si diceva – è in rapida evoluzione ed è necessario, da parte del centro sinistra e di chi ambisce ad amministrare la città, non semplicemente ribattere e polemizzare in maniera tutto sommato sterile alle lamentazioni e all’immobilismo della Giunta Quaretta.
E’ indispensabile tracciare nuove vie, ripercorrendo solo in parte le intuizioni strategiche abbozzate in passato: certamente il futuro di Omegna si giocherà sull’integrazione tra il mantenimento di alcune attività produttive e lo sviluppo del terziario (nelle sue varie accezioni), ma la qualità di questa integrazione è tutta da verificare e ripensare.
Alcune linee guida, ma soprattutto esemplificazioni e concreti progetti (peraltro da verificare e approfondire):

LAVORO, INDUSTRIA E ARTIGIANATO

Solo un’ industria qualificata, caratterizzata da innovazioni di prodotto e di tecnologia, avrà la possibilità di competere in un’economia globalizzata; per capire questa verità, non dobbiamo peraltro andare lontano poiché un importante esempio l’abbiamo in casa con Alessi che – praticamente unica tra le aziende del casalingo – ha saputo adeguarsi positivamente, anzi indicare la strada giusta da seguire.
Anche l’artigianato che, in passato, aveva assicurato un tessuto connettivo importantissimo per le attività industriali locali, può continuare ad avere un futuro solo se è capace di “emanciparsi” attraverso una fortissima specializzazione, oppure attraverso la costituzione di una filiera di produzione che assicuri autonomia invece che dipendenza.
In quest’ottica è possibile lavorare per l’inserimento dei giovani in nuove attività produttive, verificando anche possibili iniziative di tipo cooperativo o contratti di lavoro innovativi come quelli ipotizzati dal giuslavorista Ichino (sperimentalmente, perché non proporli nei contratti integrativi aziendali o territoriali?)
Esiste peraltro una fascia di lavoratori che lavorano o hanno lavorato in aziende in crisi, difficilmente recuperabili ad attività produttive similari, ai quali è necessario dare delle risposte concrete ai loro problemi. Le situazioni vanno viste per quelle che sono, oggettivamente diverse a seconda dei casi: per chi è relativamente giovane è indispensabile chiedere a Regione e Provincia l’attivazione di corsi di formazione e riqualificazione legati ai progetti di nuovi insediamenti che vengono prospettati da Provincia, Tecnoparco e Camera di Commercio; per gli altri, è importante non solo garantire gli ammortizzatori sociali che accompagnino alla pensione, ma individuare microprogetti, socialmente utili, che possano dare una prospettiva dignitosa e valorizzare le persone anche sul piano umano.

COMMERCIO, TURISMO E SPORT
Sono le alternative che, in realtà, non sono mai decollate. Forse è utile ricordare a noi stessi e a chi si occupa di questi settori che non si tratta di pensare a soluzioni che – da un punto quantitativo – possono sostituire il lavoro che, in passato, era quello operaio e manifatturiero. Anchi qui, probabilmente, la chiave di lettura è “la qualità”. Lamentarsi che il commercio è in crisi perché si sono aperti i supermercati non serve, bisogna invece trovare la strada per specializzarsi, lavorare per obiettivi comuni, stringere sinergie con l’ente locale.
Il turismo su cui puntare, ad Omegna, è – per forza di cose – quello “di nicchia” (ad esempio il turismo scolastico legato a Rodari e alla ludoteca, sempre che non si banalizzi e si lasci scadere anche questa opportunità), quello complementare all’offerta turistica già esistente ad Orta e sul Lago Maggiore, quello “alternativo” dell’escursionismo a piedi o in bicicletta o in camper.
Lo sport, ma anche le attività motorie fruibili da una più ampia massa di persone, possono essere – più di quanto già non sia – un’importante occasione di migliorare la qualità della vita per i residenti, ma anche attrarre una certa categoria di turisti o di utenti del territorio circostante. Il Centro Sportivo, la valorizzazione del Monte Zuoli, di percorsi sentieristici e ciclabili, l’attività sportiva giovanile sono gli aspetti su cui puntare. Questi sono anche i settori a cui indirizzare i giovani verso lavori di tipo nuovo per il nostro territorio.

OFFERTA SCOLASTICA, FORMATIVA E ATTIVITA’ CULTURALI

Si è lavorato molto, in passato, in questa direzione (Istituzione del Liceo Artistico che si è affiancato a quello Scientifico, culminato con la costruzione in corso della nuova sede,  tempo pieno e indirizzo musicale nella scuola primaria, sviluppo di attività legate alla formazione professionale, Università della III° età, nascita della Fondazione Museo Arti e Industria e della ludoteca legata a Gianni Rodari). Proseguire su questa strada, diversamente dallo scadimento di questi ultimi tempi, è assolutamente fondamentale, ma si tratta anche di lavorare per migliorare strutture e organizzazione; è auspicabile, una volta finito il nuovo Liceo (più del corso musicale sarebbe forse utile richiedere il corso linguistico), verificare le seguenti ipotesi:
•    la creazione di due Istituti Comprensivi in luogo delle due direzioni didattiche e della scuola media, con cicli elementari-medie sia a Crusinallo che a Cireggio, oltre che ad Omegna;
•    concentrare, se possibile, ITC e Dalla Chiesa nell’edificio di via Colombera (oltre a quello delle ex scuole elementari di Crusinallo);
•    dismettere l’edificio della Madonna del Popolo e pensare di trasferire le elementari di Omegna negli edifici attualmente occupati dal Dalla Chiesa e/o dalla formazione professionale;
•    utilizzare gli spazi del palazzo di via De Amicis, oltre che per la scuola media, per l’educazione degli adulti e la formazione professionale (ed eventualmente per uffici comunali).

SERVIZI SOCIALI, SANITARI E ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO

l’esperienza del CISS di Omegna (unico a carattere interprovinciale) ha significato che è possibile superare i municipalismi e individuare un assetto organizzativo, funzionale, finanziario accettabile e garante di un rapporto costi benefici positivo. E’ una strada da proseguire, sperabilmente senza contrapposizioni partitiche come quelle che il centro destra ha voluto forzare esautorando senza motivi e prima della scadenza naturale la gestione precedente.
l’Ospedale di Omegna (polialbulatori ASL e centro Ortopedico di Quadrante), nel contesto dato è quanto di “possibile” avere; si possono certo ipotizzare soluzioni di altro tipo come la riproposizione dell’ospedale unico, ma l’obiettivo più ragionevole per i prossimi anni è il consolidamento di questa situazione. Analogo discorso per la Casa di Riposo e per le sue convenzioni con l’Asl per le degenze post acuzie o malattie croniche.
La scelta recente dell’Amministrazione Comunale (contrastata) di concentrare il servizio degli asili nido in due strutture invece che in tre è accettabile se vengono mantenuti, in termini qualitativi e quantitativi, i servizi precedenti. E’ la linea della qualità, dell’efficienza e della compatibilità economica che non va combattuta, ma assunta con coraggio.
Le associazioni di volontariato esistenti a Omegna (numerose e attive) sono un patrimonio di valore che va preservato, seguito con attenzione e valorizzato non solo attraverso il lavoro di un assessore preposto, ma con possibili deleghe specifiche a consiglieri comunali e attraverso il coinvolgimento dei Consigli di Quartiere.

SERVIZI AMBIENTALI
In questi anni, spesso se non esclusivamente su iniziativa di amministratori del centro sinistra, alcuni servizi importanti come la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, la gestione del ciclo idrico integrato, oltre ai trasporti, sono diventati servizi gestiti a livello intercomunale o provinciale. E’ stata una scelta lungimirante che diventa, ora, addirittura scelta obbligata sia per le disposizione di legge, sia per oggettiva necessità in termini di efficienza e di efficacia. Bisogna proseguire su questa strada, assicurando peraltro il controllo pubblico sia delle scelte generali, sia di quelle tecnico gestionali. l’amministrazione comunale e i cittadini, anche attraverso il dibattito e il confronto di cui i partiti e le associazioni possono e debbono essere protagonisti, hanno il compito di esercitare una efficace attività di indirizzo e controllo, tesi sia a garantire i migliori standard di servizio, sia la salvaguardia ambientale. Mantenere e incrementare la raccolta differenziata e l’effettivo riciclo dei materiali, garantire i necessari investimenti per la qualità delle acque, incrementare l’uso del trasporto pubblico sono gli orizzonti strategici su cui misurarsi; l’efficiente gestione industriale di questi servizi deve porsi l’obiettivo di contenere costi e tariffe, senza però pregiudicare gli investimenti necessari.

URBANISTICA E TRASFORMAZIONE DELLA CITTA’

Il percorso da compiere, con più determinazione di prima, è quello individuato già da anni. Trasformazione delle aree industriali e artigianali dismesse o collocate in zone ormai a diversa destinazione urbanistica in aree destinate ad usi abitativi, a servizi pubblici e privati, privilegiando la qualità rispetto alla quantità; riutilizzo degli edifici esistenti evitando ulteriori consumi del suolo, ben sapendo – peraltro – che questo indirizzo non va assunto in maniera manichea poiché possono esistere aree di completamento, già urbanizzate o facilmente urbanizzabili, che consentono di soddisfare alcune esigenze che si presentassero. In questo quadro, diventano essenziali alcune aree strategiche come la ex Girmi, la ex conceria Beltrami, l’area della Fiumetta o del lungo Strona tra Crusinallo e Verta, Agrano, lo stesso Monte Zuoli e la vetta del Mottarone.

RISORSE

E’ forse il capitolo più importante di tutti. Le parole d’ordine sono ottimizzazione e razionalizzazione, ma anche integrazione, nella più assoluta trasparenza, tra pubblico e privato. Garanzia e qualità dei servizi, ma anche taglio dei costi. Una sfida difficile, ma l’unica credibile. Ne abbiamo già parlato riferendoci al capitolo dei servizi sociali, sanitari e ambientali. Si dovrà porre mano a nuove ipotesi per la gestione del centro sportivo visto che – entro il 2011 – il Comune non potrà più conservare la proprietà della Srl (e neppure ritornare ad una gestione diretta) e verificare l’assetto della Fondazione Museo Arti e Industria che, invece, potrebbe ulteriormente espandersi e consolidare le attività che svolge.
E’ però importante ipotizzare altre cose come la compartecipazione a progetti sovracomunali per attività sociali, culturali e turistiche, la possibilità di formalizzare convenzioni con società private, singoli cittadini, associazioni no profit per microgestioni di aree pubbliche o di piccoli servizi.
Tutto da vedere e da verificare, infine, l’assetto delle risorse finanziarie disponibili per l’Amministrazione Comunale ovvero trasferimenti da parte della Commissione Europea, dello Stato e della Regione, imposizione fiscale locale; sono questioni fondamentali sulle quali – peraltro – si può intervenire, localmente, solo in modo limitato. La questione “demaniale”, ma anche quella di possibili alienazioni o trasferimenti di proprietà comunali è un altro aspetto da valutare con cura, senza pregiudiziali, ma studiando bene il rapporto costi benefici. Su tutti questi aspetti c’è l’incertezza di fondo legata alla realizzazione o meno del federalismo, ma sono tutti aspetti per i quali non è accettabile il dilettantismo o addirittura il semplice disinteresse come se fossero elementi invariabili.

IL PARTITO DEMOCRATICO
I temi sopra indicati  dovranno essere quelli su cui lavorare, riflettere, ascoltare punti di vista, individuare un percorso plausibile poiché su di essi e sulla nostra capacità di farli considerare elementi essenziali per il futuro della città si gioca la nostra credibilità per tornare ad amministrare Omegna. Ma il partito ed il suo ruolo non possono esaurirsi su questi temi.
Coinvolgere soprattutto i giovani e coloro che si disinteressano alla politica o, peggio, la considerano semplicemente qualcosa da evitare o da subire presuppone una visione più ampia, la disponibilità e la capacità di affrontare altri temi come la globalizzazione, l’etica, i valori e i diritti, ma anche questioni “più leggere” come lo spettacolo, lo sport, il divertimenti, lo stare insieme in modo felice. Anche di questo il partito di Omegna dovrà occuparsi con un lavoro di squadra, coinvolgendo tutti, ma avendo un occhio di riguardo per la competenza, la disponibilità, l’impegno. Non dovrà essere trascurato anche il compito di maggiormente coinvolgere le varie anime del Partito Democratico poiché, anche nel Cusio, questo processo è rimasto a livello embrionale.
Le riunioni dovranno essere, di norma, settimanali per la segreteria e il direttivo, mensili o bimensili (su temi specifici) per l’assemblea degli iscritti. E’ opportuno che vengano convocate non solo presso la sede del Circolo Ferraris, ma anche in altri luoghi per favorire il più ampio contatto con le realtà cittadine.
E’ importante, ogni volta, fissare un ordine del giorno a cui attenersi e concludere la riunione con un verbale ed eventualmente con impegni o decisioni fissate.
E’ importante che si sviluppino commissioni o gruppi di lavoro che potranno – di volta in volta – proporre relazioni, relazioni o proposte al direttivo.
In preparazione della scadenza elettorale amministrativa (ed, eventualmete, di quella politica o di quella regionale che – peraltro – non saranno determinate da noi) è necessario un rapporto con le altre forze politiche della città (quelle del centro sinistra, ma anche interlocutori diversi, come i Consigli di Quartiere, possibili liste civiche e soggetti o gruppi non istituzionali) in modo da verificare sia contenuti programmatici, sia indicazioni di candidature non solo per il ruolo di Sindaco, ma anche di candidati a ricoprire altri ruoli amministrativi (assessori, enti di II° grado, presenze in enti e associazioni). Il compito di condurre questi incontri è della segreteria e del gruppo consiliare.
Entro il 2011 dovrà essere completato il percorso per individuare le candidature di cui sopra con l’ipotesi di procedere a primarie di coalizione.
La lista del PD per il rinnovo del Consiglio Comunale dovrà essere caratterizzata da poche figure “storiche” e da un alto tasso di rinnovamento, anche generazionale e di genere.
Il Circolo di Omegna e la sua segreteria dovrà assumere anche il ruolo di coordinamento sia politico che amministrativo con tutta la realtà cusiana, compreso i territori della Provincia di Novara gravitanti sul lago d’Orta. Il segretario del Circolo di Omegna o suo rappresentante dovrà richiedere di essere parte integrante del gruppo dirigente provinciale.

                Gianni Desanti

Il Pd che vorrei è il Pd di tutti

image Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Marco Travaglini sulla situazione politica, il PD e la sua fase congressuale.
l’ultimo congresso ci ha visti compiere la scelta del segretario e della linea politica del Pd. A Ottobre andremo ad una verifica che dovrà consentirci di “registrare” il nostro partito ad ogni livello. In questi mesi abbiamo faticato molto nel tentativo di convincere gli italiani che noi si possa rappresentare un’alternativa seria e credibile al governo di centrodestra, capace di guidare il Paese fuori da una crisi economica che, dopo aver distrutto i risparmi di milioni di italiani, bruciato posti di lavoro e speranze d’occupazione, ha colpito le famiglie e la stessa coesione sociale.
Tutto ciò nonostante l’evidente crisi della destra, la rottura tra Fini e Berlusconi e la pochezza dei risultati della compagine governativa. Il progetto di un grande centrosinistra, utile al Paese, unito e determinato nel sostenere le proprie proposte e idee , e plurale nella capacità di rappresentare politicamente persone e interessi diversi, è – per molti versi – una realtà ancora a venire. Ma non per questo si deve rinunciare a costruirlo nei fatti di tutti i giorni . Il Partito Democratico è parso troppo timoroso, reticente e rinchiuso in se per offrirsi come un luogo politico da frequentare per coloro che pensano all’alternativa al centrodestra. C’è chi parla di afasia. In molti lo pensano, non senza ragione.
“Siamo diventati il partito delle tavole rotonde, ma siamo assenti dai drammi collettivi”, sostenne Riccardo Lombardi nel suo ultimo intervento ( era il 30 giugno del 1984 ) al comitato centrale socialista dell’Ergife, a Roma. Un rischio da quale non siamo immuni ma che può essere evitato. Come? Ritrovando la via dell’ascolto (dentro e fuori al Pd), con e tra i cittadini, ricercando costantemente l’intesa possibile e il reciproco sostegno con tutti coloro che possono far crescere il centrosinistra era, ed è, l’obiettivo della linea politica che ci siamo dati.
Con la convinzione che ,per rilanciare l’Italia, sia necessario redistribuire ricchezza, lavoro e promuovere il merito e la responsabilità sociale. Anche da noi, nel VCO, dove molte delle questioni generali trovano un’articolazione persino originale ( penso al tema della green economy, alla difesa del suolo pubblico, alle politiche economiche su energia, turismo e terziario: questioni su cui esistono proposte e visioni interessanti).
Perché arranchiamo nel rendere evidenti agli occhi dei cittadini ( il VCO del VCO non è diverso dal resto del paese, sotto questo punto di vista) i contenuti di una politica alternativa? Su alcuni temi bisogna avere il coraggio di decidere una posizione più chiara ma rifiuto la semplificazione che tende ad accreditare il fatto che ci siano in giro poche idee, per di più confuse. E’ semplice, e consolatorio, il ritornello che il Pd è inadeguato, non sa decidere, usa un linguaggio incomprensibile, è autoreferenziale, diviso dalle lotte intestine per un potere ( che tra l’altro è sempre più ristretto e marginale, almeno in territori come il nostro). In tutto ciò c’è un fondo di verità ma non è un “mantra” da recitare per esorcizzare i problemi o imputarne la responsabilità ad altri.
Ho sempre pensato, e penso, al Pd come ad un partito capace di esercitare una funzione “educativa”, quasi pedagogica, per certi versi simile a quella dei grandi partiti di massa ( il PCI, la DC, il PSI ) negli anni della ricostruzione postbellica quando il compito principale era di civilizzare, educare gli italiani alla democrazia, pur nel fuoco di una lotta politica aspra e dura. Allora, e per decenni, il rapporto tra cittadini e istituzioni fu interpretato e filtrato da questi grandi partiti popolari, guidati da dirigenti come Togliatti e De Gasperi.
Oggi la situazione generale impone uno sforzo analogo se non persino superiore. l’insieme della crisi è raccolta attorno ad un grumo che produce scollamento, impotenza e decadenza. E’ in crisi verticale i rapporto tra istituzioni e cittadini, tra il potere e il popolo; è il precipitare dello “spirito pubblico” e della autorevolezza e rappresentatività della Repubblica. Quando l’armatura di un paese si incrina così è difficile aspettarsi buone notizie per l’economia, la crescita, la qualità sociale, la competitività.
Qui sta il senso del “progetto” e dell’utilità del Pd: guardare in modo aperto il paesaggio materiale e morale che la destra ha composto dinnanzi ai nostri occhi e tentare di modificalo con una “visione” alternativa.
Dimostrando concretezza nell’azione politica ma recuperando una capacità di interpretare i fatti e le situazioni in senso più generale. Un tempo, non lontano, si diceva che occorresse “pensare globalmente e agire localmente”. Le stesse riunioni politiche denunciavano un’impostazione e un interesse di più largo respiro: si partiva dall’analisi della situazione internazionale, scendendo per gradi fino alla propria realtà municipale. Oggi il discorso si è rovesciato: si parla dei problemi locali e ci si lamenta dell’ “ignavia” del gruppo dirigente nazionale (tutti, nessuno escluso). Continuare a pensare noi stessi e al futuro della politica ( metodi,scelte, progetti, alleanze) dentro il nostro “recinto”, dovremmo aver capito che è un errore. C’è molto da fare, in coerenza con i progetti più generali. Mi soffermo su alcuni esempi. Per diventare un paese meno diseguale, l’Italia deve dotarsi di una moderna rete di sicurezza sociale capace di sostenere le famiglie e i loro redditi; aiutare i giovani, gli anziani, i non autosufficienti. Tema su cui il Pd qualche idea l’ha fatta vedere e su cui far leva per allargarne la conoscenza. In una prospettiva di riforma dello stato sociale l’obiettivo di innalzare la qualità e la produttività dei servizi deve coincidere, ad esempio, con la tutela dei beni comuni ( penso all’attualissimo tema dell’acqua pubblica che abbiamo discusso più volte). E’ un argomento molto concreto che le istituzioni locali devono affrontare non dal lato dell’occupazione del potere – spesso prescindendo da competenze e capacità – nei consigli d’amministrazione ( come la destra, Pdl e Lega, ha mostrato di saper fare con voracità ) ma sotto il profilo delle scelte d’investimento per ammodernare la rete distributiva dell’acqua, rendere efficiente e diffusa la depurazione ( separando ove possibile le acque bianche da quelle nere, cosa che avviene ancora oggi in minima parte), aumentare la capacità di utilizzo delle risorse idriche sia dal lato della captazione per aumentarne la disponibilità ai cittadini , sia per produrre energia pulita e rinnovabile. Scelte concrete, non ideologiche, su cui i cittadini hanno interessi concreti perché hanno il diritto a servizi efficienti, sostenuti da tariffe eque e non da “gabelle” inique. La crisi economica ha colpito il lavoro e i redditi, abbassando pericolosamente la soglia delle tutele e dei diritti (il “modello Fiat/ Pomigliano”, nella sua parte più negativa, sta facendo scuola , nonostante ci sia chi si ostini a negarlo). La crisi rende più vulnerabili, indifesi e persino più disponibili alla rinuncia di un pezzo della propria dignità pur di tenere la testa fuori dall’acqua. Una delle priorità per alimentare l’economia e uscire più rapidamente dalla crisi in modo giusto e duraturo è l’aumento dei salari più bassi. Perché tanta timidezza nel dirlo? Eppure non è in contraddizione con la difesa del lavoro.Occorre restituire potere di acquisto agli stipendi, agire sulla leva fiscale lottando davvero contro l’evasione e insieme detassando in modo automatico gli investimenti per l’occupazione. La nostra battaglia sul taglio dell’Irap in Piemonte ha segnato dei punti. E l’idea dell’autogoverno delle risorse energetiche può essere quel “di più” di cui sentiamo la mancanza per sostenere adeguatamente l’economia e lo sviluppo.
Come si affronta la crisi è un tema avvertito da decine di migliaia di persone anche nel VCO, molte della quali faticano ad arrivare alla quarta settimana del mese con gli stipendi. Hanno ragione, nella loro lettera, Borghi e gli altri amici nel sostenere che questa sta diventando sempre più la società dei due terzi “rovesciata”, dove solo il rimanente “terzo” sta bene a fronte delle difficoltà dei più. E le liberalizzazioni di cui tanto, e spesso male, abbiamo discusso? Il paese ne ha bisogno come il pane: meno barriere di accesso alle professioni, più concorrenza nei servizi, imprese maggiormente contendibili, autorità realmente indipendenti, rottura di soffocanti e non democratici monopoli. I cittadini sanno, ad esempio, quanto è stato fatto da Bersani e dal tanto disgraziato “governo Prodi” in quei 18 mesi sofferti? Temo che noi tutti si sia dimenato di dirglielo con chiarezza. Eppure questo è un argomento dove possiamo dire molto e molto bene. Chi può negare che il futuro ha bisogno di un grande sforzo di innovazione? In questi anni, anche da noi e grazie a noi, per la nostra “quota-parte”, si sono avviati progetti per un nuovo sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale, l’economia verde, il sapere, la conoscenza. Il Polo dell’Innovazione ne è la rappresentazione migliore. Quante volte ci si è detto che serve una scuola davvero al passo con i tempi, in grado di aiutare la mobilità sociale, di premiare il merito, in modo da non favorire sempre quelli già favoriti dalle loro condizioni economico-sociali? Tante e con apparente convinzione. Salvo poi cedere a logiche territoriali ( non equilibrate o di potere) nel definire i progetti di riorganizzazione scolastica. Il principio di laicità, diciamo in molti, “è la nostra bussola, la via maestra di una convivenza plurale”. Ma la laicità si nutre di rispetto reciproco e di neutralità – che non significa indifferenza – della Repubblica di fronte alle diverse culture, convinzioni ideali, filosofiche, morali e religiose. Purché, naturalmente, tutti accettino un comune spazio pubblico di confronto e incontro nel quale gli unici principi non negoziabili siano quelli della Costituzione Italiana e della Carta dei diritti dell’Uomo. La gara a chi è più laico ( spesso a parole) è stucchevole così come la frenesia di accreditarsi dei tanti “laici-devoti” che fanno la gara a fare outing .
Personalmente, ho sempre confidato nell’importanza di questi temi, impegnandomi nei ruoli politici e istituzionali. La cultura socialista, alla quale mi sento oggi di appartenere e che ritengo una delle anime che vanno mantenute all’interno del Pd, mi stimola a lavorare per un programma d’azione che parli di diritti e doveri, di merito e di bisogni, di libertà individuali e responsabilità collettive. Che parli di laicità come sinonimo di libertà, di democrazia e di nuove opportunità per tutti. Senza farne un feticcio. Infine il Partito. Ho sostenuto e sostengo il progetto politico e “partitico” di Bersani perché credo che un partito sia tutt’oggi la miglior forma necessaria di una politica consapevole. La penso così da molto tempo. Del resto i partiti sono dei prodotti storici, che valgono finché servono, che si giustificano perché svolgono una funzione necessaria, perché la generalità delle persone conviene sul fatto che quella funzione sia necessaria. Ci siamo interrogati su come trovare forme nuove per la politica, per il rapporto tra politica e società, fra politica e cittadini. Non sono indifferenti, in questa logica, i vari sistemi elettorali. A livello nazionale c’è la “porcata” che espropria i cittadini dall’esprimersi sugli eletti; sul piano regionale l’attuale dispositivo penalizza i territori marginali e non mette al riparo dall’inquinamento delle liste farlocche che falsano la competizione ( com’è accaduto in Piemonte, con la vittoria “falsa” ,e in attesa di giudizio, di Cota) ; per Province e comuni emerge sempre più lo scarto tra presidenti e sindaci, esecutivi e assemblee elettive. A mio parere il futuro del PD ed un sistema maggioritario a doppio turno sarebbero la soluzione migliore: garantisce agli elettori un effettivo potere di scelta fra proposte di governo concretamente alternative e ci consentirebbe di riorganizzare il centrosinistra attorno a soggetti politici animati da una tensione maggioritaria.
Il tema del partito, della democrazia che si organizza attraverso un soggetto politico, riguarda anche le regole ed il modello della casa che abbiamo scelto di edificare insieme .Una casa che sarà tanto più grande e confortevole , quanto sarà in grado di accogliere tutti e di farli sentire – appunto – a casa loro.
E’ evidente che così ancora non è. O non lo è del tutto. Con il rischio che “ l’insieme di diversi che hanno scelto di unirsi” resti un’opera incompiuta. Non credo che il problema possa ridursi agli “ex-questo o quello”, affetti da nostalgia e dei “democratici-democratici” immersi nel nuovo, senza vincoli con il passato. Il tema sta nel progetto politico/organizzativo su cui si basa la libera convivenza/appartenenza nel Pd che , anche da noi, estrema periferia nord dell’Impero, necessita di un rilancio, consapevoli che tutte le sensibilità e le aree politiche sono utili e che di nessuno ci si possa privare. Ovviamente, fatta salva la chiarezza, la lealtà e la capacità decisionale di una forza che deve essere democratica nei fatti e non solo nel nome. Sono tra coloro che considerano una risorsa indispensabile le idee dell’area laica, libertaria e socialista e penso che altrettanto si debba dire del cattolicesimo democratico. Guai a pensare che si possa fare a meno di alcuni, quasi che una ipotetica perdita o allontanamento possa strappare un sospiro di sollievo: sarebbe una tremenda sciagura. Corrisponderebbe alla fine del Partito Democratico. Alcuni amici denunciano problemi che vanno oltre le questioni degli organigrammi e che riguardano il riconoscimento del peso che, ad esempio, la componente cattolico-democratica può avere nell’apporto alla vita culturale del Pd. Non mi pare che, almeno nel VCO, questa sofferenza dei cattolici all’interno del partito sia motivata dalla presenza di una sorta di monocolore ex-Ds. Ma è evidente un fatto: quando un disagio si manifesta non va aggirato, sottovalutato o negato. Si discute e si cerca la soluzione più ragionevole. Del resto, una delle “ragioni sociali” della nostra impresa non era forse di dar vita ad un luogo dove si trovano, si riconoscono e si unificano i riformisti? Attenzione: si unifichino, non si uniformino. Perché il riformismo è per sua stessa natura geloso delle radici culturali dalle quali si alimenta. Perché il riformista ( quello vero, e tenace) non si può accontentare della risposta data in un certo momento ed anche se la condivide non interrompe la ricerca per trovarne una migliore. Si dice: il riformismo è la sintesi tra la radicalità dei valori , il pragmatismo delle risposte possibili e la gradualità dei risultati. Bene, se è così facciamo che questa sintesi rappresenti la tensione positiva, la corrente elettrica che può fornire energia e vitalità al PD. E’ bene, però, non abusare della parola/formula “riformista”. Anche perché ci si può definire tali quando le riforme le si fanno e non più solo quando si promette di farle. Mi permetto di osservare come non guasterebbe anche una maggiore attenzione alla delicatezza dei rapporti umani e alla loro dimensione di dignità ( in una forza progressista) . Forse non aveva torto Rino Formica, negli anni ’80, quando disse che "la politica è sangue e merda", riferendosi alla miscela di passioni civili, lotte per il potere, tensioni culturali, amarezze e scontri. Ma questo non ci può far perdere di vista la qualità dei rapporti tra chi ha scelto, liberamente, di contribuire alla vita del partito. Un partito che non è di questo o di quello, di noi o di voi ma di tutti.
Siamo d’accordo che il PD deve essere sempre un partito di governo? Un partito di governo oggi, momentaneamente, all’opposizione. Che, ovunque sia collocato, si pone il problema del governo della società, dell’economia, delle istituzioni. Ormai l’essere o meno partito di governo non si misura più sul terreno della legittimazione a governare (come in Italia è stato per più di 50 anni). Si misura sulla capacità o meno di raccogliere, di unire forze in quantità ( e qualità) tali da formare maggioranza coerente con un progetto. La nostra esperienza ci dice che vincere è una cosa e governare è un’altra. Ciò che scegliamo di fare influenza tutto il campo politico del centrosinistra che non è più quello dell’Ulivo o dell’Unione. l’alleanza, a Roma come a Torino o nel VCO va riassettata ex-novo, senza esclusioni a priori. La propensione all’unità è un bene in sé ed è utile a noi come a tutte le forze che stanno dentro al perimetro del centrosinistra. Il Pd può essere il perno di una nuova alleanza progressista? E’ evidente, a mio parere, che in un quadro del genere, il principale soggetto politico con questa natura (noi) deve aspirare ad avere una “portata” che lo renda credibile allo scopo. Per “portata” intendo la capacità di raccolta elettorale, di rappresentare e comporre un ampio spettro di interessi e di formare e selezionare una classe dirigente. Per questo serve un partito più forte. E per un partito la sua forma è un contenuto politico e non solo una scelta tecnica. Va progettato, costruito, animato dal basso. Il limite più evidente che ci portiamo appresso – più o meno immutato – nei vari passaggi del processo evolutivo (quando non di “rottura”) tra PCI, PDS e DS o tra DC, PPI e Margherita, è lo strumento-partito. l’organizzazione partitica è , nella sostanza, rimasta immutata, rigida come un baccalà, standardizzata nelle sue forme e persino nei suoi “riti democratici”. Invece c’è sempre più bisogno di moduli organizzativi elastici, variabili, diversi e capaci di esprimersi secondo le circostanze e gli obiettivi. Un partito come quello che abbiamo scelto dovrebbe essere in grado di esprimere il massimo dell’energia attraverso la più ampia libertà. Quindi una organizzazione inclusiva, democratica, meno rigida, fondata sull’autonomia e sulla responsabilità. Qualcosa da sperimentare nei fatti, magari per approssimazioni, scontando errori. Un progetto da costruire innanzitutto nella nostra testa.
Ci siamo divisi in mozioni e correnti. Personalmente non ho nessuna riserva in ordine alle correnti. I partiti veramente democratici devono garantire l’organizzazione di un confronto che passi anche attraverso l’esistenza di correnti. Il problema è quando prevalgono i personalismi, quando chi vuole giocarsi un po’ di peso politico si organizza la cordata di sostenitori a scopo congressuale. Da molto tempo i partiti, anche quelli di sinistra, hanno poche regole e mal rispettate e, troppo spesso, vivono occasionalmente e confusamente il dibattito e la decisione democratica. Così ci siamo trovati ad avere, da una parte, leader plebiscitari e dall’altra una frammentazione di tanti potentati senza politica che gestiscono il potere locale soprattutto attraverso gli eletti dei vari livelli istituzionali. Si può negare che le cose non stanno così? Per queste ragioni è urgente ricostruire un corpo democratico di cittadini, consapevole e unito da procedure chiare, che conta nelle scelte più importanti anche attraverso espressioni di voto come i referendum. Non servono strutture “arlecchino”, carovane movimentiste, pensatoi ristretti. Serve un partito dove l’aggettivo “democratico” non si limiti ad una promessa ma corrisponda alla realtà.
Mi scuso con voi per la lunghezza e, forse, la “disarticolazione” di queste considerazioni: sono il prodotto della mia astinenza da dibattito politico (per ragioni personali e oggettive). Testimoniano, comunque, la convinzione sull’opportunità di un confronto franco e libero sui prossimi appuntamenti politici, interni ed esterni. Per quelli, diciamo così, "interni" ( congresso, formazione conseguente dei gruppi dirigenti, progetto politico/culturale/programmatico adatto alla realtà del VCO) credo sia bene chiarire come si intenderà procedere. Non ho mai avvertito il vincolo della mozione congressuale come una camicia di forza ma resto dell’idea che il progetto politico generale che la motivava resta in campo, e a pieno titolo.
Dunque, prima che ci si “sfarini” ( gli uni e gli altri , e in diverse direzioni “interne”) credo occorra un minimo di valutazione su quanto è accaduto dal congresso ad oggi ( giudizio sul gruppo dirigente, problemi scaturiti nel dibattito interno, rendiconto del lavoro fatto, problemi incontrati con le altre forze del centrosinistra, situazione organizzativa del PD (in merito alla quale, ricordo una preoccupata e preoccupante nota che denunciava un grave impasse nelle adesioni).
Ho avuto modo di leggere il documento sul partito del "Noi". Trovo che ci siano cose interessanti e condivisibili. Si propongono contenuti, in gran parte ( mi pare..) già acquisiti dal partito, e temi, delicati e irrisolti, come il rinnovamento, del quale nessuno nega la necessità. Proviamo a praticarlo, con serietà e convinzione, evitando il rischio che s’incarni nel filone della lamentevole denuncia sull’assenza dei giovani nelle nostre file , che da decenni affligge tutti, a prescindere dall’anagrafe. Noto che i gruppi di lavoro ( ai quali, quando mi è stato possibile, ho offerto il mio modesto contributo) sono abbastanza “in palla” : magari non tutti dimostrano la stessa efficacia ma non amo fare le graduatorie, e nemmeno mi compete . Considero questo fatto come una solida garanzia sulla qualità della proposta politica. Dovremo renderla più “leggibile” agli occhi dei cittadini, più “intuitiva” delle dinamiche che agitano il “corpaccione” sociale e culturale del VCO, ma sono certo che non si faticherà a trovare parole e i metodi per farlo. Che dire, ancora? Avremo di fronte mesi difficili: forse si voterà, in primavera, per le Regionali ( possibile) e le politiche (probabile). Ci saranno le prove, a breve, dei turni amministrativi a Domodossola e Omegna. C’è la crisi che continua a mietere vittime, bruciando posti di lavoro e prospettive per tanti lavoratori, artigiani, e piccoli imprenditori oltre a offrire poco o nulla ai giovani senza lavoro. Intuisco che in tutto ciò restano larghi gli spazi per la politica del PD e del centrosinistra. Personalmente – per quanto, per come e dove potrò – sono in grado di assicurare la mia parte.

Marco Travaglini
Agosto 2010

Lunedìin consiglio provinciale in discussione proposte del PD su personale, catasto e scuola!

image – La prima interpellanza riguarda il delicato tema di un’assunzione, che a parere nostro, solleva molti dubbi e perplessità.
Infatti, di recente l’Amministrazione provinciale ha pubblicato due bandi ai quali hanno partecipato decine e decine di giovani diplomati e laureati con la speranza di affacciarsi al mercato del lavoro.
La Provincia ha scelto di procedere ad un’assunzione attingendo non dalla graduatoria dei giovani che vi hanno partecipato, ma seguendo un’altra strada, che a noi non appare giustificata, ovvero di un trasferimento di un dipendente dall’ufficio delle Entrate alla Provincia stessa.
Oltre al fatto che questa persona non risulta in possesso di particolari competenze che giustifichino tale scelta, egli ha già un lavoro, elemento questo che non dovrebbe avvantaggiarlo ma semmai porlo quanto meno in una posizione di attesa rispetto a chi è in cerca di prima occupazione.
Per questo chiediamo alla Presidenza della provincia di sapere le motivazioni di questa scelta. La seconda interpellanza si riferisce ad una scelta del governo centrale che con un disegno di legge costringe all’accatastamento anche i ruderi di montagna, con una spesa in più per i cittadini (dai 300 ai 600 euro!) oltre che di spreco di tempo per la conseguente burocrazia.
Insomma un’altra gabella che va a colpire i territori marginali e di montagna che aggiunge burocrazia e va in una direzione diametralmente opposta alla necessità di agevolare gli accorpamenti fondiari in montagna.
Per questo chiediamo alla giunta di saper quali atti intendono intraprendere per impedire che questo articolo, così penalizzante per il nostro territorio e i suoi cittadini, venga convertito in legge.

l’ordine del giorno riguarda il taglio annunciato, dall’ufficio scolastico provinciale, del tempo pieno in oltre 18 scuole del VCO.
Nell’ordine del giorno si chiede alla Provincia se corrispondono a realtà tali affermazioni che se confermate rimarcano, in tutta la sua gravità, che nel VCO il taglio al tempo prolungato nelle scuole, al di la di tutte le rassicurazioni arrivate in questi mesi dal Governo nazionale, è un problema serio e pesante e che incide in maniera negativa sulle spalle di molte famiglie.
Se approvato l’odg impegna il Presidente della Provincia ad attivarsi in tutte le sedi per evitare che questo taglio avvenga e chiede di relazionare al prossimo consiglio provinciale dei risultati ottenuti.

PD Ufficio Stampa
Di seguito il testo completo

Al . Presidente del Consiglio Provinciale
Sig. Rino Porini
Al . Presidente della Provincia
del Verbano Cusio Ossola
Sig. Massimo Nobili

Oggetto: Interpellanza

Di recente l’Amministrazione provinciale ha pubblicato due bandi, ha svolto le relative selezioni e approvato le graduatorie finali per selezionare degli impiegati, da inquadrare in categoria C e D, per sostituzioni a tempo determinato di personale di ruolo che per vari motivi (ad esempio la maternità) si assenta per lungo periodo dal lavoro.
A tale selezione hanno partecipato decine e decine di giovani diplomati e laureati, che è facile credere siano stati spinti a prender parte alle prove concorsuali anche dalla difficile congiuntura vissuta dal Verbano Cusio Ossola e dalla difficoltà, per un neodiplomato o un neolaureato, di affacciarsi proficuamente sul mercato del lavoro, tanto da far apparire “appetibile” anche un’occupazione a tempo determinato come quella prevista nei due bandi citati.
La regolare conclusione delle procedure selettive, terminata con l’elaborazione delle due graduatorie, ha di sicuro ingenerato delle legittime aspettative nei concorrenti che hanno dimostrato sufficiente perizia per essere inseriti in graduatoria, soprattutto coloro i quali si trovano nei primi posti nella lista degli idonei all’assunzione.
Ad oggi risulta però che tali graduatorie siano “ferme”, con l’aggravante che, invece di procedere almeno ad un’assunzione attingendo dalla graduatoria per i posti di categoria D, con Delibera di Giunta n. 161 in data 28 giugno 2010, si sia preferito seguire una diversa strada che non appare giustificata.
Entrando nello specifico della citata delibera, risulta infatti che per sostituire una dipendete in maternità del II° Settore – Politiche del Lavoro, Formazione e Pari Opportunità – invece di attingere alla graduatoria di categoria D si è dato seguito alla domanda di comando presso l’Amministrazione Provinciale di un dipendente dell’Agenzia delle Entrate.
Quest’ultimo non risulta in possesso di particolari competenze che giustifichino né l’attivazione dell’istituto del comando ne, soprattutto, l’inserimento nel II° Settore in via preminente rispetto alle persone inserite nella graduatoria di categoria D; risulta invece già in possesso di un posto di ruolo presso l’Agenzia delle Entrate, elemento questo che non dovrebbe avvantaggiarlo ma semmai porlo quanto meno in una posizione di attesa rispetto a chi è in cerca di prima occupazione.
E più in generale, con la DGP 161/2010, oltre a dare priorità al comando sopra citato si limita la validità delle ricordate graduatorie all’anno 2010, riferendole così ai soli posti a tempo determinato che si prevede di coprire in corso di esercizio
Tutto ciò premesso e considerato

SI INTERROGA LA S.V.

per sapere le motivazioni che hanno portato a dare priorità immediata al comando del dipendente dell’Agenzia delle Entrate, come previsto dalla DGP 161/2010, rispetto alla chiamata delle persone iscritte nella graduatoria finale delle procedure selettive citate in premessa;
per sapere inoltre le motivazioni che hanno portato a limitare all’anno 2010 la validità delle ricordate graduatorie, mortificando così le aspettative di giovani diplomati e laureati che hanno considerato la partecipazione ai concorsi come un valido strumento per cercare uno sbocco occupazionale in questi tempi di crisi;
per sapere se – pur ammettendo che all’Amministrazione Pubblica che bandisce un concorso poi non segue un obbligo giuridico all’assunzione – non si ritenga sussistere comunque un “obbligo morale” a dare seguito alle attese di chi si è preparato per affrontare al meglio le prove selettive nella prospettiva di ottenere un posto di lavoro.

Per il Partito Democratico
Lilliana Graziobelli
Consigliere provinciale

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Al presidente del Consiglio Provinciale
Al Presidente della Provincia del Verbano Cusio Ossola

OGGETTO: INTERPELLANZA
Premesso che l’articolo 19 comma 14 del Decreto Legge del 31 maggio 2010 n° 78, in merito alla conformità dei dati catastali di fabbricati oggetto di atto notarile, ha sancito, a partire dal 1° luglio 2010, l’obbligatorietà di denunciare al Catasto Fabbricati tutti i fabbricati rurali oggetto di compravendita, permuta, donazione, divisione, cessione di quote, costituzione di servitù ecc.
Sottolineato che tutti significa anche i ruderi o quei fabbricati ancora in piedi, numerosissimi in ogni comune della nostra Provincia, ubicati in aree marginali boscate, non raggiungibili da strade e difficilmente recuperabili anche in futuro ma oggetto, in particolare, di atti di divisione ereditaria”.
Ferma restando l’esenzione da imposte e da dichiarazione al Catasto Urbano precisata dall’Agenzia del Territorio, dopo l’invio dei numerosi avvisi di accertamento degli scorsi mesi, in questo caso l’obbligatorietà risulta invece inevitabile ogni qual volta ruderi o vecchie stalle in luoghi remoti saranno oggetto di atto notarile.
Ne consegue che, volendo procedere comunque all’atto in questione, il proprietario o i proprietari dovranno farsi carico, oltre che delle spese notarili già cospicue, di spese tecniche aggiuntive orientativamente tra i 300 (per i ruderi) ed i 600 euro (per stalle e casere ancora in piedi) in più per ogni fabbricato oggetto dell’atto notarile in questione.
Considerato che questa è di fatto un’altra gabella che va a colpire i territori marginali e di montagna che aggiunge burocrazia e va in una direzione diametralmente opposta alla necessità di agevolare gli accorpamenti fondiari in montagna,
SI INTERPELLA LA S.V.
per saper quali atti Lei e la Sua Giunta intendono intraprendere per impedire che questo articolo, così penalizzante per il nostro territorio e i suoi cittadini, venga convertito in legge.
I consiglieri provinciali
Lilliana Graziobelli
Stefano Costa

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Al presidente del Consiglio Provinciale
Al Presidente della Provincia del Verbano Cusio Ossola
OGGETTO: ORDINE DEL GIORNO

Premesso che nei giorni scorsi sulla stampa locale (La Stampa) è comparso un articolo in cui, virgolettato, compariva la seguente dichiarazione del dirigente dell’ufficio provinciale scolastico “questa di Domodossola non è la sola scuola a cui sono state negate le 40 ore. Nella stessa situazione ci sono nel Vco altre 18 scuole. Il tempo pieno poteva essere accolto compatibilmente con le risorse disponibili”.
Se corrsipondono a reltà tali affermazioini appare evidente, in tutta la sua gravità, che nel VCO il taglio al tempo prolungato nelle scuole, al di la di tutte le rassicurazioni arrivate in questi mesi dal Governo nazionale, è un problema serio e pesante e che incide in maniera negativa sulle spalle di molte famiglie.
Ciò premesso il Consiglio Provinciale
chiede
al Presidente della Provincia di attivarsi per sapere quali sono le 18 scuole del VCO in cui è stato tagliato il tempio pieno e quanti sono gli alunni coinvolti.
Impegna
IL Presidente della Provincia ad attivarsi in tutte le sedi per evitare che questo taglio avvenga e chiede di relazionare al prossimo consiglio provinciale dei risultati ottenuti
Il consigliere provinciale
Lilliana Graziobelli

Festa Democratica ad Omegna da giovedi’ 15 luglio a lunedi’ 19 luglio .

image Si svolge da giovedi’ 15 luglio a lunedi’ 19 luglio ad Omegna, in Fr Crusinallo presso il piazzale ex Bialetti in Via IV Novembre, la Festa dei Democratici.
Oltre alla buona cucina (con ristorante e servizio ai tavoli) ricordiamo:
– musica dal vivo: Giovedì 15 luglio Esibizione della scuola di ballo di Laura e Moreno Bionda; Venerdì 16 luglio: si canta e si balla con MARY PER SEMPRE; Sabato 17: Orchestra Emanuele Di Bari; Domenica 18 luglio: la musica di Francesco Simone; Lunedì 19 luglio: si balla con il maestro Paolo Reina.
– Alla festa è disponibile una libreria che, quest’anno, avrà come argomenti caratterizzanti le favole di Gianni Rodari e i testi di autori locali. Domenica 19, dalle 16.00 giochi per i bambini.
I dibattiti saranno incentrati su due importanti temi: la questione LAVORO (giovedì, alle 19), la qualità della AMMINISTRAZIONE LOCALE (venerdì, alle 19).
– Tutti sono invitati (grandi e piccoli, ciclisti o semplici amanti delle passeggiate in bici) alla OMEGNA IN BICI di (10 Km circa) che avrà luogo – con partenza e arrivo presso l’area della Festa – nella serata di LUNEDI’ (ritrovo ore 18.30). Iscrizione 2 € – Premi al gruppo più numeroso, al più giovane e al più anziano. Aperitivo o bevanda al termine.

La riforma Gelmini colpisce pesantemente le famiglie del VCO: tagli al tempo prolungato in 18 scuole

image Vi ricordate le promesse del centro destra, di Berlusconi e del ministro Gelmini, dopo l’approvazione della riforma sulla scuola?
Niente tagli a risorse ed orari! Le bugie, però, hanno le gambe corte.
I tagli – reali – apportati alle risorse economiche ed umane hanno portato a situazioni difficili anche nella nostra provincia. A Domodossola l’ultimo esempio, dove la scelta di aver difeso il servizio nelle scuole di montagna porta alla conseguenza di dove rinunciare al tempo pieno.
Ed ecco che le famiglie degli alunni delle scuole elementari “Don Milani” di Domodossola che avevano scelto le 40 ore per i loro figli, vale a dire il tempo prolungato a scuola, in questi giorni hanno avuto dall’ufficio provinciale per la scuola un’amara sorpresa. Richiesta respinta e solo 27 ore contro le 40 richieste. Conseguenza: 21 famiglie in grosse difficoltà per trovare una collocazione ai bambini per due pomeriggi alla settimana.
l’ufficio provinciale scolastico ha dichiarato ai giornali Questa di Domodossola non è la sola scuola a cui sono state negate le 40 ore. Nella stessa situazione ci sono nel Vco altre 18 scuole. Il tempo pieno poteva essere accolto compatibilmente con le risorse disponibili. ”. Ben 18 scuole nel VCO in cui è stato tagliato il tempio pieno. Questa è la verità!
I nodi vengono al pettine, la riforma Gelmini si sta dimostrando per quello che è in realtà: solo ed unicamente una somma di tagli alle risorse e al personale.
Purtroppo, le famiglie, se ne stanno accorgendo sulla loro pelle.
Ed è solo l’inizio, perché gli ulteriori tagli agli enti locali previsti dall’attuale manovra economica di Tremonti, in discussione in Parlamento, si abbatteranno come una mannaia sui servizi ai cittadini.
I tagli del governo alle amministrazioni locali si traducono in riduzione di servizi ai cittadini.
Ad esserne colpiti saranno i più deboli e le famiglie che dovranno rinunciare a servizi per loro basilari.
Speriamo solo che finisca la sceneggiata degli amministratori locali del centro destra che fanno la voce grossa contro i tagli e poi sono corresponsabili di queste scelte, a partire dai parlamentari locali come Zanetta e Montani.
O come del sindaco di Verbania Zacchera che, proprio ieri, si è si lamentato di questi tagli sui giornali locali – che, dopo la soppressione di LiberBus, porteranno all’eliminazione anche di PiùBus – ma che poi andrà tranquillamente a Roma, unitamente ai suoi colleghi, ad alzare la mano ed a votare la manovra in Parlamento.
Nei prossimi giorni interverremo nelle sedi istituzionali competenti, dalla Provincia al Comune ecc, per chiedere conto di queste scelte, e per far si che il caso della scuola di Domodossola e delle altre 18 nel VCO non cada nel dimenticatoio.

PD Coordinamento provinciale
PD Circolo di Domodossola

PD Ufficio Stampa