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LAGOSTINA : Presentata un’interrogazione in regione dei consiglieri PD.

Riportiamo l’interrogazione presentata oggi, dai consiglieri regionali Reschigna e Travaglini, sui problemi legati alla crisi della Lagostina.
Appreso che nei prossimi giorni verranno aperte le procedure di mobilità per 73 dipendenti della Lagostina, una delle aziende del casalingo più importanti a livello nazionale;
considerato che 73 persone – 62 operai e 11 impiegati – su un totale di 180 dipendenti, rischiano di perdere il posto di lavoro;
considerato, altresì, che questa situazione si inserisce in un contesto di grave crisi, un vero e proprio “bollettino di guerra”, dell’economia del VCO: aziende che chiudono i battenti, strozzate dalla crisi e dalla mancanza di liquidità, cassa integrazione a livelli record, licenziamenti raddoppiati in un solo anno; nel piano industriale presentato dalla direzione della Lagostina è scomparsa del tutto la produzione della pentola a pressione, forse il prodotto più popolare dell’azienda, che, infatti, non sarà più prodotta nel capoluogo cusiano bensì in Turchia;
per il settore del classico, cioè del pentolame tradizionale, verranno prodotti solo 200mila pezzi, un quinto rispetto alla produzione di un milione di pezzi preventivata al momento dell’acquisizione dell’azienda da parte della multinazionale francese Seb;
di fronte ad uno scenario così grave e preoccupante, i sindacati hanno preannunciato una dura opposizione e la collettività e le istituzioni locali si stanno attivando per chiedere il ritiro del piano industriale aziendale e la sua riformulazione con il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
INTERROGA
la Giunta regionale e l’Assessore competente per sapere
quali iniziative intendano promuovere al fine di ottenere il mantenimento dell’attività produttiva e dei livelli occupazionali.
Primi firmatari, Marco TRAVAGLINI Aldo RESCHIGNA

PD Ufficio Stampa

LAGOSTINA : 73 ESUBERI. Aggrediamo la crisi

image Presentato oggi ai sindacati il piano industriale dell’azienda che prevede l’apertura della procedura di messa in mobilita, nei prossimi giorni, per 73 dipendenti. Di questi 62 sono operai e 11 impiegati su un totale di 180 lavoratori in organico.
Questa la nuda verità dei fatti.
Verrebbe da commentare sul fatto che Berlusconi ha affermato, anche oggi, che la crisi è finita, sull’ipocrisia del centro destra che non ha messo in campo quanto necessario per tentare di contrastare questo smottamento dell’economia.
Una crisi che nel VCO è ancora più grave nel colpire comparti storici del nostro tessuto economico.
Ovviamente, la crisi non è certo finita per le 73 famiglie ora coinvolte.
Riteniamo che questa nuova botta all’economia locale debba necessariamente mettere al centro della discussione politica nel VCO il vero tema dominante: quello del lavoro. Trovare risposte non è certo semplice, ma stare zitti sarebbe delittuoso. È ora che la politica e le forze istituzionali tutte facciano, sino in fondo, la loro parte. Nelle prossime ore ci mobiliteremo come Partito Democratico per dare il nostro contributo ad evitare l’ennesimo colpo all’economia del VCO e soprattutto una ferita gravissima alle famiglie e agli operai coinvolti.
In questo direzione riportiamo il contributo di Marco Travaglini, consigliere regionale
Aggredire la crisi, difendendo occupazione,imprese e famiglie
l’autunno alle porte ci consegna un quadro economico e sociale a tinte fosche.
Per le famiglie, i lavoratori e le imprese la situazione resta molto difficile e, secondo i dati sul calo della domanda e sul vertiginoso aumento della cassa integrazione, i mesi più duri saranno quelli che vanno da ottobre a gennaio. La crisi economica è ormai al giro di boa? Purtroppo,no. Lo stato dell’economia sembra un “bollettino di guerra” : centinaia di aziende hanno chiuso i battenti, strozzate dalla crisi e dalla mancanza di liquidità; la cassa integrazione è schizzata a livelli record e nei primi sei mesi del 2009 sono quadruplicate le domande di “cassa” in deroga rispetto al totale dell’anno precedente. Nel VCO, in un anno, sono raddoppiati i licenziamenti, soprattutto nelle piccole imprese e l’impennata nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali parla inequivocabilmente di una crisi diffusa e dell’ampiezza del disagio economico e sociale che porta con se.
Come Regione non ci siamo limitati a “monitorare” i fenomeni ma abbiamo messo in campo interventi concreti: dalla declinazione regionale del Piano Casa che potrà portare una boccata d’ossigeno nel settore edile al fondo di riassicurazione per facilitare le piccole e medie imprese nell’accesso al credito, dagli interventi di sostegno al reddito alle risorse stanziate per la lotta alla disoccupazione. Abbiano anche dato corso all’impegno sul pagamento dei debiti delle Asl verso i fornitori, stanziando centinaia di milioni di euro.
L’impegno È adesso quello di accelerare le procedure sulle misure di sostegno finora messe in atto e di porsi come obiettivo prossimo l’attuazione di politiche attive confidando che anche lo Stato torni a fare la sua parte. Ma non ci si limita va contrastare la crisi.
Bisogna pensare anche al futuro e far questo vuol dire investire sulle fonti rinnovabili per sostenere lo sviluppo, rilanciare l’economia, ridurre i consumi, proteggere l’ambiente. Il Piemonte nel giugno del 2008 ha lanciato il programma Uniamo le energie. In un anno sono stati realizzati i primi interventi di efficienza energetica e di produzione di energia da fonti rinnovabili con una ricaduta sul patrimonio edilizio pubblico del nostro territorio e attivati tre bandi per il risparmio dei consumi energetici e per la produzione di energia rinnovabile negli insediamenti produttivi. Inoltre abbiamo firmato un accordo con Enel per ridurre le emissioni di gas effetto serra, potenziando la produzione di energia idroelettrica, eolica e fotovoltaica, e uno con la Regione Puglia per la cooperazione e la piena condivisione degli obiettivi nella produzione di energia da fonti rinnovabili. Investire sulle energie rinnovabili è un grande progetto non solo per il futuro del Piemonte ma dell’intero Paese. Ogni risorsa finanziaria che riusciremo a trasferire su fonti rinnovabili ci darà non solo energia pulita e un ambiente migliore in cui vivere, ma anche opportunità di lavoro per le nostre imprese, quindi per l’intero territorio. Se non è questa una risposta alla crisi..
Marco Travaglini

Il Piemonte dice no a questo nucleare.

image La Regione è contraria alla possibilità di costruire in Piemonte una delle quattro centrali nucleari di terza generazione previste dall’accordo firmato tra i Governi italiano e francese.
Il nostro no al nucleare riguarda lo scenario economico, non solo quello ambientale.
Il Piemonte ha iniziato da qualche tempo un cammino nella direzione delle energie rinnovabili, investendo 300 milioni d’euro fino al 2013, producendo opportunità di lavoro e miglioramento della qualità del territorio. Il nostro Paese ha abbandonato il ricorso all’energia nucleare a seguito dei referendum del 1987, con conseguente cessazione dell’operatività delle centrali esistenti, tra cui quella di Trino Vercellese.
In tutti questi anni non è stato positivamente risolto il problema dello stoccaggio delle scorie, che sono per oltre i tre quarti oggi provvisoriamente ospitate presso il sito di Saluggia. Un sito inadeguato, con tutti i pericoli di contaminazione delle falde acquifere e la contiguità con un acquedotto che serve oltre 300 mila cittadini. Autorevoli pareri rilevano la scarsa rilevanza dell’apporto dell’energia nucleare al fabbisogno energetico italiano, stante che le 4 centrali di cui si parla sarebbero in grado di produrre circa la metà del 25% d’energia dichiarata dal Governo (con un costo di 25 miliardi d’euro) e che dunque non sarebbe intaccata in modo significativo la dipendenza energetica dall’estero.
Appare evidente quanto l’accordo costituisca un’opzione utile soprattutto agli interessi francesi, contribuendo ad ammortizzare i costi da loro sostenuti per lo sviluppo di una tecnologia che risulterà obsoleta al momento della sua realizzazione nel nostro Paese e che riporrà in modo ancor più consistente il problema dello smaltimento delle scorie. Tra l’altro la scelta di ritorno al nucleare appare antistorica, rispetto agli orientamenti degli altri paesi, in primo luogo degli Stati Uniti d’America, che più opportunamente basano le strategie di rilancio dell’economia sull’adozione di soluzioni energetiche rinnovabili.
Come si fa a non essere contrari a “questo” nucleare, inutile e costoso oltre che pericoloso? Siamo invece favorevoli alla ricerca per trovare altre forme d’energia nucleare meno a rischio e più convenienti. Addirittura come Regione Piemonte si sta pensando di iniziare una collaborazione con Rubbia. In più siamo convinti che l’ubriacatura mediatica sul nucleare svia l’attenzione dalle energie alternative rinnovabili che sono il futuro e in cui l’Italia rischia di rimanere al palo. Attualmente il Piemonte importa nove milioni d’euro di fonti fossili (l’Italia ne importa 70 milioni) e l’89% dell’energia che utilizza. Ogni miliardo che riusciremo a trasferire su fonti rinnovabili ci darà non solo energia pulita e un ambiente migliore, ma anche nuove opportunità di lavoro. Un progetto possibile se è condiviso da tutti.

Marco Travaglini, consigliere regionale Pd

Il patrimonio linguistico regionale e lo scivolone della Lega Nord

image Sarà che la coerenza non è più una virtù ma com’è possibile invocare il dialetto obbligatorio nelle scuole e bocciare le leggi che consentono l’insegnamento delle lingue regionali? 
l’incoerenza è quella della Lega Nord. La vicenda riguarda la legge regionale n.11 del 2009, proposta dal centrosinistra, ma votata anche dalla Lega e approvata dall’assemblea di Palazzo Lascaris lo scorso 7 aprile. Una norma dal titolo molto esplicito: «Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico del Piemonte».
Questa legge che prevede tra l’altro finanziamenti per l’insegnamento nelle scuole del piemontese insieme al walzer, all’occitano, al francese ed al franco-provenzale, è stata bocciata a giugno dal Consiglio dei ministri (con l’astensione dei rappresentanti del Carroccio) perché sospettata d’incostituzionalità.
La motivazione addotta dal Governo è una violazione dell’art. 6 della Costituzione secondo il quale “la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”, dando solo al legislatore statale la titolarità del potere d’individuazione delle lingue minoritarie protette.
Una decisione incredibile che mette a nudo le contraddizioni di chi fa la voce grossa sui territori e poi, nelle stanze del governo, china la testa. Incredibile perché questa legge (dotata di un finanziamento di 2 milioni di euro, adesso inutilizzati) prevede tra le sue finalità “la conservazione e la valorizzazione delle tradizioni storico linguistiche con particolare riguardo alla toponomastica, al patrimonio artistico e religioso”. E dà facoltà agli enti locali di introdurre progressivamente accanto alla lingua italiana, l’uso della lingua piemontese e delle altre minoranze nei propri uffici e promuove l’insegnamento di queste lingue anche attraverso corsi di formazione e di aggiornamento degli insegnanti. Il paradosso è evidente: noi siamo favorevoli al fatto che queste lingue siano insegnate nelle scuole, come già succede, e finanziamo anche i corsi, come attività facoltativa, mentre loro fanno un sacco di chiacchiere ed al momento di decidere se la squagliano. Il Gruppo del PD in Consiglio regionale ha deciso di presentare una proposta di legge al Parlamento, della quale sono il primo firmatario, per chiedere che sia modificata la legge n. 482 del 1999, recante norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, inserendo il piemontese tra le minoranze linguistiche storiche, per motivi storici, letterari, socio-linguistici. Per chi non lo sapesse, i piemontesi rappresentano la prima minoranza linguistica della Repubblica Italiana. Pertanto, la tutela della lingua e dell’identità è un diritto non un favore che lo Stato concede. Se poi, con la nuova legge sul federalismo tutte le competenze sulla scuola arriveranno alle regioni, oltre a far conoscere il nostro patrimonio linguistico, renderemo obbligatorie due lingue straniere per i ragazzi piemontesi. Quelle che servono oggi. Per quanto riguarda il dialetto non s’impara a scuola, ma in famiglia e con gli amici. A scuola si possono studiare le nostre tradizioni, la nostra cultura, la nostra lingua: sempre che il governo non ci metta il becco.

Marco Travaglini, consigliere regionale

Biglietti della sottoscrizione a premi

image Ricordiamo i numeri estratti della sottoscrizione a premi della Festa democratica di Villadossola:
scooter Agility numero 10730; scootter Click numero 8333.

Riportiamo inoltre il resoconto dell’ultimo dibattito a Vilaldossola:
"Un dibattito sereno e costruttivo. Così il segretario provinciale del Pd, Aldo Reschigna, ha definito l’ultimo appuntamento della festa della Lucciola, svoltosi lunedì sera a Villadossola. Sul tavolo le tre mozioni, presentate da politici locali, per i candidati alla segreteria nazionale. l’ex sindaco di Verbania Claudio Zanotti ha presentato la mozione a sostegno di Dario Franceschini, l’attuale leader del Partito Democratico. Il consigliere regionale Marco Travaglini sostiene invece la candidatura dell’ex ministro dello sviluppo economico nell’ultimo governo Prodi Pierluigi Bersani mentre Moreno Minacci ha scelto di perorare la causa di Ignazio Marino. Numerosi gli interventi, con domande e spunti di riflessione da parte del folto pubblico presente. Il prossimo 4 settembre poi è stata organizzata dalla segreteria provinciale del Pd un’iniziativa pubblica, dove saranno invitati rappresentanti nazionali dei tre candidati. “Il punto imprescindibile- così Reschigna- è uno solo: la costruzione di un nuovo progetto politico del Pd indipendentemente da chi sarà il prossimo segretario” (dal sito di televco)

Nuovi appuntamenti alla Festa di Villadossola

imageIniziata con grande affluenza di pubblico, la Festa del Partito Democratico di Villadossola prosegue con le tante iniziative ludiche e l’ottima cucina (trovate il programma cliccando qui). Segnalimo le prossime iniziative politiche:

Lunedi’ 10 agosto, Spazio Dibattiti ore 20, “La Nuova legge regionale sulle aree protette”. Incontro con: Marco Traviglini, consigliere regionale e Silvia Fregolent, presidente degli ecologisti democratici del Piemonte.
Martedì 11 agosto, ore 10 SPI CGIL-FNP CISL-UILP UIL provinciali organizzano una tavola rotonda: “Invecchiamento attivo e la non autosufficienza. Come affrontare il problema
ore 20, spazio dibattiti Proiezione film-documentario “FUORI LE MURA” di Stefano Stoto. Seguirà tavola rotonda coordinata da Gianni Desanti su Bonifica Enichem di Pieve Vergonte

Mercoledì 12 agosto, ore 20 Libreria Marco Travaglini presenta il suo nuovo libro:“Quando la notte si mangia le stelle