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La Carta delle Autonomie: convegno a Verbania il 28 maggio

La Carta delle Autonomie, verso un nuovo assetto degli enti locali: è questo il titolo dell’incontro pubblico organizzato dal Partito democratico del VCO per lunedì 28 maggio alle ore 20.45 presso la sala Rosmini al “Il Chiostro” di Verbania. Potete scaricare cliccando qui il PDF dell’incontro.
Un  confronto sul tema della riforma degli enti locali con le forze del territorio al quale interverrà il senatore Mauro Marino componente della Commissione Affari Costituzionali del Senato. Saranno presenti Antonella Trapani segretario provinciale PD, Enrico Borghi vicepresidente ANCI, Giuseppe Grieco capogruppo provinciale PD, Aldo Reschigna capogruppo regionale PD.

Info: Carta delle autonomie: il senato ha ripreso l’esame della riforma

La Commissione affari costituzionali del Senato ha ripreso, l’11 aprile scorso, l’esame del disegno di legge “Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell’ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati” già approvato dalla Camera dei deputati il 30 giugno 2010.

L’esame del testo di riforma della Carta delle Autonomie si era poi arenato per lungo tempo.

Riprende finalmente il suo iter con la presentazione di un testo organico di emendamenti al disegno di legge esitato dalla Camera da parte dei due relatori della Commissione, senatori Enzo Bianco (PD) e Andrea Pastore (PDL).

Gli emendamenti riguardano in particolare l’individuazione delle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città Metropolitane.

Vediamo i punti principali.

FUNZIONI DEI COMUNI

Le funzioni fondamentali dei comuni sono:

a) organizzazione generale dell’amministrazione, gestione finanziaria e contabile e controllo;

b) organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di competenza comunale ivi compresi i servizi di trasporto pubblico;

c) coordinamento delle attività commerciali e dei pubblici esercizi, in coerenza con la programmazione regionale;

d) catasto, ad eccezione delle funzioni mantenute allo Stato dalla normativa vigente;

e) gestione dell’ambiente e del territorio, ivi compresa la pianificazione urbanistica ed edilizia, nonché la partecipazione alla pianificazione territoriale di livello sovracomunale;

f) attività, in ambito comunale, di pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi;

g) costruzione, gestione e manutenzione delle strade comunali, regolazione della circolazione stradale urbana e rurale;

h) progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali ed erogazione delle relative prestazioni ai cittadini, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 118, quarto comma, della Costituzione;

i) edilizia scolastica, organizzazione e gestione dei servizi scolastici;

j) gestione dei beni e dei servizi culturali di cui il comune abbia la titolarità;

k) gestione dei beni demaniali e patrimoniali dell’ente;

l) promozione delle garanzie di accesso ai servizi pubblici e privati;

m) polizia municipale e polizia amministrativa locale;

n) tenuta dei registri dello stato civile e di popolazione e compiti in materia di servizi anagrafici nonché in materia di servizi elettorali e statistici, nell’esercizio delle funzioni di competenza statale.

 FUNZIONI DELLE PROVINCE

Le funzioni fondamentali delle province quali enti con funzioni di area vasta sono:

a) tutela e valorizzazione dell’ambiente, per gli aspetti di competenza, ivi compresa la tutela e la gestione del patrimonio ittico e venatorio;

b) pianificazione territoriale provinciale di coordinamento nonché, nell’ambito dei piani nazionale e regionali di protezione civile, attività di previsione, prevenzione e pianificazione d’emergenza in materia;

c) pianificazione dei trasporti e dei bacini di traffico e programmazione dei servizi di trasporto pubblico locale, nonché funzioni di autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato in ambito provinciale, in coerenza con la programmazione regionale;

d) costruzione, classificazione, gestione e manutenzione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale ad esse inerente;

e) previsione, prevenzione e pianificazione d’emergenza in materia di protezione civile nell’ambito dei piani nazionali e regionali;

f) cooperazione, anche mediante supporto tecnico-amministrativo, in favore dei comuni.

DIVIETO DI ATTRIBUZIONE DELLE FUNZIONI AD ALTRI ENTI

Le funzioni fondamentali e le funzioni amministrative conferite ai comuni, alle province e alla città metropolitane non possono essere attribuite ed esercitate ad enti, società o agenzie statali, regionali e di enti locali.

L’esercizio delle funzioni fondamentali è obbligatorio per l’ente titolare.

OBBLIGO DI ESERCITARE LE FUNZIONI IN FORMA ASSOCIATA

Le funzioni fondamentali dei comuni sono obbligatoriamente esercitate in forma associata da parte dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, ovvero fino a 3.000 abitanti qualora appartengano o siano appartenuti a comunità montane.

Le province con popolazione inferiore a 300.000 abitanti, e nelle zone prevalentemente montane con popolazione inferiore a 200.000 abitanti, esercitano obbligatoriamente in forma associata tramite convenzione con una o più province limitrofe della medesima Regione e anche se di popolazione superiore le funzioni fondamentali attribuite.

 DELEGA AL GOVERNO

Il Governo è delegato ad adottare, entro diciotto mesi, uno o più decreti legislativi, aventi ad oggetto:

a) l’individuazione e il trasferimento delle restanti funzioni amministrative esercitate dallo Stato o da enti pubblici nazionali che sono attribuite, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, a comuni, province, città metropolitane e regioni;

b) l’eliminazione delle duplicazioni organizzative e funzionali attraverso il trasferimento, la riallocazione o l’unificazione delle funzioni e delle strutture esistenti ad un unico livello di governo sulla base di criteri di economicità, omogeneità, complementarietà e organicità;

c) l’individuazione delle funzioni che rimangono attribuite allo Stato.

Nell’esercizio della delega, il Governo si attiene ai seguenti principi e criteri direttivi:

a) conferire, ai sensi dell’articolo 118 della Costituzione, al livello diverso da quello comunale soltanto le funzioni di cui occorra assicurare l’unitarietà di esercizio, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, anche in considerazione del numero degli abitanti e della natura montana o isolana dell’ente;

b) conferire alle province esclusivamente funzioni di area vasta;

c) prevedere che tutte le funzioni amministrative residuali siano di competenza del comune;

d) favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, ai sensi dell’articolo 118, quarto comma, della Costituzione.

Le regioni, sulla base di accordi stipulati in sede di Consiglio delle autonomie locali o in altra sede di concertazione prevista dai rispettivi ordinamenti:

a) conferiscono le funzioni amministrative e le relative risorse umane, finanziarie e strumentali in modo organico a comuni, province e città metropolitane al fine di evitare duplicazioni e sovrapposizioni di competenze;

b) conferiscono agli enti locali, nelle materie di propria competenza legislativa, ai sensi dell’articolo 117, commi terzo e quarto, della Costituzione, le funzioni ad esse trasferite dallo Stato che non richiedono di essere esercitate unitariamente a livello regionale in attuazione dell’articolo 118 della Costituzione;

c) conferiscono agli enti locali le funzioni amministrative esercitate dalla regione, che non richiedono l’unitario esercizio a livello regionale;

d) conferiscono alle province, in particolare, esclusivamente funzioni di area vasta;

SOPPRESSIONE ENTI

Anche ai fini del coordinamento della finanza pubblica, in attuazione dell’articolo 118 della Costituzione, lo Stato e le Regioni, nell’ambito della rispettiva competenza legislativa, provvedono all’accorpamento o alla soppressione degli enti, agenzie od organismi, comunque denominati, non espressamente ritenuti come necessari all’adempimento delle funzioni istituzionali, e alla unificazione di quelli che esercitano funzioni che si prestano ad essere meglio esercitate in forma unitaria.

Lo Stato e le Regioni provvedono altresì ad individuare le funzioni degli enti agenzie od organismi in tutto o in parte coincidenti con quelle assegnate agli enti territoriali, riallocando contestualmente le stesse agli enti locali, secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza.

 TERZO MANDATO PER I SINDACI DEI PICCOLI COMUNI

Viene prevista la possibilità di tre mandati consecutivi, anziché due per chi ha ricoperto la carica di sindaco di comune con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti.

RIFORMA DELLE PROVINCE

Le Province vengono espressamente individuate come enti con funzioni esclusivamente di area vasta.

Rispetto alle funzioni fondamentali già individuate dall’art. 21 della Legge delega sul federalismo fiscale (Legge 42/2009) non vengono più ribadite le funzioni di istruzione pubblica, ivi compresa l’edilizia scolastica e le funzioni nel campo dello sviluppo economico relative ai servizi del mercato del lavoro, che per loro natura richiederebbero una gestione a livello sovracomunale.

Rispetto alla riforma Monti, che assegnerebbe alle Province “esclusivamente le funzioni di indirizzo e di coordinamento delle attività dei Comuni nelle materie e nei limiti indicati con legge statale o regionale” è evidente che il testo proposto appare molto più aderente alle previsioni del titolo V della Costituzione.

Per questo si prevede l’abrogazione delle norme contenute nel decreto “Salva Italia”, relative allo svuotamento delle funzioni attribuite alle Province (commi 14, 18, 19 e 21 dell’articolo 23 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214).

Certamente apprezzabili le disposizioni che impongono che le funzioni fondamentali e le funzioni amministrative conferite ai comuni, alle province e alla città metropolitane non possono essere attribuite ed esercitate ad enti, società o agenzie statali, regionali e di enti locali nonché la soppressione di enti ed organismi vari che oggi svolgono in tutto o in parte dette funzioni.

Nulla viene detto sul sistema elettorale per le Province.

Si rinvia evidentemente all’esame del testo del disegno di legge approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri del 6 aprile 2012, su proposta del Ministro dell’Interno, che disciplina le modalità di elezione di secondo grado dei Consigli provinciali e dei Presidenti della Provincia.

Tale disegno di legge prevede un nuovo “modello elettorale provinciale” di tipo proporzionale, fra liste concorrenti, senza la previsione di soglie di sbarramento e di premi di maggioranza così caratterizzato:

a. elezione contestuale del Consiglio provinciale e del suo Presidente;

b. elettorato passivo riservato ai Sindaci e consiglieri in carica al momento della presentazione delle liste e della proclamazione;

c. ciascuna candidatura alla carica di Presidente della Provincia è collegata a una lista di candidati al Consiglio provinciale;

d. i votanti possono esprimere fino a due preferenze: se decidono di esprimere la seconda preferenza, una delle due deve riguardare un candidato del Comune capoluogo o di sesso diverso da quello a cui è destinata la prima preferenza;

e. è proclamato Presidente della Provincia il candidato che ottiene il maggior numero di voti. In caso di parità si prevede il ballottaggio. In caso di ulteriore parità è eletto il più anziano d’età;

f. Le cariche di Presidente e Consigliere provinciale sono compatibili con quelle di Sindaco e Consigliere comunale;

g. È vietato il cumulo degli emolumenti.

Rinviamo ai precedenti interventi sull’argomento le valutazioni fortemente critiche su tale proposto di riforma.

Richiamiamo soltanto alcuni passaggi del parere dell’UPI, che ci appaiono pienamente condivisibili, espresso in Conferenza Unificata il 4 aprile 2012:

“Il sistema elettorale rappresenta il cuore del legame tra le istituzioni territoriali e le loro comunità. Nel nostro sistema costituzionale le leggi elettorali sono rimesse alla legislazione ordinaria ai fine di consentire la possibilità di adeguamenti nel tempo che tengano conto dell’evoluzione democratica del Paese. Ma è un dato certo che la democrazia locale è l’espressione, la più alta, dell’autonomia dell’ente che è stata riconosciuta a più riprese dalla Costituzione e dalla Carta europea delle autonomie locali.

Il principio autonomista implica il principio democratico e ciò richiede che il popolo deve avere una rappresentanza che emerga da elezioni generali, dirette, libere, uguali e segrete e che la rappresentanza abbia una consistenza tale da conseguire due risultati: in primo luogo, l’espressione del pluralismo politico, compatibilmente con la governabilità; in secondo luogo, la capacità di indirizzo e controllo da parte della rappresentanza medesima sull’ente.

La scelta di eleggere i consigli provinciali attraverso un elezione di secondo grado, come organi di espressione degli amministratori comunali, priva i cittadini del territorio provinciale del diritto di eleggere e controllare direttamente un ente peraltro previsto dalla Costituzione come elemento costitutivo della Repubblica.

Per questi motivi, l’UPI ribadisce la necessita di prevedere comunque una elezione diretta degli organi di governo della Provincia, che hanno la funzione di rappresentare comunità provinciale nel Paese.

La soluzione adottata nel ddl al contrario non riesce a dare una risposta equilibrata alle esigenze di rappresentanza di tutto il territorio provinciale che oggi hanno un punto di riferimento nel sistema elettorale provinciale basato su collegi territoriali, né riesce a tenere conto in modo adeguato della rappresentanza delle diverse forze politiche nei territori e dei necessari equilibri fra maggioranze e minoranze”.

La discussione avviata in Parlamento è auspicabile in ogni caso che riesca a superare e modificare radicalmente i contenuti di un provvedimento affrettato, confuso, dettato esclusivamente dalla necessità di offrire al dibattito mediatico quel “taglio” tanto invocato, ma purtroppo altrettanto poco ponderato, da chi, cavalcando le indubbie e gravissime difficoltà del nostro sistema politico ed economico, propone soluzioni devastanti per l’intero assetto costituzionale dello Stato ed in particolare per le Autonomie Locali, che andrebbero al contrario rafforzate e tutelate nell’erogazione dei servizi essenziali, in quanto oggi, molto più che il ritorno al centralismo, da sole possono riuscire a tentare di interpretare e gestire le aspettative e i bisogni dei cittadini.

Qui il testo del disegno di legge

Qui gli emendamenti presentati 

Rifiuti: provincia azzurra= provincia verde? Con l’amministrazione PDL-Lega Nord non sarà possibile!

Conferenza stampa organizzata oggi dal Partito Democratico del VCO sul tema rifiuti e chiusura del forno inceneritore di Mergozzo. Presenti il segretario provinciale Antonella Trapani, il responsabile ambiente Sauro Zani e il capogruppo al comune di Verbania Claudio Zanotti.
Questo il testo del documento presentato alla conferenza.
Abiamo letto le dichiarazioni del Presidente della provincia Nobili e dell’Assessore Pizzi in merito all’annunciata chiusura del forno di Mergozzo e di come venga affermato che l’amministrazione provinciale non abbia in questi anni navigato a vista rispetto alla questione rifiuti. La nostra sensazione, invece, è proprio questa: nessun progetto.
Perché se è assolutamente vero, e per questo crediamo di averne anche il merito, che di chiusura del forno se ne parlava già nella citata delibera del 5 novembre del 2008 dell’amministrazione Ravaioli, oltre che nel programma elettorale del centro sinistra nel 2009 e nel documento presentato alla stampa dal Pd provinciale nel 2010, è altrettanto vero che la Provincia non ha mai predisposto un vero progetto. Eppure di tempo, ne ha avuto parecchio.
Per questo crediamo e condividiamo in pieno le preoccupazioni di Claudio Zanotti che chiede a ConSer Vco, ai suoi Comuni-azionisti e alla Provincia prima di tutto  di chiarire dove si vuole arrivare.
Il partito democratico da anni sostiene che  gli obiettivi strategici in materia di gestione del ciclo dei rifiuti sono:
•    proseguire nella politica della raccolta differenziata “porta a porta” che ha portato la nostra Provincia a livelli di eccellenza nazionale e regionale, con percentuali medie oltre il 60%, per portare a breve la percentuale al 70% (modello Verbania, Vogogna, Pieve Vergonte ecc.) e puntare nei successivi 5/7 anni all’80/85%, in modo da ridurre progressivamente lo smaltimento delle frazioni residue a quantità assolutamente marginali da collocare in modo coerente con le scelte di programmazione regionale e sovra provinciali, quando venissero assunte;
•    realizzare, in sinergia con i privati, di un sistema impiantistico di valorizzazione “a freddo” della frazione “nobile” (carta, cartone, vetro, plastica, metallo) e di smaltimento della frazione umida con la realizzazione di un impianto di bio-gas al posto dell’attuale forno, fondato sulla valorizzazione delle risorse umane e delle capacità organizzative;
•    garantire il mantenimento degli attuali livelli occupazionali anche dopo la dismissione del forno di Mergozzo, attraverso ricollocazioni del personale nelle attività sopra indicate e la valorizzazione del notevole patrimonio di esperienze tecniche e organizzative, in una prospettiva realistica di ulteriore sviluppo;
Di tutto questo non c’è alcuna traccia nell’operato del presidente Nobili e dell’assessore Pizzi. Il centro destra si limita a chiudere il forno di Mergozzo per portare i nostri rifiuti altrove, senza una sola proposta per diminuire la quantità di trentamila tonnellate annue di rifiuto “nero” che produciamo nel VCO.
Per questo, la ricerca del partner privato va fatta non consegnandosi mani e piedi a chi “offre di più”, ma costruendo un bando di gara che permetta – ovviamente nel rispetto dell’evidenza pubblica – di selezionare il socio (o i soci) più idonei e affidabili per il conseguimento di un obiettivo (rifiuti tendenti “a zero”, autonomia e autosufficienza nelle varie fasi del trattamento/smaltimento, impiego della manodopera locale) che deve restare saldamente in mano al socio “pubblico”.
Aggiungiamo che proprio perché la chiusura del forno era praticamente obbligata e la si sosteneva da tempo, si doveva procedere con velocità alla costruzione della piattaforma polifunzionale di trattamento dei rifiuti, come proposto mesi fa dal Coub, oltre che a comunicare ai comuni la destinazione finale della frazione indifferenziata, mentre ancora oggi si parla con estrema leggerezza di 2 o 3 opzioni diverse, non ancora chiare e definitive (Parona? Vergiate? Vercelli?).
Quindi, la realtà è che si navighi veramente a vista e non vorremo tra qualche mese trovarci in balia di una tempesta.
Esprimiamo quindi una forte preoccupazione per quella che riteniamo una generale sottovalutazione tendente e mistificare le problematiche del ciclo dei rifiuti e sottrarsi alle proprie responsabilità. In questo senso, risulta emblematica proprio la vicenda della dismissione del forno di Mergozzo, che si pretende di affrontare e risolvere con il ricorso all’esportazione dei rifiuti presso gli inceneritori di Parona o Vergiate (fuori regione!) o magari Vercelli: è di tutta evidenza come una soluzione di questo tipo (ormai inevitabile), affidandosi a processi fuori dal controllo delle amministrazioni locali, comporti l’assunzione di tutta una serie di rischi che vanno dall’aumento delle tariffe alla saturazione della capacità di assorbimento (specie nel periodi di picco estivo). Affermare che il problema della dismissione del forno di Mergozzo si risolve esportando i rifiuti indifferenziati fuori Provincia, e che i costi finali rimarranno inalterati pur includendo il trasporto, risulta un goffo tentativo di minimizzare e rimuovere le gravi responsabilità delle “non  scelte” operate in questo ambito.
I numeri del business del ciclo dei rifiuti sono significativi: 80.000 tonnellate all’anno di materiale raccolto (30.000 di rifiuto indifferenziato e 50.000 di differenziato) per 20 milioni di fatturato (7,5 da trattamento e smaltimento e 12,5 dalla raccolta). E’ chiaro quindi come nella partita sui rifiuti si stiano giocando interessi molto grandi, ci siano in ballo grandi capitali e grandi investimenti impiantistici; interessi che stanno tutti fuori da questo territorio, dove i numeri e le persone di questa provincia sono briciole e dove rischiamo veramente di essere fagocitati perdendo molte delle ricadute positive (ambientali, economiche e occupazionali) che in questi anni l’esperienza della gestione del ciclo dei rifiuti ha comunque fatto registrare.
Per concludere:  l’ambizioso obiettivo che potremmo e dovremmo porci a livello locale (forze politiche e amministratori) è quello di ottenere una certificazione ambientale di piena sostenibilità del territorio provinciale in materia di gestione del ciclo dei rifiuti, spendibile anche in termini di attrazione turistica, oltre che rappresentare un evidente elemento di miglioramento della qualità della vita per i cittadini residenti.
ll Partito Democratico del Vco aveva ed ha le idee chiare in materia di gestione del ciclo dei rifiuti, vorremmo che anche l’Amministrazione Provinciale, al di là della chiusura del Forno, ci dicesse cosa vuole fare.

PD VCO
Ufficio stampa
5 aprile 2012

Antonella Trapani: Distretto Turistico dei Laghi, basta con il manuale Cencelli!

Abbiamo letto oggi, sugli organi d’informazione locali, che in merito al rinnovo del consiglio del Consiglio d’amministrazione del Distretto Turistico dei Laghi ci sarebbe una distribuzione delle cariche da “manuale Cencelli alla mano”, in cui anche il Pd avrebbe fatto un nome di proprio gradimento.
La segreteria provinciale del Pd del VCO precisa che non ha indicato a nessuno e in nessuna sede un nome per questo rinnovo, anzi aggiunge che mai si è discusso in sede politica con altri partiti o autorevole esponenti degli stessi.
Tra l’altro, nemmeno tre settimane fa, con un comunicato stampa (scaricabile cliccando a questo link) avevamo affermato che era necessario  rivedere in maniera radicale  l’assetto istituzionale degli enti, rispondendo alla provocazione dell’assessore al turismo di Verbania, il  leghista nonché Senatore Enrico Montani,  che aveva dichiarato che “va rivisto il ruolo delle Aziende turistiche locali – come il nostro distretto –  che certamente non stanno svolgendo il lavoro che avevano pensato quando le hanno istituite”.
Ribadiamo quanto scritto tre settimane fa: la prima cosa da fare è stabilire chi fa che cosa evitando di avere più enti con medesime competenze. Di turismo se ne occupa il Distretto Turistico dei Laghi (società mista pubblico privata), la Provincia, le Comunità montane, i Comuni, le Unioni dei Comuni, il Gal “laghi e monti del VCO” (altra società mista pubblico privata).
A noi sembra – dichiara Antonella Trapani segretario provinciale del PD – che questo sia il tipico caso in cui il denaro pubblico è disperso in mille rivoli producendo meno del dovuto; con un paragone con la fisica possiamo tranquillamente affermare che l’efficienza della macchina è molto bassa. Ci aspettiamo che in questa assemblea si affrontino i veri nodi del problema e non la semplice rielezione di un nuovo consiglio d’amministrazione. Spetta a chi governa questo territorio, a partire dalla Provincia, mettere in campo questo strumento. Noi siamo pronti a parteciparvi per dare il nostro contributo“.
Queste precisazioni non hanno nulla a che vedere con la persona indicata sui giornali in quota Pd, sig. Oreste Pastore, del quale conosciamo competenze e capacità e al quale rivolgiamo stima per il lavoro svolto.
Ma se la sua riconferma viene attribuita ad una spartizione politica va da sé che la politica lo debba almeno sapere e crediamo, concordi con noi, nell’affermare che prima di ogni cosa le nomine vanno legate ad un programma, ad una proposta da realizzare durante il proprio mandato amministrativo sulla base del quale a fine mandato si possano tirare le somme.
Non ci stancheremo mai di ripeterlo, è ora che la politica ragioni di temi, obiettivi, programmi e che trovi poi le persone più adatte per realizzarli.

Ufficio Stampa Pd VCO

Aggressione al presidente Arci Gay del VCO ed ad altri sei ragazzi: un episodio vergognoso da denunciare con forza

Grave episodio accaduto sabato a Luino, in provincia di Varese, in cui sette giovani tra i quali Marco Coppola presidente provinciale del VCO di ARCI gay, sono stati vittime di una aggressione omofoba da parte della security della discoteca in cui si stavano semplicemente divertendo. Denuncia arrivata da ARCI gay nazionale,  in cui si spiega che «i ragazzi stavano solo ballando su un cubo tra di loro quando, ‘identificati’ come omosessuali, sono stati costretti a scendere, insultati, pestati e infine allontanati dal locale».
Un fatto che non merita di passare sotto silenzio – afferma Antonella Trapani segretario provinciale del PD – perché se da una parte l’ uso della violenza é sempre inqualificabile dall’altro lo è maggiormente quando è motivata dal presunto orientamento sessuale delle vittime e da quindi, all’aggressione, una valenza sociale ancor più grave, perché viene lesa una inviolabile libertà personale. Appare sempre più chiaro la necessità di fare una buona legge contro l’omofobia: non si può aspettare ancora come testimoniato da questo e da numerosi casi analoghi, in aumento in tutta Italia..
Bisogna denunciare queste situazioni perché la battaglia contro l’omofobia è ancora lungi dall’essere vinta. A Marco Coppola – conclude Antonella Trapani – ed agli altri ragazzi e ragazze la mia solidarietà e quella dei democratici del VCO perché non deve esistere alcuna tolleranza per gli atti di omofobia.
Sul caso la parlamentare del Pd Paola Concia presenterà un’interrogazione ai ministri del Lavoro e dell’Interno, Elsa Fornero e Annamaria Cancellieri.

Ufficio Stampa
Pd VCO

Provincie: dalla lega Nord del VCO solo incoerenza

Pubblichiamo una lettera inviata dal segretario provinciale del PD Antonella Trapani in merito alla questione “provincie”, in seguito ad un paio di articoli pubblicati dal quotidiano La Stampa. (in fondo trovate i due articoli).
Egregio direttore,
ho letto l’articolo pubblicato dal suo giornale inerente la conferenza stampa della Lega Nord Vco in cui il segretario Campanini invitava tutti a mobilitarsi per salvare la Provincia del Vco. In seguito alle molte risposte provenienti dal mondo politico e non solo, mi permetto di condividere con Lei e i suoi lettori alcune riflessioni.
Come prima cosa mi vien da dire: ci risiamo! I toni sembrano quelli dell’agosto 2011, solo che allora la proposta di abolizione delle provincie veniva da un governo a firma leghista! Allora il protagonista era Roberto Calderoli, ex ministro della Semplificazione, che avrebbe voluto eliminare tutti gli enti che amministrano meno di 300.000 abitanti. Come spesso accade in questo paese si perse tutto nel nulla o in lontane stanze.
La verità però è che anziché semplificare l’ex ministro ha complicato non poco la situazione, ha impostato la riforma degli enti locali sotto la miope luce della riduzione dei costi legati all’amministrazione pubblica. La situazione politica nazionale è in seguito precipitata e anziché assumersi la responsabilità dei provvedimenti da attuare, per sanare l’economia di questo paese, che anche la Lega Nord ha contribuito a generare, il partito di Bossi si è ritirato nella bassa … tra la nebbia. Da agosto il tema è tornato alla ribalta dei giornali più volte e sempre e solo come riduzione dei costi e non come necessità organizzativa, arrivando perfino ad immaginarne la trasformazione in ente di secondo grado. Oggi i leghisti lanciano accuse ad altri partiti, alle categorie, a chiunque tranne che a loro stessi, e per l’ennesima volta non scendono nel concreto, non propongono una soluzione. Perché la difesa dello stato attuale delle cose impedisce di fare proposte, non consente di immaginare un futuro migliore ma solo di vederci uguali a noi stessi. Nell’incertezza del futuro i leghisti scelgono la via più comoda: quella dell’immobilismo, dell’autoconservazione.
Cosa è necessario fare? Innanzi tutto non considerare una proposta di riorganizzazione degli enti solo sotto il profilo economico. La giusta domanda è non se le provincie costano, ma se servono. E qui bisogna osare di più. E’ necessario, e urgente, identificare con chiarezza le competenze amministrative, di gestione e programmazione di ogni struttura al fine di eliminare le interferenze e il sovrapporsi delle stesse funzioni a più enti, ivi compresa anche la regione. Perché, è diventata prassi in Italia non eliminare mai nulla ma piuttosto sovrapporre e aggiungere. Faccio un esempio: la provincia ha competenza in materia ambientale e si occupa della programmazione dello smaltimento rifiuti. Perché allora esiste il Coub? La provincia coincide con l’ambito di competenza del consorzio, rappresenta quindi le stesse amministrazioni comunali, lo stesso territorio. Oggi siamo nella condizione in cui anche l’esistenza di questi consorzi è a rischio e allora perché non essere promotori di un’autoriforma che vada veramente verso la semplificazione degli enti? Se, come ha dichiarato l’assessore all’ambiente provinciale Pizzi, il forno inceneritore sarà chiuso, chi in questo momento sta costruendo la soluzione alternativa? La provincia o il Coub? Quando si è in troppi con la stessa funzione il rischio è di non riuscire a programmare e a coordinare, si perde così efficienza, tempo e quindi soldi non riuscendo a produrre soluzioni efficaci.
Potrei continuare con altri esempi, ma è mia convinzione che ormai si preferisce dare seguito alla provocazione politica invece che alla discussione politica! E tanto per rassicurare tutti sull’unità del Pd mi permetto di rubare ancora un po’ di tempo per alcune considerazioni. Innanzi tutto concordo pienamente con le osservazioni che il nostro capogruppo provinciale Giuseppe Grieco ha rivolto dal suo giornale al segretario della Lega Nord. Non si possono fare richieste di difesa quando il segretario regionale Lega Nord, nonché presidente di regione Roberto Cota si dimostra decisamente torinocentrico.
Ed infine come si concilia la richiesta di mobilitazione della Lega Nord locale con la proposta avanzata da Upp e condivisa dal governatore Cota che prevede quattro grandi enti provinciali: Torino con la sua area metropolitana, Cuneo, il centro del Piemonte con Asti e Alessandria, il nord Piemonte con Vercelli, Biella, Novara e Verbania? Operazione peraltro concordata con il presidente della nostra provincia, Massimo Nobili, e messa nero su bianco in una lettera rivolta al presidente del consiglio Monti … anche se contestualmente vengono approvati odg in consiglio provinciale che impegnano il presidente e la giunta alla difesa del Vco. E a tal proposito vorrei sapere come mai il vice presidente Preioni, Lega Nord, non proferisca parola. Non lo sapeva? Se così fosse credo che il segretario Campanini ha molto da lavorare al suo interno, prima di chiedere la collaborazione a sostegno di una protesta che non conducono coerentemente neppure loro.
In ultimo, se siamo tutti d’accordo perché non discutiamo dei problemi reali che un accorpamento di quadrante comporta? Di come sfruttare al meglio la riorganizzazione? Rafforzare le competenze e le funzioni degli enti di area vasta? Questo deve esser il nostro impegno politico non la preoccupazione che sul sito della provincia del Vco ci sia il rimando ad un evento editoriale considerato locale importante invece di una raccolta firme.
Cordialmente
Antonella Trapani
Seg. Pd Vco

Province a rischio chiusura La Lega nord attacca tutti
Campanini: “A Sondrio raccolte 25 mila firme, qui si fa finta di nulla”
Una verifica alle parole del segretario provinciale della Lega nord Marco Campanini conferma la differenza tra Sondrio e Vco. Digitando il sito Internet dell’ente lombardo compare in automatico una finestra: «Vai in municipio, firma per salvare la tua provincia». Nella pagina iniziale del sito ufficiale del Vco il primo titolo è dedicato alla «Fabbrica di carta».
Ecco lo sfogo di Campanini: «Siamo rimasti solo noi della Lega a crederci. Sondrio, Belluno e il Vco avevano fatto fronte comune per ottenere un’autonomia montana, ora il Verbano Cusio Ossola si è fatto da parte, è pronto a chiudere senza alzare un dito. Sondrio in un mese ha raccolto 25 mila firme, da noi neanche i partiti al loro interno hanno una linea comune».
La Lega chiede una scossa. «Mi appello a tutti: dagli industriali ai sindacati, dal Pd al Pdl alle associazioni. Dobbiamo mobilitarci, far capire che le richieste di autonomia avevano un senso. Questo è un territorio che ha bisogno di regole speciali, che non può perdere uffici pubblici, servizi e anche identità. Abbiamo il nostro orgoglio, vogliamo difenderlo?». Campanini ne ha per tutti: «Il
nuovo coordinatore vicario del Pdl, Valter Zanetta, è un senatore che sostiene Monti: davvero voterà per svuotare le Province dei principali compiti che hanno oggi? E il Pd è mica da meno. Il segretario provinciale Antonella Trapani è per l’abolizione degli enti, il consigliere regionale Reschigna no, in Consiglio provinciale Pino Grieco si batte per la sopravvivenza. Ma dove vogliamo andare in modo così disparato?».
Quella di Campanini è chiaramente una provocazione «ma – dice – la faccio pensando positivo. Non voglio polemizzare e basta, vorrei una risposta concreta. Anche dai sindacati». Eppure fino a pochi mesi fa l’autonomia sembrava cosa fatta: «Siamo passati da un sogno al nulla. E senza fare nulla. Solo noi della Lega ci stiamo davvero opponendo al massacro. A questo punto, meglio chiedere alla Svizzera di diventare un loro cantone».
Sondrio ha raccolto 25 mila firme. E’ il caso di una petizione anche per il Vco? «Sul cosa fare ci possiamo accordare, il vero problema è trovare un’intesa sul salvataggio dell’ente. Vorrei vedere tutti in campo a difesa della Provincia», aggiunge Campanini.
Il segretario della Lega definisce una «gran balla» il problema dei costi di gestione: «Il “governo” del Vco costa 350 mila euro, i dipendenti nove milioni l’anno. E chiudendo l’ente, mica saranno licenziati. Andranno solo in un altro ufficio. Morale della favola, i costi ci saranno lo stesso i benefici per il Vco no. E magari Sondrio nel frattempo sarà salvo».
“163 mila abitanti Vco”
Da La Stampa del 7 marzo

Province, avanti senza un’intesa
Bocciata l’idea di Campanini: “Da quale pulpito arriva la predica, anche la Lega è divisa”
Siamo stati promotori, e continuiamo a esserlo, di tante azioni a difesa della Provincia. Tuttavia dobbiamo avere il coraggio di dire che qualcosa rispetto a prima va toccato, perché bisogna fare i conti con le risorse economiche disponibili in questo momento».
La prima risposta a Marco Campanini è quella del presidente della Provincia Massimo Nobili. Il segretario della Lega nord aveva accusato amministratori, schieramenti politici e associazioni di non essere sufficientemente determinati nel difendere la Provincia, diversamente da Sondrio dove sono state raccolte 25.000 firme contro il disegno Monti di ridimensionare gli enti provinciali.
Aveva sottolineato Campanini: «Siamo rimasti soltanto noi della Lega a crederci. Qui nel Vco ci sono divisioni anche dentro uno stesso partito, dove vogliamo andare in modo così disparato?». Nobili respinge al mittente queste considerazioni: «Ci sono posizioni diverse com’è normale quando si parla di riforme. Anche dentro la stessa Lega mi pare che non si parli la stessa lingua: fino all’estate c’era chi proponeva la chiusura delle Province sotto i 100 mila abitanti».
Per il presidente bisogna continuare a lavorare tenendo conto che i tempi sono cambiati: «Daremo battaglia fino in fondo perché la proposta fatta dal Governo, cioè lasciare intatte le cose nelle regioni a statuto speciale e ridimensionare le Province delle altre regioni, è iniqua. Però, non può rimanere tutto coma prima: ci sono meno soldi». A sostegno del presidente arriva il suo partito, il Pdl, che considera l’intervento del segretario leghista un’uscita «dal sapore pre-elettorale in prossimità delle amministrative di Omegna». Scrive la segreteria del Pdl: «Ricordiamo a Campanini che il presidente Nobili si è sempre dimostrato attento e impegnato su questo tema difendendo la specificità del territorio in tutte le sedi».
Il capogruppo del Pd a Villa San Remigio Grieco, va subito alle proposte: «Campanini usi il ruolo che ha per convincere il presidente della giunta piemontese Roberto Cota, del suo stesso partito, che la Regione non deve occuparsi delle cose che devono fare le Province. E dica a Cota di ripristinare il bonus benzina e di trasferire al Vco i soldi dei canoni idrici che erano nostri. Crisi economica, Regione in difficoltà? E’ un fatto oggettivo che quando c’era la Bresso questi quattrini c’erano e oggi non ci sono più».
Il consigliere regionale del Pd Aldo Reschigna ricorda a Campanini che si sta muovendo in maniera diversa dal suo partito: «Cota e altri esponenti della Lega e del Pdl si sono pronunciati per costruire quattro grandi aree con funzioni amministrative. Mi pare quindi che anche nella Lega ognuno si muova come crede. A questo punto credo che sia il caso di chiedere al governatore Cota in che direzione sta andando».
Il sindaco di Verbania Marco Zacchera si schiera con Campanini: «Credo che occorra fare “lega” per difendere la nostra Provincia. Può darsi che ci sia parecchia gente poco motivata al suo salvataggio e chiedo a tutti di pensarci bene: la Provincia è come la salute, ti rendi conti della sua importanza quando non ce l’hai».
Luca Caretti, segretario provinciale della Cisl, sottolinea: «Noi abbiamo sempre assunto la difesa della specificità montana del Vco. Al consiglio provinciale aperto eravamo rimasti soli, per tutti andavano bene le quattro grandi aree in cui dividere il Piemonte». Per il direttore dell’Unione industriali Mauro Caminito la Provincia «va difesa» ma «può andare bene anche la riforma se si tratta di razionalizzare»: «Per le imprese l’importante è che non manchino i servizi che la Provincia ha portato. Se tolgono la Camera di commercio, l’Ufficio del lavoro, l’Inps e l’Inail, per noi vuol dire tornare indietro di vent’anni, quando per una pratica servivano tempi biblici».
Da La Stampa dell’8 marzo 2012

Continuano le assemblee aperte dei circoli PD in tutto il VCO

Continua la campagna di riunioni dei circoli PD aperte ad iscritti, votanti delle primarie, elettori e simpatizzanti che saranno organizzate tra febbraio e marzo in tutto il Verbano Cusio Ossola.
All’ordine del giorno la situazione politica nazionale e locale, le prossime iniziative da mettere in campo e il lancio del tesseramento 2012. Parteciperanno ad ogni assemblea il segretario provinciale Antonella Trapani, il capogruppo PD in consiglio regionale Aldo Reschigna e gli amministratori locali.

Ecco l’elenco delle prime riunioni convocate:


– giovedì 22 marzo,
circolo Pieve Vergonte presso sala consigliare del Municipio, ore 20.45
venerdì 23 marzo, circolo Varzo/Trasquera, presso la Torre mediovale a Varzo, ore 20.45
– lunedì 26 marzo, circolo di Vogogna/Premosello Chiovenda presso la sala parrocchiale a Vogogna, p.zza chiesa, ore 20.45
sabato 31 marzo, circolo Valle Vigezzo (luogo e orario da definire)

Già svolte
-lunedì 30 gennaio, circolo di Baveno presso Sala consigliare Baveno, ore 20,45
-mercoledì 8 febbraio, circolo di Casale Corte Cerro, presso  Salone circolo arci Ramate, ore 20.45
-giovedì 9 febbraio, circolo Ghiffa-Oggebbio, presso Circolo Susello a Ghiffa, ore 20.45
-lunedì 13 febbraio, circolo Piedimulera/Valle Anzasca, Centro Com C/o Croce Rossa Piedimulera ore 20.45
-venerdì 17 febbraio, circolo Pd di Villadossola, Sala ex Cinema, ore 20.45
-lunedì 20 febbraio, circolo di Stresa/Belgirate, sede Pd via rosmini Stresa, ore 20.45
-giovedì 23 febbraio, circolo di Gravellona Toce, Salone Casa del Popolo in via Roma, ore 20.45
– mercoledì 29 febbraio, circolo di Omegna presso sala Santa Marta in via Cavallotti ore 20.45
– giovedì 1 marzo, circolo di Verbania, Cossogno e collina, Salone Villa Olimpia ore 20.45
– martedì 6 marzo, circolo Crevoladossola/Valle Formazza,  sala consigliere Crevoladossola ore 20.45
– venerdì 9 marzo, circolo di Domodossola/Trontano, sede Pd  via Dissegna a Domodossola ore 20.45
– giovedì 15 marzo, circolo di Mergozzo/Ornavasso (luogo da definire)

L’Italia sta vivendo uno dei momenti più difficili e complicati dal dopoguerra. Il rischio di un fallimento dell’Italia e dell’euro segnerebbe la fine di un’era, la più importante della storia europea durante la quale il Vecchio Continente ha vissuto in pace e ha conosciuto un progressivo sviluppo economico che ha consentito l’affermazione del modello sociale invidiato dal resto del mondo.
Dopo quattro anni di crisi con il Governo Berlusconi impegnato a negare l’evidenza, dallo scorso novembre, grazie al forte impegno parlamentare del Pd, l’Italia ha un nuovo esecutivo che sta tentando di toglierci dal pantano in cui siamo stati condotti.
“Stiamo con Monti senza se, senza ma e senza tacere le nostre idee”, ha detto Bersani all’assemblea nazionale del PD di pochi giorni fa.
La manovra “Salva Italia” è indiscutibilmente un atto molto importante, difficile da digerire, ma assolutamente necessaria per evitare il fallimento del paese. La situazione è ancora molto grave e l’operato di questo Governo ancora molto impervio, a partire dal positivo pacchetto di liberalizzazioni e semplificazioni approvato pochi giorni fa, e dal pacchetto lavoro in fase di preparazione.
A cascata tutte le amministrazioni pubbliche stanno vivendo un momento difficile che si ripercuote sulla vita di tutti i cittadini sia attraverso nuove imposte, sia attraverso la diminuzione dei servizi.
Tuttavia, ci sono situazioni come quella della Regione Piemonte che stanno diventando imbarazzanti in quanto incapaci di affrontare la burrasca con provvedimenti chiari, repentini ed equi. Ogni giorno si susseguono voci, provvedimenti, delibere che quasi automaticamente sono smentite, ritirati o cambiate il giorno seguente.  Un pressapochismo che rischia di aggravare una crisi già di per sé cruda.
Saranno questi i contenuti in disussione alle riunioni.