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La giunta Zacchera perde pezzi: se ne va Paracchini.

La giunta comunale di Verbania perde uno dei suoi pezzi forti: si è dimesso l’assessore Marco Parachini amministratore di lunga esperienza, alla guida dell’urbanistica, quasi ininterrottamente, dall’inizio degli anni ‘90, anche con il centrosinistra. I motivi della sua decisione, in una lettera che è stata protocollata martedì mattina, sarebbero da attribuire ad una presunta mancanza di collegialità nelle decisioni. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso riguarda la scelta del riscaldamento ad aria a Palazzo Flaim, quando, invece, sarebbe stato concordato un impianto con la diffusione del calore sotto il pavimento. Non è stato, però, un fulmine a ciel sereno: Parachini in questi ultimi mesi aveva mostrato qualche insofferenza, votando più di una volta in maniera differente dagli altri componenti dell’esecutivo. E’ stato così sul progetto per le sponde del San Bernardino, è stato così anche sulle zone a traffico limitato a Pallanza. Parachini ieri non ha rilasciato commenti.
Zacchera, primo sindaco di centrodestra del capoluogo, ieri era a Roma alle prese con la sua attività parlamentare. «Non ho ancora capito che cosa voglia fare Parachini – ha risposto a caldo – L’altro giorno ha detto “basta me ne vado”. Non c’è, però, niente di politico. Domani (oggi, ndr) tornerò da Roma e cercherò di parlargli, Marco è un ottimo amministratore».
Chi, invece, pensa che questa amministrazione abbia vita breve è l’opposizione. «Queste dimissioni – sottolineano Angelo Rolla e Claudio Zanotti del Pd dimostrano la debolezza dell’esecutivo, sempre meno coeso. Si perde un amministratore competente ed esperto, difficile da rimpiazzare. Ci pare che a questo punto siano troppi gli episodi di questo lento stillicidio. Crediamo che si stia preparando l’uscita di scena anche del sindaco».
I colleghi di Parachini sono tutti sorpresi della decisione ed escludono che nella giunta le decisioni non vengano prese tutti insieme. «Prima di rilasciare delle dichiarazioni – dice l’assessore ai lavori pubblici Sergio Pella – voglio leggere le motivazioni delle dimissioni. Credo, tuttavia, che una decisione, se si è dibattuto fino in fondo l’argomento, è collettiva anche se qualcuno si è espresso in maniera contraria». Prudentissimo Gian Maria Vincenzi assessore al turismo: «E’ una notizia che mi giunge nuova. Comunque a me pare che in giunta tutti i componenti sono attivi e stanno lavorando parecchio».
L’assessore al bilancio Stefano Calderoni non ha dubbi sul proprio stile di lavoro: «Io ho sempre cercato il consenso di tutti anche se le mie, in questo periodo, sono sempre proposte di sofferenza. Parachini me ne deve dare atto». Molto dispiaciuto, per l’uscita di scena dell’assessore all’urbanistica, il coordinatore del Pdl, Valerio Cattaneo: «Non so quali siano i motivi che hanno portato Parachini a questa decisione ma mi auguro che questo strappo possa essere ricomposto. L’assessore è per noi una risorsa politica, perché il suo apporto ci ha consentito di vincere le elezioni, e amministrativa visto che ha grandi capacità ed esperienza». Cattaneo esclude che questo episodio possa avere ripercussioni sulla tenuta della giunta. Enrico Montani, segretario provinciale della Lega e capogruppo in consiglio comunale legge una motivazione forte: «Evidentemente Parachini con questa decisione vuole sollevare dei problemi».

Da La Stampa del 6.10.2011

Il federalismo non ha prodotto effetti concreti: chi lo ha detto?

«Il federalismo comunale al momento non ha prodotto effetti concreti ».
A dirlo non è qualche esponente del Pd locale ma l’assessore al Bilancio del Comune (Pdl-Lega nord) di Verbania Stefano Calderoni che analizza i tagli della manovra economica del governo Berlusconi: «Partiamo con il dire che il taglio definitivo e complessivo per Verbania ammonta, nel 2011, a oltre 920.000 euro e che per il 2012, in base a quanto stabilito nella legge di stabilizzazione del 2010, si prevede un’ulteriore sforbiciata per circa 500.000 euro».
Poi a dare un ulteriore colpo alla gestione degli enti locali ci ha pensato il famigerato decreto di Ferragosto «che ci ha costretti – dice ancora l’assessore – ad un altro giro di vite, il terzo in poco tempo, e che dai primi conteggi quasi raddoppia il taglio del 2012 e peggiora ulteriormente i trasferimenti per gli anni successivi.  Senza contare le ulteriori sorprese che scopriremo nei prossimi giorni».
Tratto dal settimanale Eco Risveglio del 31.08.2011

Che aggiungere? Nulla. Sono parole che confermano il fallimento di questo governo.

Verbania: altra variante, altro regalo.

Altra variante, altro regalo.
E’ quanto afferma Marco Tartari, Presidente del PD provinciale e membro della Segreteria verbanese del PD in merito alla variante del Piano Regolatore n° 20, in discussione in Consiglio Comunale nelle prossime settimane:
Non posso che esprimere preoccupazione per il tentativo di trasformare in cantieri privati aree comunali e di pubblico interesse nel cuore della città.
L’impatto urbanistico ed ambientale generato dalla costruzione di altri condomìni con volumetrie ed indici di edificabilità importanti è, oltre che sconveniente per i residenti del già popoloso quartiere di Sant’Anna, controproducente per il rilancio di una città in cui molti appartamenti restano invenduti. E’ inaccettabile.

Giudizio negativo anche per l’’attività amministrativa ad oggi, un primo bilancio ormai quasi a metà del mandato amministrativo della giunta Zacchera: ”non è percepibile, né percepito dai cittadini, il cambiamento per l’interesse pubblico mentre è palese il sormontare di varianti P.R.G. per assicurare interessi privati specifici”, aggiunge Tartari.

Delle numerose istanze presentate da cittadini e Consigli di Quartiere, molte sono state ignorate; mancano risposte puntuali e formali da parte dell’Amministrazione e l’idea d’insieme della città.
Non bastano un po’ di cemento, alcune scritte sulle rotonde o qualche fontana a trasformare Verbania in una città turistica”.

Verbania & i nuovi bisogni: consulte di cittadini contro il declino?

Da alcuni mesi i media locali danno ampio spazio alle notizie di chiusura, o di ridimensionamento di importanti servizi alla popolazione: dalle poste (sportello di Suna), allo smantellamento di uffici statali, alla marginalità della stazione ferroviaria di Fondotoce, fino al culmine delle incertezze legate al piano sanitario-ospedaliero. Riorganizzare, ridimensionare sono le parole, che volutamente tecniche, nascondono l’obiettivo tutto politico, di ridurre i costi, l’imperativo che dal centro arriva alla periferia. Finora tale scelta riguardava i comuni montani mentre ora coinvolge anche città “medie” e il capoluogo. Se poi aggiungiamo “l’affanno” e i gridi d’allarme lanciati dai piccoli commercianti (un esempio su tutti: la chiusura di molti negozi a Trobaso) che vivono una prolungata difficoltà, appare oltremodo giustificata la preoccupazione dei cittadini di veder tagliati i servizi (con un abbassamento della qualità della vita). Se infine introduciamo “l’emergenza” lavoro, le oggettive scarse opportunità di impiego per i giovani, il successo dei “banchi” e delle collette alimentari, le indagini sull’impoverimento delle famiglie, il risultato è il declino di un territorio, la percezione di non aver (più) un futuro. Se è vero che questa sensazione di “crisi” è ampiamente diffusa nell’immaginario collettivo, lo stesso però pretende da chi governa delle risposte robuste e tempestive ai nuovi bisogni. Agli Enti Locali vengono sempre più attribuiti compiti di organizzazione del territorio e di protezione sociale della popolazione. Essi hanno, perciò, bisogno di maggiori risorse. L’evocazione di formule quali il federalismo fiscale e la definizione dei “livelli standard”, assegna di fatto a Regioni, Province  e Comuni la possibilità (troppe volte verificatasi) di reperire nuove entrate attraverso l’aumento della pressione fiscale. Questa si attua anche mediante le tariffe, oltre che con l’istituzione di nuove imposte locali (addizionale irpef comunale, tassa di soggiorno ecct). Si può osservare come amministrare e governare sia diventata un’attività che nessun Ente possiede più in esclusiva; progetti e decisioni devono essere condivisi e devono essere portati avanti attuando un producente coordinamento tra i diversi livelli istituzionali. Non vi è dubbio che l’unione dei servizi municipali possa costituire una nuova frontiera amministrativa che il personale politico impegnato negli enti locali deve dimostrare di voler attuare. Il rapporto con Verbania, capoluogo della Provincia, e città di gravitazione dei Comuni collinari, deve comportare una reciprocità di intenzioni, funzionali a soluzioni possibili attraverso un’attenta ricerca dei finanziamenti sui bandi pubblici e delle Fondazioni bancarie. Perchè non utilizzare i prossimi mesi per analizzare la realtà in profondo cambiamento e dare avvio a delle consulte, aperte, di cittadini nei vari quartieri e paesi? Lo sforzo, ambizioso, potrebbe essere l’elaborazione di strategie di azione su alcune questioni:

1.Lavoro: l’impresa che si può creare fra lago e montagna;

2.Territorio: la riqualificazione delle aree dismesse in città e dei nuclei antichi;

3.Servizi: come riformare le società di gestione (dall’acqua, ai rifiuti, trasporti ecct) con attenzione ai costi a carico dei cittadini e alla semplificazione delle pratiche burocratiche.

L’ultima consultazione referendaria, la partecipazione con i social networks e i comitati spontanei su tematiche specifiche (il teatro, la sanità ecct) hanno riportato al centro l’interesse per il bene collettivo, esprimendo l’esigenza dei cittadini di contare, privilegiando l’essenzialità dei problemi all’ideologia: proviamo a rappresentare la nuova voglia di far politica per costruire il nostro futuro di comunità verbanese.

 

Silvia Marchionini (Segreteria provinciale Pd)

Domenica andiamo a Fondotoce

Che tristezza. E’ il sentimento che mi ha preso in questi giorni pensando al fatto che domenica mattina ricorre l’anniversario dell’eccidio dei 42 martiri di Fondotoce. Nell’esperienza della comunità del Verbano Cusio Ossola tale ricorrenza è sempre stata vissuta con grande significato,  attenzione e  rispetto nei confronti delle persone che hanno offerto la loro vita per la pace, la libertà e la democrazia e con la consapevolezza che questo momento non è solo un guardare al passato, ma è cercare di mantenere viva una memoria collettiva che sappia salvaguardare valori che, ancora oggi, appartengono al nostro presente e al nostro futuro.
In queste giornate mi sono ricordato che domenica 19 giugno è l’anniversario dell’eccidio dei 42 martiri di Fondotoce e ho telefonato alla Casa della Resistenza per avere il programma della manifestazione a cui, da almeno 30 anni a questa parte, partecipo. Ho telefonato perché nessun invito dal Comune di Verbania è giunto, così come non era giunto l’invito l’anno scorso e la presenza del gonfalone della Regione era stato frutto di una premurosa attenzione, il sabato mattina, da parte del Presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo, a cui mi ero rivolto, poiché neanche lui era stato invitato, né, tanto meno, era stato richiesto il gonfalone della Regione, come  ogni anno si faceva.
Ma non vi è solamente il mancato invito da parte del Comune di  Verbania. In questi giorni, ogni mattina, prima di partire per Torino guardavo con attenzione e speranza i tabelloni delle affissioni della città di Verbania per cercare un manifesto che ricordasse che il 19 giugno si svolge  la celebrazione per il ricordo dell’eccidio dei 42 martiri di Fondotoce, ma neanche questa mattina ho potuto vedere il manifesto.  Allora rivolgo un appello alla comunità di Verbania: anche se il Comune di non vi ha comunicato che domenica 19 giugno c’è la ricorrenza dell’eccidio dei  42 martiri di Fondotoce, ritorniamo in tanti a Fondotoce domenica mattina, dimostrando concretamente che la coscienza civica, il senso della memoria e la gratitudine nei confronti di persone che hanno offerto la loro vita sono sentimenti e valori che la città di Verbania non vuole dimenticare.
In me rimane una grande amarezza: quando ero sindaco di Verbania, ogni anno prestavo una grande cura a quella giornata. Spero che questa cura ritorni nelle attenzioni dell’amministrazione comunale di Verbania.

Aldo Reschigna

EX COLONIA MOTTA. E ADESSO CHE SI FA?

Colonia Motta - vecchia cartolina

Suona il ‘De Profundis’ per il più importante progetto di rilancio turistico-ricettivo della nostra città, costruito e perfezionato dal Centrosinistra nel 2007. E a Palazzo di Città – dove ci si gingilla con parchi acquatici, centri multifunzionali, capitale dei laghi, coltura delle nocciole, ritiro del Chelsea, Casa della Musica e nuovo stadio – nessuno commenta l’azzeramento dell’unica iniziativa di rilancio economico ed occupazionale pronta a partire.
Il quotidiano La Stampa qualche giorno fa ha annunciato che nella vasta e prestigiosa area dell’ex Colonia Motta non si farà più la struttura turistico-ricettiva per la quale nel 2007 il Comune e la società Interlaghi avevano sottoscritto un dettagliato e impegnativo contratto urbanistico-edilizio.
La più importante e significativa operazione di rilancio turistico degli ultimi cinquant’anni (1.000 posti-letto a regime in 90.000 mc, rispetto ai 60.000 mc oggi esistenti) viene seppellita con un articoletto a quattro colonne, nel quale il tecnico locale “portavoce” della Società Interlaghi dichiara papale papale che la previsione turistico-ricettiva, pur garantita da una fideiussione di 1,8 milioni a favore del Comune per l’avvio del lavori entro la fine del 2012, non è più attuale.
Il sindaco e la Giunta, così solleciti ad annunciare qualunque cosa possa assicurare uno spazio sui giornali purchessia, questa volta non hanno detto nulla. Un silenzio assordante e fragoroso. Mentre si sprecano annunci, comunicati, dichiarazioni e paginate sui giornali per il ritiro del Chelsea e la coltura delle nocciole lungo il Toce, per il Centro Eventi Multifunzionale e il parco acquatico all’Acetati, per la capitale dei laghi europei e il progetto Thun a Villa Poss, tutti fingono di non avere sentito il “De profundis” suonato per l’unico vero progetto di rilancio economico ed occupazionale della città che avrebbe potuto partire già domani.
Si dirà che la morte tragica e improvvisa di Marcello Gabana, proprietario dell’area, ha reso tutto più difficile; ma è proprio di fronte a un’improvvisa complicazione che si misura la reattività, la caparbietà, la tenacia, la fantasia di chi amministra la città.
E anche in questo caso non s’è visto nulla. Si dirà – come annuncia “in solitaria” il  tecnico-portavoce locale  – che al posto della struttura turistica sarà realizzato un avveniristico Centro di Ricerca. La risposta può andare bene per il cittadino poco provveduto in questioni amministrative, ma non certo per chi ha una qualche dimestichezza con la materia: una cosa è costruire un progetto turistico-ricettivo, come quello che oggi viene incautamente abbandonato dalla proprietà, fondato su una puntuale e complessa previsione urbanistica di Piano Regolatore Generale; una cosa tutta diversa è immaginare – a margine di un convegno – il Centro di Ricerca.
Se anche questa proposta avesse le gambe per camminare (e lo potremo vedere solo in un fiuto indeterminato), si tratterebbe di rivedere radicalmente l’attuale destinazione urbanistica dell’area, i parametri edificatori, gli standard, le cessioni e gli usi pubblici. Senza contare la sostanziale differenza delle ricadute economico-occupazionali per la città di una struttura di ricerca rispetto a una struttura turistico-alberghiera. La sola cosa certa, per ora, è questa: il progetto, moderno e ambizioso, approvato nel 2007 non si farà, con grave e permanente danno per la città.
E per molti anni ancora il compendio ex Colonia Motta resterà in malinconica attesa di una valorizzazione che si attende da una quarantina d’anni.
Claudio Zanotti, consigliere comunale PD Verbania