Dopo i gazebo organizzati tra sabato e domenica scorsi (se pur penalizzati dal maltempo) prosegue la mobilitazione nazionale del Partito Democratico anche nel VCO.
Il prossimo week end (il 27 e il 28 novembre) si svolgerà il "Porta a porta" per consegnare il nostro materiale nelle case dei cittadini del VCO, e che vedrà impegnati tutti i circoli PD che, con i loro militanti, faranno il "giro" dei quartieri e dei principali comuni del nostro territorio.
Omegna, Domodossola, Gravellona Toce, Verbania, Mergozzo, Valle Antrona, Baveno, Piedimulera, Varzo, Stresa, Cannobio, Crevoladossola, Villadossola sono i principali comuni interessati.
inoltre sono previsti anche alcuni gazebo: sabato 27.11 dalle ore 09.30 in Piazza Dante a Baveno e a Domodossola sempre al mattino davanti al Municipio; a Vogogna venerdi 26 con un gazebo a partire dal mattino presto in occasione del mercato settimanale, sempre in zona chiesa
Distribuireno materiale contro le scelte del governo Berlusconi perché "la pazienza è finita", e di presentazione delle proposte del PD in materia di sanità, lavoro, contrasto alla precarietà, scuola, famiglie, infrastrutture, pari opportunità, costi della politica, ambiente, evasione fiscale, nuovo patto sociale.
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Gli eletti nell’assemblea provinciale del PD
La commissione per il congresso del PD VCO segnala i 58i eletti nell’Assemblea provinciale PD del VCO, il principale organo di direzione politca. Oltre al nome e cognome trovate il circolo per cui è stato eletto.
1. Allevi Ezio, Ghiffa
2. Arrigoni Angelo, Valle Vigezzo
3. Bartolucci Marzio, Villadossola
4. Bergamaschi Valerio, Alto Verbano
5. Bertinotti Paola, Baveno
6. Borsotti Franco, Valle Antrona
7. Bozzuto Anna , Verbania
8. Brignoli Diego, Verbania 9. Buzio Alberto, Omegna
10. Camona Ottavia, Gravellona Toce
11. Cattaneo Franco, Omegna
12. Corsini Leonora, Villadossola
13. Costa Stefano, Valle Formazza
14. Cotti Francesco, Arizzano
15. David Giovanni, Stresa
16. D’Elia Francesco, Mergozzo
17. Desanti Giovanni, Omegna
18. Ferrante Bruno, Piedimulera
19. Filippi Flavia, Belgirate
20. Fortis Claudia, Omegna
21. Gagliardini Marco, Vogogna Premosello
22. Gallacci Renata, Domodossola
23. Gallarotti Nadia, Omegna
24. Garofalo Ciro, Alto Verbano
25. Gaudio Annamaria, Villadossola
26. Giani Gianmaria, Verbania
27. Giudici Mauro, Casale Corte Cerro
28. Graziobelli Lilliana, Domodossola
29. Grieco Giuseppe, Verbania
30. Grilli Davide, Mergozzo
31. Guglielmi Patrizia, Verbania
32. Maffioli Lorenzo, Mergozzo
33. Magistrini Silvia, Verbania
34. Marchionini Silvia, Cossogno
35. Marino Alessandro, Villadossola
36. Mauro Rosario, Domodossola
37. Medali Maria Grazia, Pieve Vergonte
38. Mellano Maria Adelaide, Omegna
39. Minacci Moreno, Valle Antrona
40. Nobili Alberto, Gravellona Toce
41. Oberoffer Damiano, Valle Anzasca
42. Perriccioli Giovanni, Domodossola
43. Piazza Pietro, Omegna
44. Pollini Giorgio, Belgirate
45. Rampini Marianna, Domodossola
46. Reschigna Aldo, Verbania
47. Ruffini Enrico, Cambiasca Valle Intrasca
48. Sangalli Giulia, Verbania
49. Soressi Alberto, Omegna
50. Stefanetti Ferruccio, Varzo Trasquera
51. Sulas Paolo, Verbania
52. Tartari Marco, Verbania
53. Trapani Antonella, Crevoladossola
54. Travaglini Marco, Omegna
55. Varallo Rosa Rita, Omegna
56. Vesci Irene, Crevoladossola
57. Zani Sauro, Domodossola
58. Zaniboni Giorgio, Alto Verbano
Risultati definitivi dei congressi. I nuovi coordinatori di circolo
Dopo lo svolgimento dei congressi di circolo del Partito Democratico tra l’8 ed il 9 ottobre e dopo l’esame dei verbali degli stessi congressi, è ufficiale la vittoria di Antonella Trapani che con 310 voti pari al 51,3%, è la nuova segretaria provinciale del partito democratico del VCO. Silvia Marchioni ha ottenuto invece 294 voti pari al 48,7%.
Il voto è così suddiviso nelle tre zone:
Antonella Trapani, Verbano voti 95 pari al 48,7%, Cusio 72 voti pari al 40,2%, Ossola 143 voti pari al 62,2%.
Silvia Marchionini, Verbano 100 voti pari al 51,3%, Cusio 107 voti pari al 59,8%, Ossola 87 voti pari al 37,8%.
Ottima l’affluenza degli iscritti al voto. Sono stati complessivamente 612 gli iscritti votanti sui più di 900 aventi diritto, ovvero il 67%.
Quindi un ringraziamento sincero va a tutti gli iscritti che hanno partecipato e portato il loro contributo.
Nella stessa sede sono stati eletti i coordinatori di circolo:
A Verbania Corrado De Ambrogi è il nuovo coordinatore di circolo con 64 voti, contro i 38 ricevuti da Marco Tartari.
Ad Omegna è Marco Travaglini il nuovo coordinatore con 80 voti, contro i 70 di Marco Tagliaferri.
Sono stati eletti nei rispettivi circoli (con candidatura unitaria): Davide Cantamessa per il circolo di Vogogna/Premosello, Lorenzo Maffioli per il circolo di Mergozzo, Roberto Birocco per il circolo di Gravellona Toce, Albino Barazzetti per il circolo della Valle Vigezzo, Nino Leopardi per il circolo di Domodossola, Francesco Squizzi per il circolo di Villadossola, Michele Di Lonardo per il circolo di Crevoladossola, Bruno Ferrante per il circolo di Piedimulera, Giavina Aldo per il circolo di Pieve Vergonte, Danda Martina per il circolo di Varzo/Trasquera, Milena De Boni per il circolo della Valle Antrona, Giovanni David per il circolo di Stresa/Belgirate, Francesca Zammaretti per il circolo Alto Verbano, Donatella Buratti per il circolo di Baveno, Patrizia Carbonara per il circolo di Cossogno. Saranno nominati successivamente i coordinatori dei circoli di Casale Corte Cerro, San Bernardino Verbano, Arizzano/Bee/Vignone/Premeno, Ornavasso/Anzola e Ghiffa/Oggebbio.
Di seguito un breve curriculum del nuovo segretario:
– Antonella Trapani, 34 anni, laureata in Architettura presso il Politecnico di Milano. Ha svolto un’attività costante nel volontariato, convive ed ha un figlio piccolo, Michele, pratica la libera professione.
In campo amministrativo la sua esperienza nasce nel 2005 nella lista civica di minoranza al comune di Crevoladossola. Da marzo 2010 ricopre l’incarico di vicesindaco di Crevoladossola in una lista civica.
l’esperienza politica incomincia nel 2006 con l’iscrizione ai Democratici di Sinistra per i quali fu membro del Consiglio regionale di garanzia. Con la nascita del Partito Democratico ricopre il ruolo di Coordinatore del Circolo di Crevoladossola ed è membro dell’assemblea provinciale.
Per la commissione per il congresso
Alberto Nobili
Per il partito del NOI. Documento aggiornato al 13 settembre
In vista del congresso provinciale di ottobre un gruppo di iscritti al PD del VCO ha scelto di affrontare questo appuntamento all’insegna del rinnovamento e al di là delle mozioni congressuali. (infatti il documento è sottoscritto da iscritti delle diverse mozioni congressuali dello scorso anno). A partire dai contenuti.
Cliccando qui puoi scaricare la bozza di documento (Per il partito del NOI) . Una quarta versione, aggiornata al 13 settembre, che tiene conto dei suggerimenti, porposte, critiche arrivate- Il documento riassume alcune nostre idee con le quali ci siamo confrontati con iscritti e i simpatizzanti in alcuni incontri sempre aperti e resi pubblici a tutti gli iscritti.
Se vuoi puoi aderire al documento scrivendo a questa email ilpartitodelnoi@gmail.com
I congressi di circolo si volgeranno nel week end dell”8/9/10 ottobre e vedranno l’elezione diretta da parte degli iscritti dei coordinatori di circolo, del segretario provinciale e dell’assemblea provinciale del PD. Un voto diretto, un innovazione importante. Potete vedere e scaricare cliccando qua il regolamento congressuale. Di seguito il già nutrito elenco (oltre le 100 adesioni) dei sottoscrittori al documento. Primi firmatari del documento
Giovanni Alba (coordinamento circolo Verbania)
Mario Allegri (coordinamento circolo Crevoladossola)
Ezio Allevi (coordinatore circolo Ghiffa)
Raffaele Allevi (coordinamento circolo Verbania)
Saverio Angiulli (coordinamento circolo Verbania)
Erica Arioli (coordinamento Villadossola)
Dario Azzini (iscritto S.Bernardino Verbano)
Marzio Bartolucci (sindaco di Villadossola)
Giuseppe Battro Statuto (iscritto Valle Antrona)
Roberto Bindella (iscritto Arizzano)
Silvano Bionda (iscritto Ornavasso)
Roberto Boghi (iscritto Domodossola)
Giordano Bruno (iscritto Domodossola)
Roberto Birocco (coordinatore circolo Gravellona Toce)
Davide Bolognini (coordinamento circolo Domodossola)
Monia Bonzani (iscritto Villadossola)
Riccardo Brezza (iscritto Verbania)
Donatella Buratti (assemblea provinciaòle – Baveno)
Ottavia Camona (coordinamento circolo Gravellona)
Alessio Capocchia (iscritto Domodossola)
Fedele Cappelletti, iscritto Domodossola
Aristide Caroccia (coordinamento circolo Pieve V.)
Nunzia Cazzetta (iscritto Pd Verbania)
Marisa Chemello (iscritto Valle Antrona)
Luca Ciminelli (iscritto Ornavasso)
Giuseppe Colombo (sindaco di Viganella)
Marco Coppola (iscritto Verbania)
Leonora Corsini (coordinamento circolo Villadossola)
Germano Cossalter (consigliere comunale Ghiffa)
Francesco Cotti (coordinatore circolo Arizzano)
Federica Covre (assemblea provinciale – Verbania)
Gabriele Cunsolo (iscritto Verbania)
Martina Danda (coordinatore circolo Varzo)
Giovanni David (coordinatore circolo Stresa)
Andrea De Biasi (iscritto Domodossola)
Milena De Boni (iscritto Valle Anrona)
Fausta De Rosa (assessore comune Villadossola)
Enza Di Giorgio (consigliere com. Montescheno)
Michele Di Lonardo (iscritto Crevoladossola)
Giovanni Di Paola (coordinamento circolo Domodossola)
Anna Di Titta (coordinamento circolo Gravellona)
Maria Domenico (iscritto Domodossola)
Bruno Ferrante (coordinatore circolo Piedimulera)
Chiara Ferro (coordinamento circolo Mergozzo)
Giorgio Ferroni (assessore Crevoladossola)
Cassandra Femminis (assemblea provinciale – Crevoladossola)
Flavia Filippi (coordinamento circolo Belgirate)
Gianluca Folchi (consigliere com. Montescheno)
Fabio Fortina (coordinamento circolo Ghiffa)
Renata Gallacci (assemblea provinciale, Domodossola)
Annamaria Gaudio (coordinamento circolo Villadossola)
Giulia Giacchetto (iscritto Villadossola)
Moreno Giacchetto (iscritto Villadossola)
Gian Maria Giani (assemblea provinciale)
Sara Gasparro (iscritta Villadossola)
Lilliana Graziobelli (segretario provinciale)
Mauro Giudici (coordinatore circolo Casale Corte Cerro)
Nino Leopardi (coordinatore circolo Domodossola)
Armando Leonardi (iscritto Verbania)
Monica Lomazzi (coordinamenti circolo S.Bernardino V.)
Leda Maiorca (iscritto Gravellona Toce)
Lorenzo Maffioli (coordinatore circolo Mergozzo)
Angelo Marasco (coordinamento circolo Baveno)
Allesandro Marino (capogruppo cons. Villadossola)
Rosario Mauro (coordinamento circolo Domodossola)
Tommaso Merlo (iscritto GhiffaOggebbio)
Francesco Miguidi (coordinamento circolo Domodossola)
Moreno Minacci (assemblea provinciale, Valle Antrona)
Luigi Minioni (iscritto Verbania)
Federico Minioni (coordinamento circolo Verbania)
Maria Morabito (iscritto Omegna)
Gianni Morandi (coordinamenti circolo Gravellona)
Giuseppe Natoli (iscritto Verbania)
Alfredo Nicolin (iscritto Domodossola)
Alberto Nobili (assemblea provinciale, Gravellona Toce)
Damiano Oberoffer (coordinamento circolo Valle Anzasca)
Alessandro Papini (coordinamento circolo Verbania)
Giovanni Passera (iscritto Verbania)
Giovanni Perriccioli (coordinamento circolo Domodossola)
Roberto Pattoni (coordinamentio circolo Casale C.C.)
Sergio Pereno (coordinamento circolo Domodossola)
Francesco Pesce (coordinatore circolo Omegna)
Pascal Preioni (consigliere com. Montescheno)
Giorgio Quaglia (iscritto Villadossola)
Aldo Rodella (iscritto Verbania)
Lorenzo Rolando (iscritto Valle Antrona)
Maria Romeo (iscritta Domodossola)
Enrico Ruffini (coordinamento circolo Cambiasca)
Paolo Ruggeri (coordinamento circolo Verbania)
Maurizio Sanavio (coordinamento circolo Verbania)
Stefano Salerno (iscritto Verbania)
Antonio Specchia (iscritto PD Domodossola)
Francesco Squizzi (coordinatore circolo Villadossola)
Carlo Squizzi (assessore Villadossola)
Massimo Svilpo (coordinamento circolo Villadossola)
Marco Tagliaferri (coordinamento circolo Omegna)
Mario Tamini (iscritto Gravellona Toce)
Paolo Temistocle (iscritto Villadossola)
Damiano Tradigo (direzione regionale, Verbania)
Marco Tartari (assemblea provinciale, Verbania)
Silvia Tartari (iscritto PD Verbania)
Antonella Trapani (coordinatore circolo Crevoladossola)
Francesco Valenti (iscritto Varzo)
Irene Vesci (coordinamento circolo Crevoladossola)
Vincenza Vinci (coordinamento circolo Verbania)
Francesca Zammaretti (iscritto Alto Verbano)
Giovanni Za (coordinamento circolo Verbania)
Giorgio Zaniboni (coordinamento circolo Alto Verbano)
Sauro Zani (coordinamenti circolo Domodossola)
Incontro pubblico sul nuovo parco dell’alta Valle Antrona
Si svolgerà a Viganella presso Casa Vanni, in valle Antrona, giovedì 24 giugno 2010 dalle ore 21.00 un incontro pubblico organizzato dal a cura del gruppo consiliare regionale del Partito Democratico e del Circolo PD della Valle Antrona.
Si discuterà della nascita del nuovo parco dell’Alta valle Antrona, degli sbocchi occupazionali,dello sviluppo turistico, con un confronto tra varie esperienze.
Parteciperanno Ivano De Negri Direttore del Parco Veglia Devero Antrona, Aldo Reschigna Capogruppo PD consiglio regionale e Tiziano Maioli Accompagnatore naturalistico.
Energia la sfida di domani. Contributo del Presidente nazionale Uncem Enrico Borghi
"Oggi i problemi fondamentali dell’Occidente sono: il terrorismo, l’incremento demografico e le fonti energetiche. Ma, mentre il terrorismo e il boom demografico hanno cause e motivazioni differenti, il problema delle fonti energetiche li ricomprende entrambi. Da un lato infatti, la spinta demografica fa aumentare in modo esponenziale il fabbisogno e i consumi energetici. Dall’altro proprio questo rende le fonti energetiche, come il gas o il petrolio, una risorsa strategica."
Questa frase è di Barack Obama, che appena eletto ha costituito una task force sul tema dell’energia guidata da Steven Chu, premio Nobel per la fisica 1997 precisando che nel 21° secolo tutti dobbiamo essere pienamente consapevoli che l’economia e la sicurezza nazionale di tutti i paesi occidentali sono strettamente connessi all’energia. E che su questo versante la nuova economia sarà fondata sull’uso di energie rinnovabili per ridurre la dipendenza dell’America dai paesi fornitori di petrolio.
Risorsa strategica vuol dire sia per la sicurezza dei popoli e delle nazioni, ma anche per lo sviluppo economico della nostra civiltà industriale.
Liberarsi dalla dipendenza dal petrolio è quindi per l’Europa e l’Occidente la vera sfida di domani, che apre nuovi scenari, e nuove opportunità. (segue)
L’ENERGIA IDROELETTRICA BASE DELLO SVILUPPO ECONOMICO ITALIANO ALL’INIZIO DEL NOVECENTO
Per noi Italiani occorre, anche in questo campo, imparare le lezioni che ci vengono dal passato, evitando di ripetere alcuni errori che hanno talora penalizzato la nostra industria idroelettrica e di cui anche l’Aem e la Valtellina, così strettamente legate nella storia energetica della nostra regione, hanno pagato il prezzo.
E fra le lezioni di ieri, una soprattutto va ricordata. L’Italia, povera di carbone, più di ogni altro paese europeo ha fondato il suo sviluppo economico-industriale del Novecento sull’energia idroelettrica.In Italia è nata nel 1898 la prima centrale idroelettrica d’Europa, la centrale Edison di Paderno d’Adda e, come tutti gli storici dell’economia hanno messo in rilievo, senza l’apporto energetico dell’industria idroelettrica sarebbe inimmaginabile il decollo dell’Italia industriale in età giolittiana fra il 1906 al 1914 quando prendono avvio i primi impianti dell’Aem in Valtellina che, insieme a quelli della Edison e della Falck, diventano il motore energetico dell’economia italiana.
Basti pensare che ancora nel 1895 la potenza installata dell’industria elettrica era di appena 86 MW, per metà di origine termica e per metà di origine idrica. Bene, nel 1912, cioè in meno di trent’anni questa potenza installata raggiunge in Italia 1.000MW, quasi interamente dovuti all’energia idroelettrica. Diventiamo così il 4° paese produttore di energia elettrica in Europa, il 6° nel mondo. I comuni illuminati con l’illuminazione elettrica passano in meno di vent’anni da 410 a 4.600, i capitali investiti da 31 milioni a 551 milioni, le obbligazioni emesse dalle industrie elettriche da zero a 140 milioni.
IL RUOLO DEL POLITECNICO E DELLA CULTURA TECNICO SCIENTIFICA
Quello che genera in Italia l’industria idroelettrica già alle sue origini è, insomma, un moto economico imponente che ha il suo epicentro a Milano, non solo perché è la capitale economica e finanziaria d’Italia, ma perché a Milano c’è il Politecnico, il maggiore istituto italiano di cultura tecnico-scientifica del tempo. Sono gli scienziati e i professori del Politecnico di Milano che mettono a punto la tecnologia del trasporto a distanza dell’energia, che ridà un nuovo significato e un nuovo contenuto economico al rapporto tra sistema alpino ed economia di pianura.
Ed è questa convergenza tra capacità impenditorial-finanziaria e cultura tecnico-scientifica universitaria ciò che ha reso immediatamente forte l’industria idroelettrica italiana in area lombarda-piemontese e ha consentito all’industria italiana di superare senza grossi danni la grave penuria di carbone che si genera negli anni della prima guerra mondiale e di rispondere senza problemi al grande incremento dei consumi elettrici del dopoguerra quando nell’arco di soli sei anni la capacità degli impianti idroelettrici quadruplica addirittura in Italia. Se noi, ad esempio, diamo uno sguardo all’industria prebellica italiana, noi vediamo che i settori di punta sono la metallurgia, la siderurgia, la chimica, ecc. Ma nel 1925 i settori di punta sono l’elettrometallurgia, l’elettromeccanica, l’elettrochimica, che sono tutti settori fortemente energivori e che senza l’industria idroelettrica in Italia in quegli anni non sarebbero nati. Ciò fa in modo che l’Italia, mentre nel 1914 importava quasi tutti i suoi macchinari elettrici dalla Germania, dopo la guerra diventa invece esportatrice in tutta Europa di generatori, trasformatori, fili e cavi elettrici, elettrodi, lampade a incandescenza, ecc.
IL BACINO DEL TOCE CASO NAZIONALE
La “risalita a salmone” del capitale e della tecnologia milanese fece dell’Ossola e del bacino del Toce uno dei nodi focali dello sviluppo dell’industria nazionale dell’energia idroelettrica.Fu il gruppo Edison a “colonizzare” energeticamente il bacino ossolano. Alla vigilia della nazionalizzazione compiuta dal governo Fanfani (Il 6 dicembre 1962 viene emanata la Legge 1643 che prevedeva la nazionalizzazione del sistema elettrico e istituiva l’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica (ENEL), cui venivano demandate
"tutte le attività di produzione, importazione ed esportazione, trasporto, trasformazione, distribuzione e vendita dell’energia elettrica da qualsiasi fonte prodotta") l’Edison controllava nel “distretto idroelettrico” del Toce una potenza installata ai motori primi di 644 MW, pari a poco meno del 20% di quella idroelettrica totale del gruppo e al 5% circa di quella idroelettrica nazionale.
I vertici dell’Edison diedero sempre una rilevanza precipua al complesso idrografico della Val d’Ossola, che si sostanziò nella creazione di 12 centrali (alcune delle quali autentiche perle di architettura industriale create dall’architetto milanese Piero Portaluppi e che furono alla base della nascita e del boom della “Umberto Girola s.p.a.”), alle quali affiancarono 8 centrali della Dinamo e 4 centrali della Sisma.
Lo sviluppo idroelettrico delle vallate ossolane produsse un fenomeno nuovo sotto il profilo occupazionale e sotto quello produttivo. A cascata delle assunzioni fatte per i nuovi profili occupazionali creati nel ciclo produttivo, l’innervamento aziendale produsse anche ripercussioni sul versante dell’infrastrutturazione turistica non solo dell’Ossola ma anche del Verbano (si pensi ai rifugi Maria Luisa, Mores e Città di Busto sorti sulle ceneri degli edifici di cantiere delle dighe, all’albergo Cervandone dell’Alpe Devero a disposizione dei dipendenti e dei pensionati aziendali, alla pensione di Rivasco e all’albergo Cascata del Toce assai frequentati dal personale delle società del gruppo, alla colonia estiva per i dipendenti del gruppo Edison realizzata a Suna, sul lago Maggiore). La Edison e la Dinamo, insomma, rappresentarono per almeno due decenni per l’Ossola ciò che la Fiat rappresentò per Torino: il tipico esempio di fordismo.
Del resto, ancora prima che l’Ossola fosse pervasa dallo slancio imprenditoriale delle grandi società elettrocommerciali, nella valle si avviavano iniziative pionieristiche locali per lo sfruttamento dell’elettricità a scopo di illuminazione.
Già nel 1886 gli ingegneri Ricci e Ceretti presentavano al sindaco di Domodossola un progetto per l’illuminazione ad energia elettrica comprendente 40 lampade ad incandescenza. E nel 1891 il comune di Domodossola concedeva ad una società milanese, la “Marazza, Castiglioni e Mantica” la concessione per 15 anni per “l’impianto e l’esercizio dell’illuminazione elettrica pubblica della città a mezzo lampade ad arco e ad incandescenza”. Nel 1894 l’ingresso in tale società di nuovi capitali bresciani trasformò la ragione sociale in società in accomandita semplice “Fraschini, Porta e c.” che si incarico di gestire l’illuminazione pubblica di Domodossola. Fino a che si aprì un forte scontro politico interno al Consiglio Comunale di Domodossola, alla fine del quale, dopo il coinvolgimento di una società terza (la “Società elettrica di Intra”) e l’intervento della Prefettura di Novara, la concessione elettrica venne rilasciata nel 1904 anche ad una compagnia di espressione locale, la “Società Idroelettrica Ossolana”, la quale aveva realizzato nel 1901 un impianto in val Bognanco che sfruttando un salto di 290 metri azionava 3 turbine per 750 HP complessivi, grazie ai quali la Idroelettrica Ossolana fu in grado di praticare una politica tariffaria di oltre il 50% inferiore rispetto alla concorrente bresciana. La storia qualcosa dovrebbe pure insegnarci…
Nel 1898 gli industriali siderurgici Ceretti realizzarono il primo impianto idroelettrico ossolano sull’Ovesca per scopi industriali, con una potenza di 400 HP.
Nel 1899 si costituì a Novara una società anonima con capitali raccolti nel Verbano, la “Società Elettrica Ossolana” che con investimenti realizzati nei bacini della Valle Antrona ricavò l’energia per l’illuminazione della città di Intra. Nello stesso anno la “Società per le Forze Motrici dell’Anza”, con sede a Milano, amministrazione a Novara e l’apporto di capitali svizzeri (la finanziaria della Brown-Boveri) iniziò la costruzione di una centrale elettrica a Piedimulera, che entrò in funzione nel 1907 per l’illuminazione dei centri del lago Maggiore, Orta e di Novara. Tale società si sarebbe fusa nel 1917 con la Dinamo, la quale a sua volta sarebbe passata sotto l’influenza della Edison due anni dopo e sotto il suo pieno controllo nel 1925. Nel 1928 la Dinamo assorbì anche la Società Elettrica Ossolana.
Seguendo così un inevitabile processo di concentrazione, quasi tutte le prime società elettrocommerciali nate nell’Ossola finirono a poco a poco nell’orbita del gruppo Edison.
LA NAZIONALIZZAZIONE DELl’ENERGIA NEL 1962 E I SUOI ERRORI
Per l’economia italiana e per quella ossolana, perciò, veramente l’energia idroelettrica è stata “il carbone bianco”, come diceva la grande scritta che campeggiava sopra uno degli stand del padiglione italiano all’Expo di New York del 1936. E lo è stata fino al 1962 quando tutta l’industria elettrica italiana viene nazionalizzata. Non è il caso qui di ripercorrere la grande discussione che allora si sviluppò sui pro e sui contro di questo atto del primo governo di centrosinistra. È appena il caso, però, di accennare al fatto che quella nazionalizzazione rappresentò un momento di svolta e di crisi per il comparto idroelettrico, non tanto a causa della nazionalizzazione in sé, che forse non era neppure sbagliata, ma per come venne concretamente attuata. Con la nazionalizzazione dell’energia elettrica, infatti, il monopolio della produzione e della distribuzione passa all’Enel, che, a differenza delle imprese private, non nasce per fare utili, ma per erogare un servizio.
Le perdite di bilancio vengono ogni anno ripianate dallo Stato che ne è il proprietario, mentre il Cip, il Comitato interministeriale prezzi, provvede, di tempo in tempo, ad adeguare le tariffe. Quando nel ’74, con la prima crisi petrolifera il prezzo del petrolio improvvisamente si impenna, questo meccanismo non basta più a reggere i costi, e il management dell’Enel inventa allora il cosiddetto sovrapprezzo termico che consente l’adeguamento automatico delle tariffe ai costi di produzione. Dal meccanismo del sovrapprezzo viene però escluso tutto il comparto idroelettrico che continua a vendere a un prezzo amministrato, cioè basso, senza poterlo adeguare ai maggiori costi di produzione. La produzione idroelettrica diventa così, per la prima volta, cosa assurda, meno conveniente e competitiva di quella termoelettrica . Ma, fatto ancora più grave, il management dell’Enel , proprio grazie al meccanismo del sovrapprezzo che gli consente di trasferire direttamente sui prezzi finali i maggiori costi del petrolio, diventa incapace di innovare e di entrare in settori nuovi come il nucleare. Che interesse avevano, del resto, i manager a innovare, cioè a ricercare nuove fonti energetiche per abbassare i costi di produzione, con quel comodo meccanismo del sovrapprezzo che gli consentiva di presentare bilanci aziendali non disastrosi? Questa è stata per l’Italia una delle conseguenze negative della nazionalizzazione unitamente, cosa ancora più grave, alla scomparsa della gloriosa industria elettromeccanica nazionale.
EFFETTI DELLA NAZIONALIZZAZIONE
Come ha reagito il comparto idroelettrico a questa situazione? Grazie al potere espresso dalla classe politica milanese , la municipalizzata di Milano, l’Azienda Energetica Milanese – AEM riuscì nel ’62 a sottrarsi alla nazionalizzazione e a firmare con l’Enel un accordo per cui il mercato milanese della distribuzione dell’energia veniva diviso esattamente a metà. Il caso dell’Aem aveva poi fatto testo sul piano nazionale, salvando di fatto tutte le municipalizzate. E con le municipalizzate anche le aziende come la Edison e la Falck erano riusciti a salvare i propri impianti. La Edison, che era uscita dal settore elettrico per entrare nella chimica fondendosi con la Montecatini, aveva conferito tutti i propri impianti alla Selm (Società elettrica Montedison), mentre la Falck aveva dato vita nell’82 coi propri alla Sondel. Sia la Selm che la Sondel, due società entrambe quotate in Borsa, nascevano allora da una logica finanziaria, ma operavano comunque in una logica imprenditoriale di mercato formando il nucleo catalizzatore di ciò che sarebbe avvenuto in seguito negli anni Novanta con il ritorno alla liberalizzazione del mercato dell’energia.
La Val d’Ossola, e più in generale il VCO, che non avevano conosciuto l’esperienza delle municipalizzate a seguito delle scelte fatte all’inizio del secolo dalla classe politica domese dell’epoca, rientrò pertanto totalmente all’interno del perimetro di quella che allora venne definita “mamma Enel”.La quale assicurava – grazie alla sua natura pubblica – un posto di lavoro praticamente garantito a tutti coloro che vi trovavano impiego, ma che al tempo stesso svolgeva una
funzione sostanzialmente assistenziale soprattutto nelle vallate alte dell’Ossola, dove il posto sicuro all’Enel veniva visto come una affrancazione sociale da un passato di povertà contraddistinto dall’agricoltura di montagna a basso valore aggiunto e dalle emigrazioni.
Il drenaggio occupazionale dell’Enel, così, se da un lato risolse il problema della occupazione in vallate montane altrimenti a rischio di desertificazione, dall’altro compresse lo spirito di iniziativa e di intrapresa delle popolazioni locali che attiveranno processi di riscoperta delle tradizionali filiere legate alle risorse economiche locali (turismo, zootecnia, enogastronomia) sono in coincidenza con l’estinguersi del ruolo pubblico dell’ente elettrico.
UNA NUOVA FASE NELLA STORIA: LA TRASFORMAZIONE IN SPA E LA QUOTAZIONE IN BORSA, LA LIBERALIZZAZIONE
L’ingresso dell’Italia in Europa con la sottoscrizione del Trattato di Maastricht nel 1991, unito ad una sostanziale degenerazione partitocratica che avviluppava via via sempre più tutte le Partecipazioni Statali e dalla quale l’Enel non poteva essere esente, impose all’inizio degli anni ’90 un radicale cambio di direzione e di marcia
È infatti nel 1992, quando i partiti storici uno dopo l’altro entrano in crisi, che viene varato il “decreto Amato” che imponeva sia ad Enel che alle municipalizzate il passaggio a spa, spalancandone l’ingresso in Borsa. Il decreto Amato del ’92 e poi il decreto Bersani del ’99 che liberalizza il mercato dell’energia, rompevano lo schema monopolista creato all’inizio degli anni ’60 e costituivano in questi anni la base legislativa per lo sbarco in Borsa di Enel. Grazie a quel decreto è stato possibile all’Aem, ad esempio, dar vita con la Edison, la Atel ed altri alla Edipower e condurre a termine nel 2002 la grande operazione di acquisizione dall’Enel di Eurogen.
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LA NASCITA DI A2A: IL SUO SIGNIFICATO STORICO E IL “VUOTO” DEL VCO
E sempre grazie al decreto Bersani del 1999 è stato possibile condurre in porto l’altra grande operazione di questi anni che è stata la fusione con Brescia e la nascita di A2A.
A2A non è solo un importante evento economico che rimescola le carte sul mercato italiano dell’energia, ma rappresenta per la Lombardia un evento socio-culturale di grande rilievo. In essa, infatti, confluiscono la tradizione del riformismo socialista milanese, impersonata dalla Aem, con quella del solidarismo cattolico bresciano di cui è espressione l’Asm, a dimostrazione che certi fatti non avvengono a caso, non sono solo frutto delle strategie contingenti del momento, ma sono il risultato del lento lavorio della storia e della sua logica di lungo periodo di cui gli uomini, con le proprie scelte, si fanno interpreti. Ecco perché molti ritengono che la nascita di A2A sia uno di quegli eventi destinati a segnare la nostra storia economico- sociale del XXI secolo, allo stesso modo in cui la nascita dell’Aem nel 1910 ha segnato quella del Novecento lombardo.
E già qui possiamo fare una riflessione per notare almeno due punti di cesura tra la realtà del VCO e altri territori simili: il primo primo e rappresentato dal fatto che agli albori del secolo il capitalismo locale aveva rinunciato a farsi guida di un processo, dopo il timido tentativo della Società Idroelettrica Ossolana presto riassorbita dal gigante Edison e senza la volontà della classe liberale dell’epoca di attuare in Ossola ciò che il giolittismo indicava con la legge sui servizi pubblici locali che porterà alla nascita delle potenti municipalizzate nelle città lombarde, Milano e Brescia in testa.
E il secondo punto di rottura sta nel fatto che nel VCO le amministrazioni pubbliche si sono si fatto “addormentate” rispetto al tema dell’energia, pensando che questo fosse sostanzialmente appannaggio esclusivo dell’Enel per quanto attiene alle grandi concessioni di derivazione e del mercato sostanzialmente speculativo locale privato per quanto attiene alle piccole concessioni.
LIBERO MERCATO IN MANO AI PRIVATI O RUOLO GUIDA DEL PUBBLICO?
La liberalizzazione del mercato e il processo di fusione e riaggregazione che ne è seguito ha portato alla nascita di nuovi “colossi” nati dalle ceneri delle precedenti municipalizzate: A2A nasce come fusione tra Milano e Brescia, e stringe relazioni e alleanze industriali
strette con le società elettriche di Trento, Bolzano e dell’Emilia Romagna.
Torino procede integrando la AEM Torino con la AMGA di Genova e lancia in borsa Iride S.p.A, che diventa il terzo operatore nazionale nel settore dei servizi a rete (produzione, vendita e distribuzione di energia, gestione servizi idrici e servizi alle pubbliche amministrazioni), che sottoscrive un patto parasociale con la emiliana Enìa (nata a sua volta dalla fusione avvenuta nel marzo del 2005 tra la Agac di Reggio Emilia, la Amps di Parma e la Tesa di Piacenza).
Noi dobbiamo oggi onestamente prendere atto che la liberalizzazione del mercato dell’energia in Italia non ha comportato quella riduzione dei prezzi che tutti si attendevano. Ci si torna perciò giustamente a chiedere, e lo ha fatto fatto anche il ministro Giulio Tremonti, se il libero mercato totalmente in mano agli operatori privati sia una soluzione obbligata, oppure se per certe attività e per certi settori, come quello dell’energia appunto, non sia più ragionevole che il settore pubblico torni ad avere un ruolo guida. Allo stato attuale è bene dunque ribadire un concetto di fondo : il controllo delle strategie del settore energetico sia fatto da parte del pubblico, la gestione venga effettuata in base alle regole di mercato.
Questo per il Verbano Cusio Ossola rappresenterebbe una autentica rivoluzione, visto che qui il pubblico non ha fatto una autentica strategia, e le regole del mercato non sono mai esistite visto che non è stata fatta UNA SOLA GARA delle attuali 161 concessioni idroelettriche PUBBLICHE rilasciate nel territorio provinciale per una straordinaria potenza media nominale installata di 391.872,18 kW!
LE SFIDE CHE ABBIAMO DI FRONTE
Questa può essere una buona base per affrontare le vere sfide strategiche che ci vengono dal contesto globale del mercato dell’energia.
1) La prima è l’esplosione demografica di paesi come la Cina, l’India o il Brasile, con la conseguente crescita esponenziale della domanda di energia. E’ questo un dato che non possiamo fermare e che non sarebbe neppure giusto fermare, perché non si può negare ai paesi emergenti il diritto di crescere e di svilupparsi come noi abbiamo fatto.
2) Avremo quindi sempre più bisogno – e questo è il secondo punto – di energia in quantità crescente, facilmente disponibile e a basso costo, che ci sottragga ai ricatti del terrorismo e alle trappole della geopolitica. E che ponga il Verbano Cusio Ossola in un’ottica di competitività e di attrazione per aziende industriali e manifatturiere di nuova generazione che siano interessate all’impiego di energia rinnovabile
3) Ma avremo anche sempre più necessità di rispettare l’ambiente e gli equilibri ecologici del pianeta che potrebbero essere seriamente compromessi dall’uso massiccio di fonti energetiche inquinanti.
IL RINNOVO DELLE CONCESSIONI E LE LINEE DI UN NUOVO RAPPORTO CON IL TERRITORIO DEL VCO: IL MODELLO BOLZANO E TRENTO
Se guardiamo agli ultimi cento anni, il VCO – e la Val d’Ossola in particolare – è stato con le proprie risorse idriche protagonista della vita economica regionale e nazionale. Ma lo è stato passivamente come terra di conquista e di colonizzazione. Dell’Edison e della Dinamo dapprima, dell’Enel successivamente. E poi della pletora di piccoli produttori, selezionati in maniera eccessivamente rapida, sbrigativa e burocratica senza che si sia attivata una reale politica di competizione e di conseguente maggiore ritorno sul territorio.
Noi ora vogliamo che il nostro territorio sia protagonista anche nel nuovo scenario strategico internazionale che ho disegnato. E che lo sia in forme più strette e più forti che in passato, non più solo come territorio produttore del bene acqua e del bene energia monetizzato in maniera quasi esilarante con il concetto ormai datato dei sovracanoni di bacino imbrifero montano , ma come vero e proprio partner territoriale di un progetto industriale. Questo, insomma, non è e non deve essere più per noi un territorio dove lasciare qualche regalia e qualche compensazione, ma è un territorio che noi vogliamo rendere soggetto attivo nel nuovo scenario energetico internazionale.
Non lasciamoci spaventare dalle nostre dimensioni piccole! Se guardiamo un piccolo territorio svizzero come Poschiavo, piccolo comune di 3.500 abitanti nei Grigioni, ci accorgiamo che qui ha sede una società, la Rezia Energia, che oggi vende e distribuisce energia in mezza Europa, fra cui l’Italia. Guardiamo un altro piccolo paese della vicina Svizzera, Olten nel canton Soletta grande come Omegna con i suoi 16.000 abitanti dove ha sede la Atel, ora riassorbita nel gruppo “Alpiq Holding SA” un’altra società che in più di cento anni di vita è riuscita a diventare un piccolo colosso mondiale dell’energia.
Perché ciò che è stato possibile a due passi da noi, non deve essere possibile qui, nel Verbano Cusio Ossola?
Il rinnovo delle concessioni idroelettriche può diventare – e deve diventare – l’occasione per rifondare su basi nuove il rapporto fra i produttori idroelettrici e la Provincia del VCO col decollo di un’Azienda di Valle, che potremmo chiamare “Azienda Energetica delle Valli Lepontine” o “VCO Energia” a partecipazione pubblico-privata, inserita in un più vasto progetto industriale in grande di darle immediatamente una prospettiva nazionale e internazionale. Ma in questa direzione occorrerà stabilire alcuni punti fermi :
– Il primo è che la risorsa acque è una risorsa del territorio e dunque la sua gestione non può essere delegata alla Regione, ma deve far capo alla Provincia in stretto raccordo con i Comuni dove insistono le opere di presa e di lavorazione e con le Comunità Montane per effettuare la necessaria perequazione funzionale ad una seria operazione di equilibrio ambientale e socio-economico.
– Il secondo è che, accanto alle istituzioni, una Azienda energetica delle nostre Valli deve vedere come soggetti protagonisti al proprio interno anche gli industriali, le forze imprenditoriali e le banche del territorio, in primis la Banca Popolare di Intra che avrebbe in tal modo l’occasione concreta per fugare ogni dubbio che spesso aleggia circa la sua reale volontà di rimanere radicata sul territorio nel quale è nata.
Il modello cui guardare è quello già sperimentato con le Province di Trento e di Bolzano, dove con successo si è unita la capacità del pubblico di guidare le strategie e la logica di mercato per la gestione del comparto.
Solo così il Verbano Cusio Ossola potrà compiere quel salto di qualità che la sua economia oggi richiede e che solo in questo quadro si potrà discutere di energia a basso costo o a costo zero e di altri vantaggi territoriali altrimenti impossibili da conseguire.
Per il VCO l’inedia, l’inerzia o peggio ancora l’ignavia su questo tema non solo sarebbe uno schiaffo inaccettabile, ma anche un vero e proprio danno per le generazioni future. Questo è dunque il bivio dinnanzi a cui si trova oggi la Provincia del VCO.
Cogliere, in coincidenza con la scadenza delle concessioni, l’occasione di un’apertura da protagonista sul mercato internazionale dell’energia, che significa gestire direttamente in prima persona le proprie risorse idriche riscattando un secolo di sostanziale colonizzazione, oppure rimanere chiusa nel proprio risentito e rancoroso rivendicazionismo di piccoli vantaggi territoriali e monetari, condannandosi a rimanere incapaci di sostenere un progetto di sviluppo per queste valli entro lo scenario energetico che si apre di fronte a noi.