In questi giorni i riflettori si accenderanno sulla proposta del governo per dare ossigeno all’economia. E’ un fatto rilevante, sui cui si misura il giudizio e la credibilità nostra, del nostro leader e dell’intero governo. Già adesso siamo alle prese col dibattito sulla destinazione del taglio al cuneo fiscale. Irap a vantaggio delle imprese e di una loro maggiore competitività oppure Irpef e ossigeno in busta paga per i lavoratori? Non è stupefacente che l’organo di Confindustria, con gradi diversi di radicalità, sposi la prima soluzione. E neppure dovrebbe meravigliare che la posizione dei sindacati si orienti verso l’altra. Tutto sta a fissare l’immagine di partenza. Continuiamo a ritenere questa una crisi dell’offerta? E allora la logica favorirebbe un sostegno attivo alle imprese. La riteniamo, invece, una crisi verticale della domanda? In questo caso devi dare sollievo a milioni di lavoratori e famiglie letteralmente prosciugati nel loro potere d’acquisto. Quel che non convince è l’idea che se metti cento euro in più nella busta paga delle fasce di reddito medio-basse quei soldi andranno a rimpolpare il risparmio con effetto nullo sui consumi. Credo non sia così. Se dai qualcosa a chi sta facendo i salti mortali per riempire il carrello della spesa, quel qualcosa verrà subito speso per soddisfare bisogni primari a oggi sacrificati. Mi parrebbe serio, infine, ragionare su una fiscalizzazione degli oneri sociali almeno se si intende rivolgere il beneficio anche a quella quota di lavoratori precari o partite Iva “mascherate” che, altrimenti, resterebbe esclusa dall’impatto del provvedimento.La sinistra del Pd ha offerto spunti e riflessioni su questi temi che vanno intese come un contributo a rafforzare l’azione di cambiamento nella quale tutti noi, tutto il Pd, è impegnato.
Marco Travaglini
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DIRITTI E QUALITA’ DELLA DEMOCRAZIA: contributo di Marco Travaglini
Alcuni dei punti su cui si misura la qualità dell’azione di governo sui grandi temi della democrazia riguardano l’introduzione di una disciplina finalmente efficace in materia di conflitto di interessi e la contestualità tra le riforme costituzionali (Superamento del bicameralismo e riforma del Titolo V) e la revisione della legge elettorale.
Quest’ultima, in discussione in queste ore, deve ispirarsi a una ragionevole previsione di governabilità, a un criterio di rappresentatività che rispetti e valorizzi il principio costituzionale sull’equilibrio di genere e alla restituzione ai cittadini del diritto di scelta dei parlamentari. In questo senso era e rimane giusto superare l’ipotesi di liste bloccate con un Parlamento “nominato” dai vertici dei partiti mentre, riconoscendo come opportuno il coinvolgimento nel percorso riformatore delle forze di opposizione, restiamo convinti che sia saggio muovere da un rinnovato accordo delle forze della maggioranza.
Le riforme costituzionali ed elettorale sono importanti ma non esauriscono il tema di fondo rappresentato dalla necessità di rifondare il patto di fiducia tra i cittadini e lo Stato: dal rispetto del patto fiscale alla riforma della giustizia civile e penale (compresi i diritti e il trattamento dei detenuti negli istituti di pena) passando per la semplificazione di una giungla burocratica e spesso vessatoria fino all’urgenza di una lotta efficace a fenomeni corruttivi dal costo insostenibile in termini sia morali sia materiali.
In questo senso la riforma della Pubblica Amministrazione è un punto centrale e non può essere affrontato in modo superficiale (per capirci non è solo un problema di costi del personale) né confuso (come nel caso della riforma delle province). Sul Titolo V la riforma è l’occasione per una razionalizzazione e riorganizzazione del livello di governance dello Stato fino ai Comuni, tagliando la moltiplicazione dei centri di decisione che hanno gonfiato la spesa e con la restituzione alle Regioni del loro ruolo di programmazione e controllo.
Un governo che abbia la volontà di sbloccare e rinnovare il Paese deve proporsi un cambio di passo sui metodi per una selezione delle nomine a Enti e società partecipate dal pubblico che favorisca competenza, trasparenza e qualità. La forma può essere quella di un Comitato di garanti, dell’Albo pubblico dei curricola, di regole che non prevedano riconferme nello stesso ruolo dopo due mandati, dell’impossibilità dell’accumulo di incarichi. Su questi e su tutti gli altri temi l’area di sinistra del Pd non farà mancare il proprio contributo ad ogni livello.
Marco Travaglini
Assemblea Provinciale PD VCO
Marco Travaglini
Primarie regionali: il commento di Marco Travaglini
Non credo che la partecipazione, piuttosto scarsa, a questo appuntamento conclusivo della lunga stagione congressuale possa lasciarci indifferenti.
E’ anche il segno di un malessere e, probabilmente, un riflesso della scelta avvenuta giovedì scorso in direzione nazionale con la sfiducia votata a Letta. Larga parte del popolo democratico non ha capito quanto avvenuto e ha inviato un segnale che non va sottovalutato.
E questo deve far riflettere tutti. Così come non va abusato uno strumento come le primarie, peraltro utilissimo e indispensabile nel definire le candidature istituzionali , di partito e di coalizione.
Ciò detto questa campagna congressuale ha offerto un dibattito combattuto e serio. Ci siamo divisi. Ma dall’istante successivo ai risultati noi abbiamo riconosciuto la legittimità di chi quel congresso lo ha vinto, dal piano locale a quello nazionale ed ora in Piemonte. In quest’ultimo caso l’ottimo risultato ottenuto da Gianna Pentenero nel VCO e sul territorio regionale testimonia l’importanza e il radicamento della sinistra nel Pd. Riconoscere i risultati naturalmente, non vuol dire che si smette di discutere. Casomai è vero l’opposto.
Ed è proprio il passaggio che stiamo vivendo a consegnarci il bisogno di una discussione che evidentemente non abbiamo fatto fino in fondo sull’idea di partito e sul modo di interpretarne la funzione. Lo faremo con quel senso di responsabilità che ci ha fatto lavorare per l’unità del nostro partito e per una chiarezza della sua strategia. I fatti degli ultimi giorni hanno, in parte, confermato le differenze su come pensiamo della essere il Pd. Come lo immaginiamo e come lo vorremmo.
Ora dobbiamo ripartire con un confronto nel merito degli indirizzi e delle scelte,ad ogni livello. E in questo senso il nostro contributo non verrà meno.
Marco Travaglini
Legge elettorale e la situazione Piemonte: il contributo di Marco Travaglini
Maggioritario a doppio turno e nuovo governo Letta per dare una svolta
Sulla legge elettorale ha ragione Gianni Cuperlo quando dice che è utile “partire dalla maggioranza se vogliamo che la nave arrivi in porto”. Il punto non è discutere con Fi, cosa del retso giusta e normale; la cosa che non va e non convince sarebbe riportare preventivamente sulla scena Berlusconi colpendo proprio chi ha rotto con quella concezione “padronale” del partito.
Fa bene il segretario del nostro partito a tenere alta e viva l’iniziativa e il protagonismo sulla legge elettorale. E’ innegabile che ci sia stata una accelerazione e che questa sia in fondo positiva. Occorre però dire che le tre proposte sulle quali si sta lavorando non si equivalgano al fine di garantire la governabilita’, la ricostruzione di un rapporto piu’ stretto tra cittadini ed eletti, e la giusta rappresentanza. In questo momento sarebbe giusto partire dalle forze della maggioranza , trovare una intesa, e poi parlare con tutti.
Oggi ci sono le condizioni per approvare un sistema a doppio turno a partire dai partiti della maggioranza. In ogni caso ,se siamo coerenti con quello che abbiamo detto finora , dobbiamo dire no alle liste bloccate. Sul governo, davanti al rischio di logoramento progressivo, sarebbe saggio valutare le ragioni non di un rimpasto ma di una vera e propria ripartenza valutando l’ipotesi di nuovo esecutivo, presieduto da Letta, che recuperi un profilo di autorevolezza e prestigio e il Pd senta davvero suo.
Non possiamo proseguire come si è fatto sino ad ora.
Non si è mai visto un governo che non trovi nel principale partito un sostegno autonomo ma al tempo stesso visibile, riconoscibile e convinto. Non siamo ai tempi dei “governi amici”, formula che equivaleva ad una presa di distanza più che ad un reale e leale sostegno, seppur critico. La formula che Renzi ha fatto diventare un mantra ( “avanti se fa le cose o si stacchi la spina”) è logora ed ha fatto il suo tempo. Il tema va affrontato alla radice in ragione gravita’ dei problemi del paese, con in testa il lavoro e lo sviluppo.
D’accordo sulla sveglia al governo ma d’accoro anche poi , rimessa in quadro l’agenda, a sostenerlo con lealtà e non fare di tutto perché cada e si torni al più presto alle urne. Un conto è l’interesse del Paese, un altro quello delle ambizioni di chi vuole sedersi al più presto al posto di Letta ( elettori permettendo, com’è ovvio).
Marco Travaglini
E ora voltiamo pagina in Piemonte
La notizia è di quelle attese da tanto, troppo tempo. II Tribunale amministrativo regionale del Piemonte ha annullato le elezioni regionali del 2010 vinte con le liste taroccate dal leghista Roberto Cota. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso dell’ex presidente della Regione Mercedes Bresso, contro la lista “Pensionati per Cota” di Michele Giovine, perché alcune delle firme a sostegno erano false. E così è stato annullato l’atto di proclamazione degli eletti nella primavera di quattro anni fa.
La decisione del Tar ora deve essere confermata dal Consiglio di Stato che deciderà entro 45 giorni. Se questo accadrà il Piemonte dovrà tornare alle urne, probabilmente in concomitanza alle elezioni europee. A questo si aggiunge il rinvio a giudizio per le “spese pazze” di quasi tutto il centrodestra, a partire da Cota.
“È una vittoria, che dimostra solo quello che Giovine e Cota non avevano ancora capito e cioè che le elezioni erano state truccate” ha commentato Mercedes Bresso, con la quale ho avuto modo di condividere questa battaglia sin dagli inizi.
Le reazioni di Cota e della Lega, delirando di “golpe” e di “attacco alla democrazia”, dimostrando una volta di più la loro inadeguatezza a governare il Piemonte. Mi auguro che il nostro probabile candidato, Sergio Chiamparino – si metta pienamente a disposizione e , dopo le primarie, possa guidare il centrosinistra al conseguimento di quel risultato che ci è stato scippato con il dolo quattro anni fa.
C’è da essere contenti, a ben vedere. Ma nessuno può togliere di bocca quell’amaro per aver dovuto aspettare – causa l’approssimazione dell’amministrazione della giustizia – ben 4 anni per veder riconosciuto ciò che era chiaro fin dal primo momento.
Se si fosse operato con maggior rapidità ( come dovrebbe essere in generale e particolarmente in materia di ricorsi elettorali) si sarebbe potuto riconoscere in tempo che il risultato era palesemente falsato e che toccava a Mercedes Bresso guidare la regione, risparmiando ai piemontesi anni di amministrazione leghista e pidiellina, con i danni che hanno accompagnato il loro operato.
Ma l’amarezza riguarda anche il Pd che, per troppo tempo, ha cincischiato, con tanto di dichiarazioni ripetute da chi inveiva contro la testardaggine della Bresso, ammonendo che le vittorie non si ottengono “a tavolino”, che occorreva “prendere atto del voto popolare” e via dicendo.
Non basta essersi impegnati (peraltro giustamente) da qualche mese nella campagna “Cota a casa” per nascondere o far dimenticare quest’atteggiamento come minimo rinunciatario ( al di là di chiacchiere e proclami) , ben interpretato dal segretario regionale Morgando che, pure, è stato in buona compagnia.
Ciò che hanno detto e fatto è lì da vedere ( basta rileggersi articoli, interviste e dichiarazioni ripetute nel tempo) e non credo che molti dirigenti del Pd piemontese possano appuntarsi al petto una medaglia ( la presa atto dell’abusivismo di Cota e del centrodestra) che ben poco hanno fatto per guadagnarsi. Questa è l’amarezza, che traspariva anche dalle parole di Mercedes Bresso che, pure, ha dimostrato grande signorilità nei commenti dicendo di essersi sentita sola ma non abbandonata. Occorre fare uno sforzo, seppur minimo, di onestà intellettuale evitando di omettere questi fatti.
Mi auguro che, d’ora in poi, il Pd abbia più coraggio e meno ipocrisia, e che almeno trovi quel sussulto di dignità riconoscendo a Mercedes Bresso e a chi non ha mai voltato la testa dall’altra parte che è anche e soprattutto grazie questa caparbietà se oggi il Piemonte ha l’occasione di chiudere una delle pagine più buie della sua storia, voltando (speriamo) pagina.
Ci sarà molto da fare, ad iniziare da come garantire una giusta rappresentanza ai territori piemontesi che, diminuendo il numero dei consiglieri e non avendo varato una nuova legge elettorale, rischia di essere fortemente penalizzata. E poi un programma di rilancio del Piemonte, partendo dalle questioni economiche e sociali che, occupazione e qualità del lavoro in testa, sono il principale problema dei piemontesi. Il Pd e il centrosinistra possono farcela ma bisognerà davvero mettere in campo tutto ciò che abbiamo in termini di competenze e passioni, energie e caparbietà.
Marco Travaglini
I 70 anni della “Carta di Chivasso”
Palazzo Tesio, nella centralissima Piazza D’Armi di Chivasso, si presenta con una sobria facciata in mattoni a vista ed è un bell’esempio di palazzo tardo barocco, risalente al XVIII secolo.
E’ lì che, il 19 Dicembre 1943, venne sottoscritta la dichiarazione dei rappresentati delle Popolazioni Alpine, nota come la “Carta di Chivasso” . Un documento di straordinaria attualità che costituì un contributo importante nel successivo dibattito sulla nuova Carta Costituzionale e fu alla base della redazione dell’art. 5 della stessa sul riconoscimento delle autonomie locali.
Il testo, redatto a conclusione di un convegno clandestino, fu firmato alla presenza dei rappresentanti del CNL chivassese, nello studio del geometra Edoardo Pons, da Emile Chanoux ed Ernesto Page della resistenza Valdostana, da Osvaldo Coisson, Gustavo Malan, Giorgio Peyronel e Mario Alberto Collier della resistenza Valdese.
La “Carta di Chivasso”, insieme al “Manifesto di Ventotene”, redatto nel 1941 da Altiero spinelli ed Ernesto Rossi, costituisce la base del moderno pensiero autonomista e federalista italiano ed europeo. Quel freddo dicembre del 1943, segnò l’inizio di un processo originale ed attualissimo, legando alle rivendicazioni antifasciste l’idea dell’autonomia e del federalismo dei territori alpini.
Un tema oggi attuale, in tutte le “terre alte” e particolarmente in una provincia come il Vco che, con le consorelle Belluno e Sondrio, rappresenta sul territorio nazionale la montagna vera.
Quella montagna dove tutto si declina attraverso il trinomio altitudine, asperità e clima. Un trinomio imperfetto, a ben vedere, perché bisognerebbe allargarlo alla difficoltà dei collegamenti, ai costi sociali, alla cura del territorio. Tornando alla Carta, che per molti rappresenta una vera e propria “Costituzione delle terre alte”, si può notare che, in essa, s’incrociavano due aspetti decisivi: l’unicità del territorio montano e il bisogno di autogoverno.
Da una parte gli alpeggi, le valli, i boschi che furono luogo di rifugio e di “formazione” per una generazione di democratici che lo scelsero come teatro della lotta di Liberazione; dall’altra gli aneliti d’autogoverno che le popolazioni alpine hanno sempre manifestato e che, in quegli anni, – in qualche modo – si esemplificarono nelle Repubbliche partigiane e, in particolare, in quella dell’Ossola, con il suo governo dei “quaranta giorni di libertà”.
C’è, a ben vedere, un nitido legame tra la Resistenza, un progetto di società e di collocazione delle montagne sulla scena nazionale che, settant’anni dopo, pone ancora domande e attende ancora risposte.
Marco Travaglini
Congresso del Partito Democratico del VCO: Antonella Trapani 349 voti (59,5%), Marco Travaglini 238 voti (40,5%).
Dopo i 22 congressi previsti dal percorso congressuale il risultato sulla votazione alla carica di segretario provinciale è la seguente: Antonella Trapani 349 voti (59,5%), Marco Travaglini 238 voti (40,5%).
Oggi alle 18.00 la commissione per il congresso provinciale si ritroverà per ratificare, attraverso l’approvazione dei verbali, i dati definitivi dei congressi di circolo e proclamare il segretario e gli eletti nell’assemblea provinciale.
Per quanto riguarda i segretari di circolo risultano eletti:
Alto Verbano – Francesca Zammaretti
Baveno – Maria Rosa Gnocchi
Casale Corte Cerro – Giuseppe Loraschi
Crevoladossola – Michele Di Lonardo
Domodossola – Alessandro Chiello
Ghiffa/Oggebbio – Germano Cossalter
Gravellona Toce – Roberto Birocco
Mergozzo/Ornavasso – Lorenzo Maffioli
Omegna – Alessandro Buzio
Piedimulera – Bruno Ferrante
Pieve Vergonte – Aldo Giavina
Premosello Chiovenda – Roberto Graffieti
Stresa – Gaetano Paluan
Valle Formazza – Stefano Costa
Varzo – Martina Danda
Valle Vigezzo – Albino Barazzetti
Verbania – Riccardo Brezza
Villadossola – Francesco Squizzi
Vogogna – Davide Cantamessa
Romano Chiovini
Presidente Commissione per il congresso
Ufficio Stampa